[RECENSIONE] Il ritorno del centurione – Harry Sidebottom

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Come al solito, nella copertina compaiono i “soliti” soldati romani di epoca alto-imperiale e non quelli dell’epoca del romanzo.

Calabria, 145 a.C.
Gaio Furio Paolo è tornato a casa dopo anni di guerra, combattuti nel nome di Roma. È uno dei po­chi fortunati sopravvissuti alle bat­taglie, e ha intenzione di passare i giorni che gli restano a lavorare la terra nella fattoria di famiglia.
Ma sembra che un’aura di morte continui a infestare il destino del giovane soldato.
Pochi giorni dopo il suo ritorno a casa, infatti, cominciano ad appari­re corpi – o brandelli di essi – nelle vicinanze dei suoi possedimenti. E non ci vuole molto perché Pao­lo diventi il principale sospettato. Ha ucciso innumerevoli nemici sul campo di battaglia, e la gente ritie­ne che la sua sete di sangue non sia soddisfatta…
Con il furore sordo della battaglia an­cora nelle orecchie, Paolo dovrà libe­rarsi in fretta dei fantasmi interiori, se vuole trovare l’assassino e riabilitare il suo nome. Perché sa bene che è solo questione di tempo prima che diven­ti il prossimo bersaglio.

Recensione del nuovo romanzo di Harry Sidebottom in uscita il 16 luglio 2020.


Harry Sidebottom costituisce una delle voci più interessanti dell’attuale panorama della narrativa storica. I motivi sono essenzialmente due. Primo, Sidebottom è un accademico di provato valore, quindi leggendo un suo romanzo storico si imparano sempre un mucchio di cose; la sua narrazione non può non essere pienamente credibile sul piano della ricostruzione storica. Secondo, Sidebottom non è un “conservativo” e ama introdurre elementi che, di solito, non fanno parte del “romanzo storico comune” (cioè quel romanzo in cui abbiamo un soldato/ufficiale che fa imprese militari o direttamente il punto di vista di un imperatore/re/console). Nel romanzo Gli ultimi eroi di Roma, che ho recensito lo scorso anno, ad esempio, Sidebottom aveva introdotto elementi tipici del romanzo d’azione moderno, in cui vi era cioè una “squadra” che doveva compiere una ben specifica missione in territorio nemico.

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L’ultimo giorno di Corinto di Robert Fleury. Il sacco della ricca città greca è uno degli episodi centrali del romanzo che coinvolge Paolo e i suoi due commilitoni Tazio e Alcimo in modo tragico.

Anche in questo Il ritorno del centurione abbiamo elementi sperimentali per il genere. Anzitutto, l’autore lascia la per lui l’usuale ambientazione del III secolo d.C. (l’epoca in cui sono ambientate anche le avventure di Ballista) e si sposta addirittura nella Calabria (allora Bruzio) del II secolo a.C. Un cambio radicale! Da Impero a Repubblica, dall’Oriente alla più vicina Italia meridionale. Cambia anche radicalmente l’ambientazione. Non più re, imperatori e popoli barbari, ma una colonia militare romana, Temesa, abitata per lo più di contadini e piccoli nobili, oltre all’ambiente geografico della Sila.

Dal punto di vista tematico, la sperimentazione sta nel voler introdurre elementi del genere “mistery”  e “giallo” nel romanzo storico. Con Sidebottom, ovviamente, non abbiamo alcuna invenzione moderna calata in un contesto antico, ma un attento studio delle fonti che gli hanno permesso di scegliere qualcosa che fosse “misterioso” ma al tempo stesso adatto per le conoscenze dell’antichità e la mentalità degli uomini di quel tempo (come l’autore esplicita nella consueta e dotta nota finale).

Un altro elemento di novità è costituito dal protagonista, Gaio Furio Paolo, legionario veterano che dopo pochi anni di servizio nelle legioni – in cui ha partecipato al sacco di Corinto del 146 a.C. – torna a casa. Il passato del protagonista è parte viva del romanzo: molti capitolo sono infatti flashback sull’esperienza della guerra. E’ proprio in guerra che Paolo, oltre a conquistare una corona civica e del bottino, ha sviluppato quelli che noi oggi chiamiamo PSTD, disturbi da stress post traumatico (sulla loro esistenza anche nell’antichità il dibattito storico è acceso), a seguito proprio degli eventi del sacco di Corinto. Tale disturbo si manifesta sotto forma di apparizioni di creature mitologiche e altre visioni da cui il protagonista è tormentato.

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Un hastatus di epoca repubblicana. Il nostro Paolo serve proprio tra di loro. Lo scontro tra una falange oplitica e una legione manipolare è ben descritto nel romanzo.

Il punto di forza del romanzo è la capacità dell’autore di costruire sapientemente l’ambientazione (colonia romana, la Sila, i culti locali, i contrasti tra romani e bruzi ecc) e l’atmosfera (un veterano che torna a casa e trova alcune cose cambiate, la freddezza degli altri ecc.). Entrambi questi aspetti hanno davvero “carattere” e contribuiscono grandemente all’immersione nel romanzo.

Ci sono però alcuni difetti, ovviamente. Il cuore del romanzo è costituito dai misteriosi omicidi che iniziano ad insanguinare la piccolo colonia poco dopo il ritorno del nostro Paolo a casa. Tali omicidi sembrano avere un carattere rituale (i corpi sono torturati e smembrati) e addirittura magico (si vocifera di un ritorno di un eroe mitologico locale), in linea con le credenze dell’epoca. Il nostro Paolo inizia ad indagare per scoprire la verità, sia perché vuole allontanare i sospetti dalla sua persona sia per altre motivazioni.

Il problema del romanzo sta proprio in questo: la trama. L’autore non riesce a creare la giusta tensione. Il mistero, che alla fine viene svelato, è abbastanza prevedibile, così come lo sono i colpevoli degli omicidi. C’è un certo distacco emotivo e narrativo tra i capitoli-flashback, ambientati durante il servizio militare del protagonista, e quelli ambientati nel presente. Le varie vicende, insomma, non si amalgamano bene. Per buona parte del romanzo la domanda sarà “ma tutti questi eventi accaduti a Corinto, come si connettono agli omicidi?”. Senza dire se la risposta è positiva o negativa, dico solo che non mi ha lasciato soddisfatto.

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Il Bruzio di età antica. Le vicende sono ambientate nella città di Tempsa (o Temesa), che fu greca, brutia e infine colonia romana dopo la seconda guerra punica.

Comunque, tutti i capitoli rimangono scritti dannatamente bene, come sempre per Sidebottom. Lo stile è fluido e scorrevole, ricco di dettagli evocativi. L’autore riesce davvero a farci cosa pensava e come si comportavano le persone dell’epoca. E’ davvero un suo grande merito quello di riuscire a comunicarci in una ottima forma narrativa (come stile e come ambientazione) le sue grande conoscenze di accademico e storico.

Infine, nota di demerito per l’editore. Il titolo originale, un sobrio The return, è divenuto questo Il ritorno del centurione, nonostante il protagonista Paolo non sia un centurione! Passi per la copertina con dei soldati romani di epoca sbagliata, ma un titolo così è decisamente fuorviante, oltre che falso.

Comunque sia, nonostante le perplessità sull’intreccio che vi ho detto, a me il romanzo è piaciuto tantissimo. Il motivo è semplice: in un romanzo storico cerco anzitutto la possibilità di apprendere cose nuove e soltanto in seconda battuta una trama avvincente. Per qualcun altro, ovviamente potrebbe non essere così e questo romanzo potrebbe risultare interessante (perché l’ambientazione e l’atmosfera ci sono) ma, una volta completata la lettura, non molto appagante. Se invece siete fan di Sidebottom (come me) e avete già letto molti suoi romanzi, allora non esitate a recuperare anche questo Il ritorno del centurione.


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