“Legione Straniera” di Domenico Vecchioni

Storia, regole e personaggi

La Legione straniera, corpo militare dell’esercito francese, fondato nel 1831 dal re Luigi Filippo, ha sempre infiammato la fantasia delle giovani generazioni, attratte dalla leggenda che la circondava, interessate dal mistero che l’avvolgeva, affascinate dalle prospettive che schiudeva: la possibilità di una nuova identità, una nuova vita, un nuovo futuro, di avventure e viaggi in luoghi esotici. Nell’immaginario collettivo il legionario era un uomo che fuggiva da qualcuno o da qualcosa o che aveva conti con la giustizia da regolare o un amore sfortunato da dimenticare. Entrando nella Legione, il volontario diventava un’altra persona, gli venivano cancellate tutte le sue colpe e le sue pene, aveva una nuova patria per cui combattere e morire, secondo il celebre motto: Legio Patria Nostra («La Legione è la nostra Patria»).

Data di uscita: Settembre 2022
Pagine: 320
Formato: Brossura
Il libro sul sito dell’editore


Il nome “Legione straniera” è uno di quei pochi nomi dotati di un potere evocativo pressoché trasversale verso diverse categorie: cinefili, appassionati di Storia, amanti dell’avventura e molti altri. La vulgata popolare vede la Legione Straniera come una sorta di luogo semi-mitico in cui a chiunque, a prescindere da etnia, nazionalità e passato anche criminale, viene concessa una seconda patria e, in sostanza, una seconda opportunità. La Legione, dunque, come un “mondo” estraniato dal mondo ma decisamente coinvolto dalle vicende del mondo e dotato delle proprie regole e dei propri riti.

Quanto c’è di vero in questa visione? A rispondere è il libro di Domenico Vecchioni, ex-ambasciatore italiano e ora divulgatore di storia. Come è giusto che sia, l’introduzione parte con il famoso episodio di Camarón (o Camerone), che è il mito fondativo della Legione (30 aprile 1863). In questo episodio bellico – la resistenza di una compagnia legionaria di 65 uomini, impegnata nella difesa di un convoglio, contro una forza messicana preponderante di quasi 3000 uomini – della sfortunata spedizione francese in Messico, c’è tutto ciò che costituisce il concetto stesso di “Legione straniera”: l’ambientazione esotica o coloniale, comunque esterna rispetto all’Europa; la resistenza eroica di un pugno di uomini contro un nemico superiore; il beau geste, ovvero il gesto eroico e romantico di un commilitone verso l’altro al prezzo della vita (un soldato semplice che salvò la vita di un superiore). La Legione resistette per un’intera giornata e il pugno di sopravvissuti, infine, ottenne salva la vita dagli ammirati messicani.

Unità della Legione tra le rovine di Lambaesis (Algeria, 1958).

Camerone fornì, oltre al mito, persino una “reliquia”. Il capitano Jean Danjou, che comandava la colonna francese, morì in combattimento, ma la sua mano di legno – una protesi che egli doveva usare da una decina d’anni – venne salvata e divenne da allora l’oggetto più venerato dell’esercito francese: il più alto onore per un legionario è essere custode di questa reliquia che, nel giorno della festa della Legione (il 30 aprile, in ricordo appunto di Camerone), sfila assieme al resto del reparto.

La mano di legno del capitano Danjou!

L’autore, dopo questa introduzione, ci guida nella storia della Legione straniera, che nasce qualche anno prima i fatti del Messico. La Francia iniziò prima di molti altri paesi la corsa coloniale in Africa: l’Algeria fu il suo primo scenario, dove re Carlo X e poi il successore Luigi Filippo d’Orléans volle indirizzare le energie del paese, umiliato dopo la fine dell’epopea napoleonica e scosso dai moti del 1830. La Legione aveva, sin dal suo decreto reale fondativo, due particolarità: l’arruolamento dei ranghi inferiori da effettuarsi tra elementi stranieri (tedeschi, italiani e polacchi furono preponderanti, ma molti furono i francesi che si dichiaravano belgi) e il non utilizzo su suolo francese. Ciò rispondeva all’esigenza di avere un corpo professionistico e permanente da impiegare nelle scomode e lontane terre al di là dell’Oceano o del Mediterraneo. Un corpo, che come detto, costituiva un mondo a sé e per i suoi componenti una seconda patria; la quale patria, a sua volta, era però a servizio esclusivo della Francia e degli interessi francesi.

Un pioniere della legione

Ci vollero altri anni di assestamento (come quando la Legione fu “prestata” al governo legittimo della regina di Spagna Isabella II, in lotta contro la fazione carlista), prima che la Legione trovasse una sistemazione definitiva in Algeria, a Sidi Bel-Abbès, che divenne la città della Legione, dove i legionari mostrarono anche le proprie capacità ingegneristiche: una vocazione ben rappresentata dall’uniforme dei “pionieri” del reparto. La Legione, prima della definitiva consacrazione messicana, si fece notare persino in Europa: nella seconda guerra d’indipendenza italiana del 1859 essi furono i primi ad entrare nella città di Magenta e il comandante francese, il generale Mac-Mahon, esclamò:

“La Légion est à Magenta. L’affaire est dans le sac!” 
(la legione è entrata a Magenta. La partita è vinta”).

Il periodo a cavallo tra ‘800 e ‘900 vide l’età d’oro della Legione. Essa fu impiegata ovunque nel globo gli interessi coloniali francesi fossero in discussione: Marocco, Vietnam, Madagascar e, dopo il 1918, anche nel Medio Oriente. Il libro contiene capitoli di approfondimento per ognuno di questi episodi. La seconda guerra mondiale, nonostante le lacerazioni della sconfitta della Francia e della nascita del regime di Vichy vide, ancora una volta, la Legione al centro di un episodio importante come la battaglia di Bir-Hacheim (campagna del Nordafrica), in cui le forze della Francia Libera di Charles De Gaulle dimostrarono al mondo di essere ancora vive e attive.

Parata della Legione in occasione del 14 luglio con il famoso képi bianco e le spalline rosso-verdi

Il secondo dopoguerra fu quanto mai impegnato per la Legione. La neonata specialità paracadutista fu protagonista della Guerra d’Indocina contro le forze nordvietnamite e arrivò ad un altro estremo “sacrificio”, quello di Dien Bien Phu (1954). Gli anni successivi furono non meno drammatici: la guerra d’Algeria, la crisi di Suez e, infine, il ruolo della Legione nel tentato “Putsch dei generali”. Il 1962 segna un punto di svolta per la Legione, costretta a ritirarsi dalla propria base storica di Sidi Bel-Abbès e a ridefinire il proprio ruolo e la propria organizzazione: non più unità coloniale dislocata oltremare, ma forza specialistica di pronto intervento. L’autore illustra dunque gli interventi della Legione nell’ultimo cinquantennio: ho trovato ben descritto e coinvolgente il capitolo sulla liberazione degli ostaggi di Loyada (1976).

La seconda parte del libro offre una sommaria presentazione dell’attuale organizzazione della Legione e degli attuali metodi di reclutamento. La terza parte, infine, ricorda le biografie di alcuni legionari famosi, fra cui non pochi italiani e anche l’unica donna ad aver mai fatto parte di questo leggendario corpo.

Il libro è concluso da un interessante capitolo sulla Legione straniera nella cinematografia – filone quanto mai ricco di ogni rappresentazione, da quella romantica a quella critica – e della Legione straniera spagnola.

Dunque, consiglio il libro? Come al solito, specifico quello che, almeno credo, sia il pubblico ideale di ogni opera. Per quanto detto nell’articolo, questo Legione Straniera è una buona introduzione all’argomento perché contiene l’essenziale (nascita, storia, organizzazione condite dal giusto numero di curiosità e aneddoti); è scritto con stile semplice e privo di fronzoli, che si lascia leggere facilmente. Uniche note negative, nella mia opinione, sono la bibliografia finale (definita “essenziale”) che è un po’ scarna, e una certa enfasi stilistica (c’è un certo abuso del punto esclamativo) che a qualcuno potrebbe non gradire. Al di là di queste piccolezze, il libro è consigliato.


Copia inviata dall’editore a scopo di recensione

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