[STORIA] L’infanzia di Ciro il Grande

Una profezia dice che il re verrà spodestato da un bambino. Il re allora ordina che il bambino sia ucciso. Dopo una serie di peripezie, il bambino finisce per essere allevato da una coppia di pastori. La donna della coppia è nota come Cino, che vuol dire il cane… no, non è un adattamento del mito di Romolo e Remo, ma la storia dell’infanzia di Ciro il Grande così come ci è raccontata da Erodoto in un lungo excursus nel primo libro delle Storie.

Come suo solito, Erodoto ci parla di questo dopo aver narrato le imprese di Ciro da adulto (la conquista del regno di Lidia).

Da questo la nostra narrazione va ricercando chi sia questo Ciro che conquistò il regno di Creso, e in qual modo i Persiani divennero i dominatori dell’Asia.

Per Erodoto, raccontare l’ascesa di Ciro richiede spiegare chi fossero i Medi e come questi fossero giunti al dominio dell’Asia sconfiggendo gli Assiri (la caduta di Ninive è del 612 a.C.). Dopo una decina di paragrafi arriviamo finalmente ad Astiage re dei Medi e nonno di Ciro. La nostra storia comincia quando Astiage fa sogni decisamente strani sulla propria figlia Mandane.

Nel sogno parve ad Astiage che essa orinasse così abbondantemente da riempire non solo la sua città, ma da sommergere anche tutta l’Asia.

Il re consulta i Magi, ma l’interpretazione di questi non è riportata da Erodoto; Astiage, comunque, non fa sposare la figlia ad uno dei Medi, temendo la possibile rivalità di un uomo simile ma ad un nobile di secondo piano, Cambise, re dei Persiani e vassallo di Astiage stesso.

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L’impero dei Medi al tempo di Astiage. Godetevelo perchè non durerà molto… 

Astiage tuttavia continua a fare sogni sull’apparato genitale della figlia (così scrive Erodoto che aveva parlato con i saggi persiani, prendetevela con lui o con loro).

Nel primo anno di matrimonio di Mandane con Cambise Astiage ebbe un’altra visione: gli pareva che dai genitali di questa figlia nascesse una vita, e che la vite coprisse tutta l’Asia. Avuta questa visione e confidatala agli interpreti dei sogni, mandò a chiamare dalla Persia la figlia che era incinta, e quando fu giunta la teneva sotto custodia, volendo uccidere la creatura che sarebbe nata da lei, poiché in seguito al sogno gli avevano predetto che il figlio di sua figlia avrebbe regnato al suo posto.

Astiage incarica Arpalo, parente nonché amministratore dei suoi beni, di portare il bimbo appena nato nella sua casa e ucciderlo. Arpalo, giunto a casa, si pone un dubbio legittimo:

Per molte ragioni non lo ucciderò, e perchè il bimbo è mio parente e perchè Astiage è vecchio e privo di figli maschi. Se poi quando questo sia morto vorrà che il regno passi a questa sua figlia di cui ora vuole uccidere per mia mano il figlio, cosa altro allora mi attende se non il più grave dei pericoli? D’altra parte per la mia sicurezza è necessario che questo bambino muoia, ma bisogna che qualcuno dei servi di Astiage e non dei miei sia l’uccisore.

Se vivi sotto un regime dispotico non puoi fare altro che porti queste domande: cosa vuole il despota attuale? Cosa quello futuro? Arpalo quindi ordina ad uno dei pastori di Astiage di esporre il neonato. Non vuole macchiarsi del crimine in prima persona.

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Torre del Silenzio nei pressi di Yazd, in Iran, usata ancora fino a poco tempo fa per l’esposizione dei cadaveri. La religione zoroastriana considera l’acqua, la terra e il fuoco sacri, perciò non contaminabili dalle impurità (spiriti e demoni) di un cadavere. Era compito degli avvoltoi e degli altri animali provvedere al cadavere.

Il pastore (o anche il “bovaro”), che rimane senza nome, porta il neonato a casa. Qui appare sua moglie, chiamata Spaka in persiano o Cino in greco. Come fa notare lo stesso Erodoto, il nome della donna significa letteralmente “cane”. Secondo alcuni storici, Erodoto tenta di razionalizzare la leggenda originaria che voleva Ciro cresciuto da un animale, una cagna appunto. La stessa cosa farà Tito Livio raccontando che “la lupa” era una contadina del Lazio.

Torniamo al pastore. Quando era andato al palazzo di Arpalo aveva lasciato sua moglie incinta e sul punto di partorire. Tornato, scopre che suo figlio è nato morto. Cino allora parla così:

Se è assolutamente necessario che sia visto esposto, siccome anch’io ho partorito, ma ho partorito un bimbo morto, questo prendilo ed esponilo, e il figlio della figlia di Astiage alleviamolo come se fosse nostro. Così né tu sarai colto a compiere un fallo verso il padrone né avremo preso una cattiva decisione, poiché il morto avrà tomba reale e il vivo non perderà la vita.

Ciro, cui viene dato un altro nome, cresce così con Cino e suo marito. Passano dieci anni. La regalità, evidentemente, è una dote innata che si manifesta in qualsiasi condizione, perciò Ciro

giocava nel villaggio in cui erano anche le stalle e giocava nella strada con i compagni. E i fanciulli giocando elessero re proprio lui, che era chiamato figlio del bovaro. Ed egli designò gli uni a costruire case, altri ad essergli guardie del corpo e un altro anche ad essere l’occhio del re; ad uno poi dava l’incarico di portare i messaggi, a ciascuno imponendo il proprio compito. Uno di questi bambini che giocavano con lui e che era figlio di Artembare, uomo illustre fra i Medi, poiché non aveva eseguito il comando ricevuto da lui, Ciro ordinò agli altri di prenderlo e, quando questi ebbero obbedito, Ciro trattò molto aspramente il fanciullo fustigandolo.

Il padre di questo bambino, Artembare, porta questa lite tra fanciulli addirittura davanti al re Astiage. Ciro è così convocato per discolparsi di fronte al nonno, senza che l’uno sappia dell’altro.

La prossima settimana concludiamo la storia di Ciro. Ci aspettano tradimenti, battaglie e…cannibalismo. 

Buona lettura!


Clicca qui per il seguito della storia!

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