Stefano Gozzi Sassoli – Intervista ad un cavaliere d’oggi

di Carlo Cavazzuti


Visto il successo e le discussioni mosse dall’articolo in merito alla scherma storica (Un’unica scherma, un’unica arte – Introduzione alla scherma storica) diversi lettori mi hanno chiesto di approfondire un poco l’argomento. Io ho accettato immediatamente di farlo, ma tramite un’intervista in modo da avere un ulteriore punto di vista da proporvi che, vi assicuro, per diversi modi, è differente dal mio.

Oggi andrete a conoscere un cavaliere dei giorni nostri.

Non voglio intendere una persona che abbia ricevuto dal presidente della repubblica il titolo di cavaliere, ma qualcuno che, in un certo qual modo, vive con i valori della cavalleria nonostante si sia nel XXI secolo e che quando può ne veste i panni nelle ricostruzioni e nei tornei.

Egli è Stefano Gozzi Sàssoli.

La prima volta che ebbi modo di parlare con lui ci incrociammo di sfuggita a un torneo in armatura, non ricordo neppure dove, la seconda volta, assieme ad altri due che poi sarebbero diventati maestri come me e Stefano (il maestro Manganelli e il maestro Trancuccio), passammo circa dodici ore a discutere, provare e confrontarci in merito alle tecniche riportate su un libro che vi ho già citato: Fior di Battaglia di Fiore dei Liberi.    
Volevamo ottenere un’interpretazione univoca, coerente ed efficace di ciò che il maestro friulano aveva scritto in modo da essere più certi possibile di insegnare ai nostri allievi le cose per bene.

Meno di un anno dopo fondammo assieme un’associazione di scherma storica che, proprio grazie a Stefano, cuore della stessa, ha ottenuto davvero tanti risultati. Io non ne faccio più parte per diversi motivi, ma continuo a portare Stefano come esempio ai miei attuali allievi.

Lui è stato mio maestro per alcune discipline e io lo sono stato per lui in altre. In anni abbiamo avuto modo di conoscerci, litigare (litigate terribili, ma sempre finendo le nostre discussioni con un sorriso e un bicchiere di grappa o di whiskey al miele) e imparare uno dall’altro.

Davvero molti che seguono e praticano il circuito HMB/C in Italia sono passati dalle sue mani per imparare a usare la spada e lo scudo e diversi dei suoi allievi sono stati, o sono a tutt’oggi, titolari della nazionale italiana.

Dobbiamo per lo più al suo lavoro il fatto che esista un campionato italiano di Bagordo.

Andiamo a conoscerlo assieme e con lui ad approfondire un poco cosa sia la scherma storica, come ai giorni nostri si possano ancora fare dei giochi bellici medioevali, e dei valori intrinsechi di questa arte marziale.


  • Buongiorno Stefano, a beneficio dei lettori che non ti conoscono, vuoi dirci chi sei, cosa fai e dove lo fai, giusto per rompere un poco il ghiaccio.

Senza voler parlare dei miei cognomi, ambedue storicamente importanti per ragioni di discendenza, attualmente, dopo essere stato impegnato nel mondo del lavoro per ben 50 anni e aver svolto diverse attività tra le quali imprenditore/artigiano grafico e manager nel campo assicurativo nella gestione delle risorse umane, mi “godo” per così dire la meritata pensione alla non più giovane età di ormai 70 anni. Questa agognata situazione mi dà la possibilità di stare vicino a mia moglie Mimma (compagna di tante avventure e fedele complice in quelle che sono e sono state le mie passioni: la scherma storica l’apnea, il baseball e la lotta greco/romana), ai miei figli Filippo e Federico e ai miei cari nipoti Bianca e Francesco. Questi miei affetti mi supportano e condividono con me la cura della passione schermistica e del combattimento all’interno della società MAJOR in cui ricopro, dopo averla concepita e forgiata, il ruolo di “presidente onorario” consigliere e Magister Militum.

  • Come ti sei avvicinato a questa arte antica?

Se penso alla mia infanzia non mi ricordo un gioco dove non fosse prevista una spada e uno scudo, complice il nonno materno il C.te Annibale Sàssoli che mi mise in mano la sua sciabola da agonista…quando non lo so, talmente ero piccolo…poi le vicende della vita mi hanno portato a fare altre cose ma con nel cuore sempre l’arte dell’armicare. Finalmente a metà degli anni 90 mi sono deciso ad avvicinarmi al mondo della scherma storica approcciandomi alla didattica e frequentando in seguito alcune tra le più note società bolognesi, diventando principalmente agonista in quelli che allora erano i primi tornei con protezioni improvvisate da palestra.    

  • Tu sei un uomo da armatura, adesso si direbbe uno del circuito HMB/C, ma hai mai praticato nell’altro circuito, l’HEMA?

Sì, come gruppo all’interno della MAJOR BONONIA alcuni dei miei più vecchi allievi come N. Lombardi, S. Gamberini, M. Gardinale, e tra le poche donne Cassandra Soffritti hanno praticato e praticano tuttora anche HMB partecipando anche al Battle of the Nation. Io mi limito fin che posso a fare da sparring lasciando ai più giovani l’opportunità di farsi onore in questo tipo di rude combattimento. Come HEMA alcune gare parecchi anni fa quando ancora non si chiamavano HEMA… poiché dal 2005 in avanti mi sono interessato specialmente al combattimento in armatura cercando di approfondire la didattica e la tecnica sulle varie armi, anche inastate. Non disdegno comunque di incrociare le spade con chiunque che si volesse cimentare con me in tenuta “leggera” in qualsiasi tipo di combattimento.

Major Bononia
  • Nella tua associazione sei stato per parecchi anni il Magister Militum, ci vorresti spiegare cosa vuol dire all’atto pratico e morale?

Beh la mia ambizione è sempre stata quella di formare (dato il divario di età e gli studi che ho fatto) principalmente uomini. La scherma/combattimento, è il mezzo che mi dà la possibilità di trasmetterne i valori fondamentali che, per come vedo io le cose, deve avere un uomo. L’altro aspetto del Magister Militum è quello di dare una certa uniformità alla figura dell’istruttore che deve impersonificare in tutti i suoi aspetti l’essenza dell’arte per divenire un esempio da seguire.

  • Sei, per così dire, il riscopritore del Bagordo, ce ne puoi parlare un poco? Cos’è il Bagordo Italiano oggi e cos’era una volta?

 Posso dire di averlo proposto all’interno di MAJOR e sviluppato con l’aiuto di tutti. Intanto capiamo cosa vuol dire la parola “Bagordo” che deriva dall’antico termine provenzale “beort” che significa torneare. Nel nostro caso specifico il termine più appropriato sarebbe SCHERMAGLIA (scontro, duello ad armi bianche che fu anche sinon. di bagordo…) insomma l’insieme di azioni, offensive e difensive, in uno scontro all’arma bianca. Babordo anche per avvicinarci a “BOHURT”, termine più comunemente usato a livello internazionale per identificare questo tipo di combattimento di gruppo, che in passato era frequente soprattutto tra le milizie cittadine comunali del nostro paese specie al nord.

                                                                                                     

  • Un’altra ispirazione è stata quella del “Gioco del Ponte” di Pisa.                                                  

L’ipotesi della matrice medievale di questa antica manifestazione del suo esser, per così dire, debitrice della tradizione anche cavalleresca tipica del medioevo, troverebbe riscontro anche in opere letterarie, quali il “Giocho del Massa-Schudo”, poemetto in ottave, composto da un anonimo all’inizio del Quattrocento, nel quale si trovano preziose notizie sulle peculiarità dello stesso:

«Chi vuol nel gioco dei signori entrare/ Convien che vada per tal guisa armato: / Bona corazza, gambiere e cosciale, / L’elmo in testa fortemente allacciato, / Il forte scudo gli convien imbracciare / Che giusto infine in terra è appuntato, / E dalla destra man porta un bastone / Con un guanto attaccato per ragione.»

Protagonisti della giostra erano infatti combattenti, muniti peraltro di elmo, corazza, bastone e scudo (da cui il nome), i quali si scontravano a Pisa in Piazza degli Anziani, oggi dei Cavalieri, nel periodo di Carnevale.

Altra ispirazione tra i ludi, per lo più equestri, era l’armeggeria, che riscosse grande successo in Italia. Anche questa era una iniziativa tutta privata o promossa dai cittadini e aveva più che altro una funzione per così dire politico/amorosa; essa consisteva, in sostanza, in uno scontro simulato tra gruppi di giovani cavalieri che si svolgeva prevalentemente nelle vie cittadine con lo scopo di mettersi in mostra. Spesso le armeggerie prendono anche il nome di BIGORDI, dal nome della lancia usata (da cui nascerà la parola BAGORDO, nella sua accezione di scontro simulato), tuttavia in questo caso lo scopo di tale bigordo non è altro che spezzare la lancia in maniera fragorosa e spettacolare o contro degli ostacoli o contro un altro cavaliere, tale usanza, praticata anche per attirare le attenzioni di qualcuno, diede origine alla locuzione ancora oggi usata “spezzare una lancia a favore di qualcuno”

Devo pero ricordare che già nella ROMA Repubblicana esistevano combattimenti di gruppo, chiamati GREGATI. Se ne faceva anche in epoca Imperiale, ovvero dopo la riforma di Augusto, ma erano sempre ludi, mai MUNERA. Erano spettacolari esibizioni di agonismo, abilità e bravura, che venivano gestite e eventualmente interrotte dagli arbitri o dai gladiatori stessi. Qui non si usavano armi affilate ed appuntite come nei munera, vinceva chi rimaneva in piedi e non vi era il giudizio del pubblico. Si trattava di scontri che potevano essere da due contro due, a dieci contro dieci, combattimenti a contatto pienissimo, con bersaglio preferibile… la faccia. Era dunque una cosa comunque seria, e ben documentata come fase preparatoria dell’esperienza militare antica. Purtroppo però nonostante le innumerevoli testimonianze antiche di tornei e di vincitori, il “sistema” tecnico-tattico di tale competizione non ci è pervenuto.

Ecco dunque la necessità di una sperimentazione lunghissima, al pari di quella sulla gladiatura che, ad esempio, ARS DIMICANDI porta avanti. Questo è il vero anello di congiunzione tra il combattimento individuale (gladiatorio) e quello dell’esercito romano… archeologia sperimentale pura che ci porta a valutare con estrema passione, il collegamento al Bagordo Italiano.

Quindi, il Bagordo Italiano, così come fu anticamente e come è oggi proposto dal sistema MAJOR per i nostri tempi, è un patrimonio a disposizione di tutti gli Italiani che si volessero cimentare in tornei 1 vs 1 (FERRUM FERRO) o combattimenti di gruppo. Qualcosa di cui andar fieri visto che questo genere di cose (oggi definite competizioni) erano proprie del nostro bel paese. Una occasione anche per approfondire la conoscenza storica e tecnica poiché, come sai, a differenza di altri casi… si inserisce la scherma medievale e le altre arti marziali (come abraçar e spada in arme ecc.) come BASE per affrontare qualsiasi tipo di combattimento, comprese armi in asta… tutto questo insieme alla forza fisica, al coraggio, alla velocità e non ultima l’intelligenza, può fare la differenza quando ci si confronta con chi tutte queste cose non le ha o le ha solo in parte.

Il gioco del Ponte, Pisa.
  • Come sei arrivato a ricostruire un regolamento che venisse poi approvato dagli enti competenti per diventare, in qualche anno, davvero molto diffuso e infine un vero e proprio campionato italiano?

Con tanta pazienza e consigli anche se l’idea di massima è stata concepita da mio figlio Federico che ha voluto dare un volto più tecnico a questo tipo di combattimento: infatti il B.I. vuole valorizzare il confronto tra squadre, uno scontro per misurarsi e non massacrarsi… A riguardo, il singolo, il gruppo che verrà premiato non è la più violento o il più prestante (elemento quest’ultimo che  comunque aiuta), ma quello che dimostra maggiore capacità tattica e tecnica, forza e coraggio….l’avversario non deve cercare l’annientamento brutale di chi gli si oppone, ma dimostrare la sua maggiore abilità anche e soprattutto in modi diversi…” ti ricordo che nel bagordo per eliminare un avversario è ”sufficiente”: spingerlo fuori dalla lizza/farlo cadere/disarmarlo/colpirlo con un’arma  i modo netto almeno per 5 volte ecc., tutto ciò fa risaltare di più l’aspetto tecnico che altro, anche se la forza fisica (intesa anche come resistenza) rimane una caratteristica assai importante. Ne consegue un combattimento storico/sportivo, sempre piacevole a vedersi e ottimale sotto l’aspetto della sicurezza.

Essendo un misurarsi, l’avversario non deve cercare l’annientamento brutale di chi gli si oppone, ma dimostrare la sua maggiore abilità…questo avviene in tutti gli sport anche tra i più antichi (che si possano definire tali) anche i più crudi… e questo deve essere valorizzato….Si comprenderanno quindi alcune regole che cercano una maggiore sicurezza oltre a valorizzare la conoscenza schermistica e la coerenza, di qui l’idea di inserire la possibilità di infliggere un quantitativo di colpi come possibilità di eliminare l’avversario e senza l’utilizzo di attrezzature non filologiche.

Il Bagordo Italiano ha il carattere di un combattimento duro ma leale e cortese, e l’esaltazione, i gesti di stizza, l’istigazione e gli atti gratuitamente violenti e sgarbati, non sono tollerati… sono vietati e sanzionati con l’esclusione dalla competizione.

  • Cosa consigli agli schermidori olimpici e non che si stanno solo ora interessando a questa disciplina?

La scherma/combat medioevale in armatura è dannatamente divertente. Conoscerla e praticarla soddisferà moltissimo chi si approccerà a questa disciplina, avrà anche modo, durante le manifestazioni, di confrontare le proprie capacità con componenti di altri gruppi, amichevolmente e nel reciproco rispetto. I nuovi interessati si impegneranno, impareranno da bravi istruttori e quando sarà il momento si potranno, volendo, cimentare in una battaglia che sia, BAGORDO (come sai se ne organizza diversi in Italia con decine e decine di combattenti) o altro non importa, potranno farlo con serenità perché sicuri delle loro possibilità.

  • Ormai da un paio di anni qualche persona in più conosce la scherma storica, specialmente quella in armatura, grazie alla competizione mondiale Battle of the Nation. Il bagordo ne è una versione in un certo qual modo più leggera. Cosa ci puoi dire invece sulla disciplina maggiore?

Precisazione: onde evitare fraintendimenti, specifico bene che il BAGORDO ITALIANO non è il bohurt leggero! Sia nei tornei 1vs1 che nei combattimenti di gruppo!

Sono due cose diverse, con regole, armamenti e specifiche ai quali bisogna adeguarsi. Certe situazioni sono considerate e volute in funzione proprio di questo, per cui né l’uno né l’altro posso essere snaturalizzati. Questo non impedisce però che tra i due “sistemi” o circuiti non ci possa essere coesione, anzi.

  • Come vedi oggi il mondo della scherma storica, in armatura e non?

Sono molti anni che ormai sento parlare di unità di intenti e condivisione all’interno del nostro movimento e nonostante alcuni passati tentativi (anche da parte mia) dei più lungimiranti ed altruisti, non si è mai arrivati come si sa, a nulla di concreto e duraturo. Ora più che mai (abbiamo più tempo per riflettere) mi sembrerebbe giunto il momento di creare qualcosa di definitivo, una vera solidale unità del nostro, chiamiamolo pure “particolare e variegato settore”. Nel nostro ambiente che le cose siano ampiamente migliorabili, è evidente per tutti… che si debba agire in fretta è diventata una priorità assoluta!

Parlando dei vari tornei di “scherma medievale” in armatura e non, ho visto rare eccezioni positive: rifarsi ai trattati per poi manipolare ed eventualmente eliminare, certi colpi e certe tecniche poco gradite è stato un grande buco nell’acqua che ha prodotto notevoli danni di immagine e di crescita.

Come sai bene la scherma è nata in tempi antichi come arte marziale e si è trasformata gradualmente fino a diventare oggi quasi in uno sport perdendo però per strada, tra tante, le sue caratteristiche più crude: senza la paura di morire o di essere feriti lo ammetterai, è tutt’altra cosa. Tuttavia capita ancora di sentire (forse dai più integralisti) amenità come questa: “la scherma è l’arte di colpire senza essere colpiti” oppure “non c’è onore nel ferire ed essere feriti” e dovrebbe valere, nonostante le protezioni, anche per la nostra disciplina. Infatti l’essenza della scherma sarebbe, per l’appunto, l’arte di colpire senza essere colpiti… forse una volta! Perché oggi stiamo facendo esattamente l’opposto, snaturando l’essenza stessa di quest’arte. Qual è il suo contrario? L’arte di colpire facendosi colpire! Ed è proprio quel che succede, quello che fanno i più giovani preferendo di prevalere solo con la forza/velocità piuttosto che con la tecnica, cercando di avvantaggiarsi sugli avversari solo per una questione di quantità di colpi sferrati, non importa dove e come… senza arretrare, senza schivare, senza parare, senza andare “fora de strada” … importa solo darne di più! Ammetterai che questa è scherma contro natura. Se poi vengono incoraggiati da regole che la favoriscono, allora cosa dobbiamo pensare?

Non ci si butta allo sbaraglio, si tiene la misura lunga, e si aspetta il momento giusto: magari quando l’altro, appunto, ingannato da una vostra finta, tira il suo colpo e lascia indifeso il suo bersaglio.

Non dipende dall’arma, spada lunga (oggi si dice così), spada, spada e scudo ecc., ma dalla mente e dal cuore. Tempo, velocità, misura. Coraggio, autocontrollo. Il resto è un accessorio. Se vogliamo distinguerci ed evolvere, questa è la chiave per essere apprezzati e trovare un posto più qualificante… lo dico soprattutto per chi è più giovani di chi parla.

A questo proposito consiglio a tutti di favorire chi cerca di fare le cose per bene quindi per esempio, quando si seleziona una qualifica e si conteggiano i punti, premiare chi subisce meno colpi e non chi ne scarica di più, senza però curarsi di quelli che a sua volta sta subendo. Tutt’ al più, almeno, contare la differenza tra quelli dati e quelli ricevuti. Se vogliamo apparire seriamente nel panorama schermistico Italiano ed essere finalmente considerati e riconosciuti prima o poi dal CONI come disciplina, bisognerebbe quindi regolamentare i Tornei distinguendo bene tra gli eventi. La quantità di protezioni non storiche e la disparità delle armi usate, inoltre compromette la filologicità e la sportività (intesa come competizione ad “armi pari”) della manifestazione nella quale se ne permette l’utilizzo. E’ come se nella scherma olimpionica ognuno potesse fare quello che gli pare mettendo o utilizzando ciò che più gli conviene, facendo di ciò ovviamente un vantaggio solo per se stesso. Altra cosa è il comportamento di chi pratica: troppo spesso si assiste a scene a dir poco goliardiche che compromettono la nostra immagine. Bisognerebbe essere un po’ più seri ed educati. Pur riconoscendo una “professionalità” maggiore, stessa cosa vale su basi diverse per il circuito HEMA.

  • Quanto ritieni importante per un allievo prima, e per un tecnico dopo, lo studio attento delle fonti e dei trattati?

È come chiedere: “Le tecniche, le schivate, le finte, le punte, non sono troppo moderne e raffinate per uno sport? Cosa centrano con la rude Scherma Medievale?” Gli antichi combattevano di certo con uno stile più feroce e basato sulla forza ma lo schermidore è un uomo che combatte anche con la ragione, applicando azioni interiorizzate con l’allenamento, e non certo menando colpi all’impazzata magari accecato dalla furia/ira/dolore. Alcuni autori mettono anche in guardia sul combattere disordinato degli “homini bestiali” (i Barbari).

Per dare una risposta elegante mi rifarò al Maestro Dalle Agocchie (anche se siamo nel rinascimento, si sa che tutto è stato appreso prima) per avere un supporto sicuramente più competente ed esauriente su tale argomento:

ARGOMENTO: Le Sottilità e la Ragione nell’Arte

Lep.: -Ne resto con mia gran sodisfattione; ma mi son restati certi dubbij, iquali desiderarei, che voi (avanti che diamo luogo) me li dichiaraste: et uno è questo. Sono molti, che dicono, che nel fare da dovero, non si fanno tante sottilità, che sono in quest’arte.-

Gio.: -Come intendono essi queste sottilità?-  

Lep.: – Dicono che non si finge, non si sfallazza, et che non vi è tempo di scansare di vita, et simil cose.-  

Gio.: -Dicono cosi, perche rarissimi huomini si troveranno, iquali nel fare da dovero non siano mossi dalla colera, ò dalla paura, ò da altro; dove che l’intelletto viene ad esser’offuscato: et per questa cagione non la possono usare. Ma vi dico, che quando essi non si lasciano vincere da questi accidenti, et che stanno in se, ancor che siano alquanto difficili, le faranno sicurissime.-

Lep.: -Ma a che fine insegnarle, se son così difficili nell’operare da dovero?-

Gio.: -Si insegnano, acciò che gli huomini coraggiosi se ne possino servire alle lor’ocasioni : perche si è veduta l’esperientia in molti, iquali erano alquanto timidi, at paurosi : nondimeno nel fare da burla, le faceano benissimo, poi essendogli venuta occasione di farle da dovero; non se ne sono potuti servire.-

Lep.: -Lo credo: perche quando uno perde l’animo et la ragione, conseguentemente perde l’arte ancora.- ”

(Dell’Arte di Scrimia, 1572.)

La scherma, come ogni disciplina di combattimento, si basa, in ogni epoca o area geografica, su una formula alchemica a tre elementi fondamentali: TEMPO, MISURA, VELOCITA’.

Lo studio di questi fattori, contraddistingue l’arte marziale rispetto all’esercizio della violenza brutale; grazie a tali elementi il combattimento si sviluppa non solo sul piano fisico, ma anche su quello mentale, permettendo quel confronto di intelligenze che sta alla base dell’arte schermistica e non solo.

Per sintetizzare, posso definire che gli elementi di questa formula, sono elementi indispensabili nella tecnica di combattimento e la buona conoscenza/pratica, uniti a una buona combinazione tattico-strategica, sono qualità che permettono di acquisire una tecnica non solo efficace ma anche pulita, fluida ed elegante da vedere.

MI PIACEREBBE CHE QUANTO DETTO, POTESSE FARE LA DIFFERENZA TRA NOI E I NOSTRI AVVERSARI OLTRALPE CHE, RAGGIUNTI SUL PIANO FISICO (potenzialmente possibile), POTREBBERO ESSERE SCONFITTI GRAZIE APPUNTO A QUESTA PARTICOLARITA’.      

Stefano Gozzi Sassoli
  • Tantissimi sono i trattati di scherma storica, se dovessi sceglierne uno quale sarebbe e perché?

Per quello che riguarda la mia esigenza sicuramente il FLOS DUELLATORUM in quanto   lo ritengo, nelle sue 4 versioni, il più completo e adeguato.

  • Tu sei fra quelli che hanno letto il mio vecchio articolo, poi conoscendomi e avendo lavorato con me, sai come mi approccio ai trattati storici, tu invece come lo fai?

Beh sicuramente lo studio, la traduzione, l’interpretazione e le varie prove iniziali, servono per rompere il ghiaccio con l’autore ed entrare nella sua confidenza. Cerco di mettermi nei panni di chi, al tempo, ha sentito la necessità di mettere “nero su bianco “le sue conoscenze/ esperienze, facendo io stesso la medesima cosa… ho infatti a mia volta raccolto i miei studi e la mia pratica in vari quaderni di combattimento dove ho rivisto Abraçar, Spada a una mano, spada a due mani, spada e brocchiero, spada e scudo, spada in arme, due spade, lancia e azza, dove per raggiungere una certa completezza mi sono avvalso del confronto di molti trattati italiani e tedeschi.

  • Mantenersi aggiornati in ogni campo è importante, per chi insegna basandosi su trattati scritti secoli fa come si può dire di rimanere aggiornati?

Diciamo che io sono sempre stato un pratico e aldilà dello studio (come detto, ovviamente necessario) e del confronto con altri appassionati e praticanti, ancora oggi cerco di evolvermi nella esecuzione con l’aiuto e la collaborazione di altri schermidori, scoprendo ogni volta aspetti diversi e nuove soluzioni di interpretazione, mantenendo ovviamente la base della trattatistica.

Come me più volte hai ricoperto il ruolo di maestro di campo (possiamo ben definirlo il grado più alto tra gli arbitri) anche di gare con spessore internazionale. Quanto la conoscenza della scherma, del trattato e delle tecniche può influire sulla prestazione arbitrale?

Direi che è fondamentale: una delle cose più sbagliate che spesso vedo fare è quella di affidare a dei neofiti l’arbitraggio di una gara perché magari non si vuole privare il gruppo dei suoi combattenti più esperti e abili: la qualità dei tornei sta anche nella qualità dell’arbitraggio che deve essere qualitativo e uniforme per tutti. Solo dopo aver raggiunto uno standard uniforme gli arbitri si possono cambiare nel corso di una manifestazione… altrimenti dovrebbero essere sempre gli stessi. Spesso da persona esperta e competente, ho dovuto respingere le contestazioni di chi, accompagnatore e non solo, non era in grado di vedere ciò che avveniva realmente nel combattimento (un esempio su tutti i colpi di taglio di piatto o l’esecuzione valida di punte e tagli falsi efficaci). 

  • Si può dire che in Italia se si vuole imparare l’utilizzo della spada e lo scudo medioevale tu sei una delle persone più adatte a cui rivolgersi. Come hai sviluppato una competenza e una specializzazione in una disciplina che è al contempo vastissima (decine sono le fogge degli scudi riportate nel medioevo) e così povera di trattazioni?

A beneficio dei lettori va detto che delle decine di tipologie di scudi che possiamo trovare nel medioevo, per meno di dieci abbiamo riportato sui manoscritti qualcosa in merito al loro utilizzo.

Molti studi specifici hanno decretato lo scudo come il sistema di difesa per eccellenza attraverso i secoli, ineguagliato fino alla fine del 1400 e prezioso anche oltre, fino al suo declino per opera delle armi da fuoco. Ovviamente per non generalizzare, ho dovuto darmi delle priorità: ho scelto lo scudo triangolare nelle sue dimensioni e rifiniture come base di partenza, essendo forse quello più conosciuto in ambito medievale e meglio utilizzabile oggi nella maggior parte dei casi. Ho poi considerato l’epoca di riferimento di mio interesse. Ho attinto dall’arte gladiatoria romana osservando e studiando il modo di combattere di alcuni gruppi specializzati. Ho studiato le saghe nordiche facendomi aiutare da alcuni amici danesi che mi hanno suggerito il modo migliore per comprendere l’utilizzo dello scudo nelle varie tecniche di uso anche in Italia da parte dei Normanni che, arrivati nel nostro paese nel corso del tempo hanno mutato la forma dei lorio scudi adattandosi al tipo di combattimento (a cavallo e a piedi) che dovevano sostenere.  

Mettendo a parte la tua disciplina di specializzazione che percorso marziale dovrebbe seguire un allievo moderno per poi un giorno poter dire di conoscere l’arte marziale cavalleresca? Quali sono le discipline che gli consigli maggiormente.

Sicuramente abraçar, Spada a una e due mani e in arme, Spada e brocchiero, Spada e scudo e lancia.

  • Entrambi siamo dell’idea che lo sport debba fare cultura, sia fisica che cognitiva, per cosa ritieni che la scherma storica sia adeguata in questo?

Essendo un’arte marziale, incoraggia i veri valori dello sport e del combattimento, sviluppando sentimenti di rispetto verso l’avversario e aiuta a superare i propri limiti;

Stimola lo sviluppo di tecniche e di tattiche di gioco che comprendono abilità motorie e concentrazione mentale; Favorisce e stimola lo spirito di sacrificio e di dedizione;

La scherma, coinvolgendo tutto l’apparato locomotore, abitua al controllo della postura e dell’equilibrio e aumenta la coordinazione dei movimenti; rafforza le capacità di autocontrollo, educa il carattere e forgia la personalità. Agisce positivamente sull’autostima, intesa come solida e profonda relazione con se stessi e con gli altri. Lo schermidore impara a gestire le sconfitte e a considerarle non un motivo di frustrazione ma una via necessaria per arrivare a traguardi più alti.

  • A tuo dire la scherma storica riesce ancora a coinvolgere quei valori umani e morali che contraddistinguevano la cavalleria antica?

Oggi è difficile poterlo dire, probabilmente non sono la persona più convinta che ciò possa accadere, anche se mi batto per questo. Purtroppo i social fanno da padrone e certi valori sono addirittura considerati stravaganti. Tuttavia spero che questa pandemia sia l’occasione per una riflessione e per rivedere alcune cose e che si possa noi tutti, evolvere nel meglio.   

  • In merito a tali valori morali quanto ritieni che la figura del maestro sia importante nella loro trasmissione?

Dando per scontato la competenza e la capacità di trasmettere ciò che si sa (il sapere non è sufficiente per essere un buon maestro), bisogna essere un esempio di vita sana, di equilibrio, saper incitare ad essere costanti e puntuali con gli addestramenti. Il Maestro deve aiutare a gestire l’aggressività degli allievi, cercare di favorire la crescita dell’autostima, la maturazione del pensiero logico, deve incoraggiarli sempre anche quando ci sono difficoltà con le loro aspettative ed essere affettivo per creare senso di appartenenza.

Stefano Gozzi Sassoli in armatura.
  • Quali erano le virtù di un cavaliere? Quali di queste sono ancora applicabili oggi e quali possiamo trovare nella buona scherma?

L’ho detto… oggi come oggi è difficile poterlo dire: Onore, Lealtà, Gentilezza, Umiltà ecc. Chisciotte (addirittura senza mulini a vento) e ridicolizzati; la battaglia è dura, dobbiamo rivolgerci a persone sensibili e partire anche dai bambini se vogliamo recuperare una società migliore, senza mai mancare di dare nostro esempio.

  • Tu lavori anche con i bambini tramite dei corsi di avvicinamento alla scherma storica. Come i fanciulli si approcciano a questo sport, qual è la loro reazione davanti alle grandi armature e alle armi di un tempo?

Come è stato per me, i bambini si immedesimano nel mondo dei cavalieri… penso che sia nell’istinto di quasi tutti loro armeggiare con spade improvvisate e fantasticare nei loro giochi di duelli e battaglie. Quindi, quando gli proponi la scherma in generale, meglio ancora quella medievale, sono entusiasti e non vedono l’ora di iniziare, sono sensibili ai valori che gli trasmetti, sono puntuali e se fosse per loro non mancherebbero mai ad una ”lezione”. Aldilà di tutto (che non è poco) sono convinto che la parte fisica specifica presente nella scherma è un fattore importante in qualunque programma per la promozione della salute del corpo e quella mentale; la sua mancanza è il principale fattore di rischio di diverse malattie legate allo stile di vita che oggi hanno molti bambini. Promuovere la salute anche con la scherma attraverso l’attività fisica è auspicabile nella scuola primaria e secondaria costituendo un contesto previlegiato per l’attuazione degli interventi.

I giovani trascorrono la maggior parte del loro tempo a scuola e le ore di educazione fisica sono riconosciute come il più importante veicolo per la promozione delle attività motorie ma purtroppo è trascurato: il monte orario è inferiore rispetto a quello delle altre materie.

Tuttavia le attuali necessità per le attività motorie non possono essere affidate solo con l’educazione fisica a scuola, emerge un trend negativo nella partecipazione a questo tipo di attività che va compensato… e la scherma storica mi sembra una occasione da non perdere vista la presa che fa sui più giovani.

Essendo stato tuo allievo anche io per la spada e lo scudo so che da essi chiedi, almeno in sala, una disciplina e un comportamento esemplari, e questo non posso che approvarlo e condividerlo, ma quando questi allievi sono bambini come trasmetti loro questa parte fondamentale dell’arte? 

Nello stesso modo che si utilizza con gli adulti, anzi i bambini cercano e accettano le regole di buon grado e rispettano, se le proponi, le gerarchie. 

  • Diventare papà e poi nonno ha cambiato il tuo modo di vedere la scherma e magari di insegnarla? La tua famiglia come vive una passione così forte?

Direi di no, anzi con i miei figli e nipoti ho usato e uso molta più pretesa. La mia famiglia spesso mi sopporta e mi supporta condividendo sempre ogni iniziativa.

  • Puoi dirci com’è scendere in lizza con una squadra costituita tutta da tuoi parenti diretti? Io potrei dire com’è fare un assalto con il proprio figlio, ma sono convinto che competere in campionato con una squadra composta da nonno, figli, nipote e cugino sia tutt’altra cosa.

Effettivamente è un scarica di adrenalina molto forte. Subentrano e si accavallano vari sentimenti: Orgoglio, Appartenenza, Identificazione, Paura (che si facciano male), Aspettativa, Frenesia…tutto vibra dentro è una grande emozione. Penso che si possa paragonare a ciò che provava un nobile che portava in battaglia uomini per lo più della propria famiglia: figli legittimi e non, fratelli, nipoti, cugini, parenti ecc.

La famiglia Gozzi Sassoli.
  • Secondo te cosa c’è di diverso tra la scherma olimpica e quella storica? Quanto esse possono davvero considerarsi una stessa arte?

Nella scherma olimpica si usano protezioni, armi e attrezzature ad oc in continua evoluzione con sistemi moderni di produzione e materiali innovativi, le tecniche si adeguano a quella che è la fisicità di un atleta moderno…vediamo prestazioni che difficilmente si possono eguagliare. La scherma storica invece rispetta i canoni delle epoche a cui si riferisce: le armi, le protezioni sono, per lo più, prodotte artigianalmente su fonti storiche che ci permettono di rispettare gli standard dell’epoca creando dei facsimili fedeli. Diciamo che se per una si va avanti adeguandosi al futuro, con l’altra si va indietro rimanendo radicati a ciò che avveniva nel passato. Comunque penso che le due abbiano una relazione molto stretta, come il rapporto che c’è tra una madre e una figlia che qualche volta può essere anche conflittuale.

  • Come vedi le diatribe tra modernisti e storicisti? E quelle tra coloro che praticano HEMA e quelli dell’HMB/C?

Penso che queste diatribe siano assurde in quanto le cose sono molto diverse tra di loro, direi che ognuno dovrebbe avere quella dose di saggezza tale per cui non vada ad interferire in quello che non si identifica, che non conosce o che conosce solo marginalmente. Una cosa però mi viene da affermare (con una certa cautela): a parità di conoscenza e competenza tecnica, un atleta di HMB/C potrebbe avere una preparazione fisica superiore rispetto ad uno che pratica HEMA (se non altro per i pesi e il carico di allenamenti che è abituato a sopportare) e in uno scontro vero, potrebbe prevalere. Potrei dire che la maggior parte degli schermidori MAJOR possono fare l’una e l’altra cosa con disinvoltura, ma è ovvio che ognuno abbia delle preferenze.

Passiamo a una faccenda che fa discutere spesso gli interessati ai lavori. Per una competizione come vedi le armature realizzate ad oggi con metalli superleggeri come il titanio? Secondo alcuni snaturano molto il carattere storico delle discipline e rendono lo scontro del tutto impari, tu come la vedi?

Secondo me, per il mio modo di vedere, il problema principale è che snaturano molto il carattere storico delle competizioni a patto però che si voglia dare loro questa veste! … perché ho visto che qualcuno vorrebbe fare a meno della cornice storica per buttarla esclusivamente sullo sport. In questo caso però bisognerebbe che tutti potessero “sportivamente” combattere ad armi pari ed essere dotati delle stesse attrezzature. Per questi motivi nel circuito BAGORDO si presta molta attenzione a tutto questo.

  • Adesso andiamo a vedere una parte che magari per un atleta puro è marginale, ma per chi pratica in armatura è una parte non del tutto tralasciabile in quanto armi e armature devono rispecchiare al meglio la foggia di un tempo. Cosa ne pensi della ricostruzione storica? Secondo alcuni c’è una netta differenza tra ricostruzione storica e rievocazione storica, tu come ti poni?

Ho sempre sostenuto che chi pratica la scherma storica non è obbligato a proporsi per rappresentare spaccati di vita medievale al fine di concentrare le proprie energie sull’apprendimento e l’adeguamento al combattimento. Poiché la rievocazione storica è comunque una cornice filologica per i nostri eventi, necessaria al fine delle attività centrali delle nostre strutture, i membri MAJOR sono chiamati a partecipare alle manifestazioni sia per la pratica di Tornei 1 vs 1 che per il Bagordo e Bohurt e attività ad essi connesse nel modo migliore possibile, attenendosi all’esempio di chi è più esperto di noi in questo genere di cose PRIMA, DURANTE e DOPO ogni manifestazione. Questo punto è fondamentale per essere all’altezza dalle Associazioni che hanno come unico scopo la parte ludica e rievocativa e che spesso condividono con noi la stessa partecipazione ad uno o l’altro evento. Una buona rievocazione… pur rimanendo per noi solo un apparato collaterale per poter meglio aggregare i membri del nostro circuito, è comunque un obbiettivo da raggiungere, anche se ultimamente mi è sembrato di vedere un certo rilassamento (generale) soprattutto in eventi non solo “sportivi”.

  • Una buona conoscenza della scherma storica può rendere un gruppo ricostruttivo migliore di un altro?

Ovviamente si…anzi sono dell’avviso che curare il combattimento sia fondamentale per dare maggiore credibilità a chi si propone, senza dover assistere, per carità, a spettacoli che certe volte sono imbarazzanti. Avere un tenuta ricostruita in modo scrupoloso e combattere in modo inadeguato (anche il combattimento deve essere filologico ed attenersi alla trattatistica) si corre il rischio di non essere apprezzati se non ridicolizzati.   

Anche se non è il mio campo penso che nella ricostruzione di un combattimento non vi sia bisogno di gesti ed enfasi esagerate, talvolta anche un pubblico poco esperto può riconoscerne la falsità. Ovvio anche il contrario: un buon combattimento in tenute improvvisate risulterebbe allo stesso modo poco credibile.     

  • Secondo te la ricostruzione storica aperta al pubblico può essere importante ai fini della diffusione della scherma storica? Se sì, in che modo e perché?

Penso che sia ovvio che l’ambiente rievocativo sia trainante per chi si vuole avvicinare alla scherma storica, soprattutto quando all’interno delle manifestazioni vi sono delle buone ricostruzioni di combattimento o dei tornei organizzati come si deve.

  • Prima di concludere vorremmo sapere da te come vedresti idealmente un futuro per la scherma storica e olimpica in Italia. Le vedi finalmente sorelle che si tengono per mano? Eternamente divise come il giorno e la notte (i fan di Ladyhawke possono sempre tifare per un’eclissi)?                 

Come ho già detto non si tratta di sorelle ma di una madre e una figlia: come possono essere divise? Certo è che proprio per questo, la scherma storica dovrebbe essere maggiormente valorizzata. Mi auguro che un domani (spero prossimo) possano far parte della stessa Federazione, attribuendo ad ognuna i propri valori e mantenendone le peculiarità.

  • Per concludere, qual è il percorso che bisogna seguire per diventare dei cavalieri novelli del XXI secolo, in campo e fuori di esso?

Più di un percorso parlerei di motivazione e passione.

Da oltre cinquanta anni sono stato e faccio parte di ambienti sportivi e non solo, ovviamente. Questa lunga esperienza mi ha fatto capire una cosa: avendo a che fare con centinaia di bambini, ragazzi e uomini, ho potuto verificare che molto spesso talento e motivazione non vanno di pari passo, anzi. Succede di frequente che chi è molto motivato e costante possa superare nella prestazione chi è più dotato ma meno presente. L’appartenenza e la frequentazione sono le molle maggiori, chi si sente più “individuo” e “già imparato”, molto presto esaurisce gli stimoli e le risorse personali molto in fretta.

  • In questi tempi in cui siamo nel bene o nel male chiusi tra le mura di casa vuoi dire a chi ci legge qualcosa a cui io non ho pensato?

Di avere pazienza e studiare…

…mi permetto inoltre di fare un appello a tutti gli appassionati di scherma storica nelle varie forme in cui è possibile esprimerla.

Come potete immaginare, sono molte le ragioni che possono convenire ad una comunione di intenti nel nostro piccolo e variegato mondo: tra le tante prima di tutto, la salvaguardia dell’immagine della scherma/combattimento storico e la possibilità di avere un peso maggiore nei confronti dei vari enti con i quali si viene a contatto, la possibilità di avere più forza contrattuale nei confronti di sponsor, partner commerciali ecc.

Certamente, non ultimo, il vantaggio di poter disquisire e confrontarsi (in tempi ottimali) sulle varie necessità che vengono continuamente all’ordine del giorno, considerando la vastità del territorio italiano e le variegate caratteristiche delle realtà regionali. Confido nel cuore e nella ragione di tutti Voi che so tenete alla realizzazione di questa passione che non merita l’ultimo posto nel panorama schermistico Italiano.

Valutate quindi serenamente auspicando la vostra disponibilità.


Spero che un secondo parere su quello che è la scherma storica, in questo caso indirizzato principalmente su quella in armatura, possa dare ai lettori un’idea più completa di quello che è questo mondo, o per meglio dire, non è: non è una ricostruzione storica, non è un gioco improvvisato, non è solo pratica agonistica, non è la scherma che si vede in televisione alle olimpiadi (e nei rari altri casi un cui canali specializzati di sport mandano in onda un qualche assalto di gare internazionali), ma in fondo condivide con essa una storia, dei valori importanti, fisici e morali, dei metodi di studio e insegnamento che vale la pena conservare.

Non è, come mi ha detto qualcuno, né meglio, né peggio della scherma olimpica, ma se non è come ha detto Stefano la madre, ne è sicuramente la nonna e a me è stato insegnato a portare stipetto agli anziani.         

Un’unica scherma, un’unica arte!


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2 pensieri su “Stefano Gozzi Sassoli – Intervista ad un cavaliere d’oggi

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