[RECENSIONE] Buffone e Bastardo – Rafael Téllez Romero (traduzione di Alice Croce Ortega)

cover bb“Buffone e Bastardo” è un romanzo storico ambientato alla corte di Filippo IV di Spagna durante il “Siglo de Oro”, un periodo di eccellenza per le arti e le lettere che coincise con la massima grandezza dell’Impero Spagnolo sotto la casata degli Asburgo, anche nota come Casa d’Austria. Il protagonista è don Diego de Acedo, uno dei nani ritratti da Diego Velázquez, che non praticava il mestiere di buffone di corte come tutti gli altri ma di assistente di segreteria e cancelliere del Re.
Intelligente e colto, gode di uno speciale status a palazzo che lo distingue dagli altri buffoni e uomini di piacere; tuttavia un giorno succede qualcosa che gli farà capire che, al momento della verità, tutti lo considerano semplicemente un povero nano, una creatura senza dignità.
Lo scontro con questa dura realtà, e la sua lotta per andare oltre il personaggio che si sente costretto ad interpretare a palazzo, lo condurranno a vivere mille avventure sullo sfondo del complotto contro Olivares e la possibile frammentazione dell’ Impero: la secessione del Portogallo, il tentativo di ribellione dell’Andalusia, il Corpus Domini di sangue in Catalogna e la battaglia di Tarragona metteranno don Diego a dura prova. Riuscirà il nostro piccolo amico a dimostrare che in fondo è un grande uomo? Concediamogli una possibilità.

Sono lieto di parlare oggi di un romanzo che mi ha stupito non solo per la componente narrativa, cosa difficile ma non impossibile, ma anche per la componente stilistica, cosa che invece mi era capitata poche volte.

Di Buffone e bastardo ho già parlato sul blog: potete trovare qui la segnalazione. Finalmente sono riuscito a leggere il romanzo completo. Il parere è assolutamente positivo. Il romanzo è dotato di grazia e brio. La narrazione in prima persona (sullo stile tornerò a breve) conferisce immediatezza alla vicenda. In particolare, è il nostro protagonista, il nano di corte ma non buffone Diego de Acedo, ad avere una “voce” ben riconoscibile.

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Filippo IV di Diego Velazquez. Anche il “re pianeta”  appare come narratore nel romanzo! Il suo rapporto con il protagonista è molto importante, sospeso tra amicizia e subordinazione.

Ho apprezzato enormemente che, al contrario di ciò che si potrebbe pensare, ad essere determinante per la storia del nostro personaggio non sia la pur evidentissima componente fisica (il nanismo), ma come egli reagisca a tale condizione. E’ tutta qui la differenza, cruciale per la narrativa, tra un personaggio bidimensionale e stereotipato (che, per carità, a volte serve) e uno invece tridimensionale e vivo, cioè con una psicologia che può dire qualcosa a tutti noi.

Passiamo alla trama. Essa si snoda tra la vita della corte spagnola dell’epoca e complotti vari che coinvolgono le personalità dell’epoca (il re Filippo IV, il Conte Duca, cioè il ministro Olivares e molti altri) e avvenimenti che noi italiani conosciamo di meno: le tensioni separatiste quasi nel cuore di quello che allora era il più grande impero mondiale e dominatore di una fetta importante d’Italia; le tensioni religiose e sociali della cattolicissima Spagna, impegnata nelle guerre e negli scontri con le potenze eretiche protestanti. In tutto questo si muove, in compagnia di altri importanti personaggi, il nostro nano che, dopo un terzo circa della narrazione, finisce invischiato in una rete di complotti e trame di vario genere. E’ assolutamente positivo il fatto che, alla fine, sia proprio l’evoluzione psicologica del nostro piccolo amico a “risolvere”, se così si può dire, le vicende della trama.

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L’impero spagnolo al suo apogeo. Purtroppo queste cartine danno la falsa impressione che l’impero fosse un solo stato unito e coeso, quando invece esso era l’unione personale di svariati domini e regni governati dallo stesso sovrano ma dotati di autonomia e privilegi più o meno grandi. E’ una differenza che emerge bene nel romanzo.

Passiamo allo stile. La telecamera è saldamente in prima persona ma, e qui è la novità, l’autore si diverte a cambiare con una certa frequenza il narratore: non solo personaggi primari ma anche secondari possono dire la loro. Alcune scene sono infatti narrate con l’uso della prima persona di più persone (perdonate il gioco di parole). Solo in un paio di casi ho rischiato di fare confusione; in tutti gli altri, era sempre ben chiaro quale personaggio stesse parlando. E’ un elemento che per me, scrittore dilettante, ha rappresentato un ottimo spunto oltre che interesse per vedere come un simile “esperimento” potesse andare. Ad esempio, ecco un passaggio preso dal capitolo Meditazioni del Re:

Quanto è complicato regnare! Sono stato istruito fin da piccolo, ma quanto è complicato. Tutto ricade su di te e devi sempre dare la tua immagine migliore. Molti maldicenti mi dicono stupito, ma è così che mi è stato insegnato: noi degli Asburgo dobbiamo essere “regios y recios”, regali e forti… Nulla deve trapelare dalla mia espressione che possa essere utile al nemico. Mi hanno sempre fatto pressione, i miei genitori e precettori, affinché non mostrassi mai ira né turbamento qualunque cosa dovessi sentire, a qualunque cosa dovessi assistere. Questo è l’effetto che un monarca deve riuscire a produrre sul suo popolo: la sensazione di essere eterno ed immutabile. Il popolo ha bisogno di credere nella solidità del suo Re, in quanto la fermezza del Re rappresenta la fermezza del Regno e di conseguenza la stabilità e la prosperità di tutti. Ma quanto è difficile!

Infine, un plauso va fatto alla traduzione di Alice Croce Ortega. Ammetto di non conoscere lo spagnolo e non poter quindi giudicare con cognizione di causa il tono del testo originale; tuttavia, per quel che ho letto in italiano la prosa del romanzo è assolutamente scorrevole e concisa. Soprattutto, mi ha stupito la precisione nella terminologia tecnica: per esempio, l’uso di termini come comito buonavoglia, termini antichi e legati al mondo delle galee. Dico questo perchè invece mi è capitato a volte di leggere romanzi tradotti da una lingua straniera e rimanere con una sensazione di “ma è l’autore che scrive così o è la traduzione che zoppica?”

In definitiva, un romanzo che consiglio agli appassionati del Siglo de Oro e del glorioso quanto tragico Seicento spagnolo. In particolare, se siete lettori di Pérez-Reverte della saga di Alatriste vi troverete “a casa”, come è capitato a me nel corso della lettura.

VOTO: 4+/5


Ecco alcuni link: 

Il romanzo su Amazon
La pagina Facebook del romanzo
La pagina dell’autore (in spagnolo)


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