“Storia della criminologia e dei metodi investigativi” – di Massimo Centini

La criminologia esiste da quando, posto di fronte a un delitto o fatto criminoso compiuto in società, il primo uomo ha cercato indizi, tracce e prove per risalire a un colpevole certo. La questione è ben più complessa di come sembra apparire, anche se la dinamica, nella storia, è sempre rimasta la stessa: scoprire l’autore di un crimine, attraverso strumenti che consentano di rispondere, al di là di ogni ragionevole dubbio, a delle semplici domande: chi?, come?, perché? È da queste domande che inizia l’itinerario conoscitivo proposto da questo libro.
Da quando Cesare Lombroso, nell’Ottocento, sviluppò l’antropologia criminale le cose sono molto cambiate, anche se lo scienziato italiano può essere ritenuto il pioniere dello studio del comportamento criminale. Infatti la missione della moderna criminologia non è quella di “scoprire il colpevole” (come spesso accade nei romanzi e al cinema) ma di risalire alle cause che sono alla base del comportamento criminale. L’evoluzione della criminologia poggia su una mole di studi, tesi e applicazioni molto elaborata, che in questo saggio si è cercato di proporre unendo la ricerca della conoscenza all’imprescindibile piacere della lettura. Quindi un testo divulgativo, ma rigoroso nei suoi riferimenti storici e tecnici, con il fine di produrre pagine accoglienti e ospitali per una diversificata gamma di lettori.

Data di uscita: 20 aprile 2022.
Pagine: 336.
Formato: Cartaceo.
Editore: Diarkos.


Essendo un profano dell’argomento “criminologia” – di cui prima della lettura dell’opera di oggi sapevo poco più di quanto sa un uomo comune – e avendo già apprezzato un’opera dello scrittore e antropologo Massimo Centini (Storia dell’inquisizione, di cui ho parlato qui), mi sono approcciato con estrema curiosità al libro di cui parliamo oggi; libro che l’editore Diarkos mi ha gentilmente inviato.

L’autore, in modo molto generale, parte dal principio. Quando nasce, nella storia umana, l’idea di crimine?

Quando la violenza e l’aggressività sono passate dallo stadio della natura a quello della cultura, di conseguenza sono entrate a far parte di un processo socioculturale che ha condotto all’elaborazione dell’idea di crimine.

Difatti, le società umane ben presto realizzarono, nella pratica quotidiana, che nullum crimen sine lege, cioè il concetto di crimine non esiste senza il concetto di legge; è criminale ciò che è proibito dalla legge. Come è facile intuire, dunque, il concetto di crimine è un concetto relativo alla società e alla cultura che ha prodotto la legge o l’usanza comune.

Lezione di anatomia del dottor Tulp di Rembrandt, 1632.

Stabilito questo, perché alcuni uomini, allora, commettavano (e commettono) qualcosa di esplicitamente proibito? Vi era in loro una qualche predisposizione naturale? Oppure erano espressione del Male (inteso in senso religioso, quindi una forza reale e diabolica)? Per lungo tempo, è vero, non vi fu un’elaborazione cosciente e “laica” del fenomeno criminale; ma quando ciò accadde, a partire dall’Illuminismo e ancor di più nel XIX con il Positivismo, essa fu sempre un prodotto della propria epoca, con tutti i limiti che ciò comporta e che vedremo tra poco.

Dopo queste considerazioni, l’autore distingue tra criminologia e criminalistica che, per quanto simili sul piano pratico e percepiti come tali dai profani, sono diverse: la prima è lo studio del delitto nella sua realtà oggettiva e nelle sue cause, in particolare riguardo all’autore del crimine e ha dunque il ruolo di fornire dei mezzi per prevenire il crimine; la seconda, invece, studia i metodi per l’accertamento di un reato e per la scoperta del suo autore. La criminologia è dunque una disciplina deduttiva, mentre la criminalista è induttiva. Al di là di queste considerazioni c’è una parola che caratterizza entrambe: interdisciplinarità nei metodi, negli strumenti e nelle teorie, che investono ogni campo del sapere: da quelli prettamente scientifici a quello sociologici e culturali.

Centini ha anche un approccio storico all’argomento. Ho anticipato qualche riga fa il contributo dato in epoca contemporane allo studio del crimine; ma la riflessione intorno al crimine è iniziata sin dall’epoca antica e non si è interrotta neanche in epoca medievale e rinascimentale. L’autore dedica un capitolo (Mostri, demoni e creature malvagie) che soltanto in prima battuta può sembrare insolito o addirittura sbagliato. In realtà, è un capitolo illuminante perché dimostra il relativismo insito nel nostro approccio al crimine e alle sue cause. L’autore riporta diversi casi di omicidi seriali ed altre efferratezze (con persino casi di “vampirismo”) compiute tra ‘500 e ‘700 e che furono, con la mentalità dell’epoca, interpretati come manifestazioni del Male, mancando ovviamente una possibilità di analisi razionale.

Cesare Lombroso (1835-1909), uno dei padri (oggi scomodi) della criminologia.

Il cuore del libro, comunque, è occupato dall’analisi del crimine svolta nell’800, quindi in pieno epoca di “progresso”. I primi vagiti della scienza moderna videro anche il nascere di discipline che oggi non sono più considerate scientifiche, come la fisiognomica (ovvero studiare i lineamenti del volto per dedurre il carattere di una persona) e la frenologia (ovvero lo studio della forma cranica per dedurre il maggior o minor sviluppo di certe aree psichiche e quindi del comportamento di una persona). Tra le tante emerge ovviamente quella di Cesare Lombroso (1835-1909), affermatissimo medico, antropologo e padre di fatto della moderna criminologia; di Lombroso Centini ripercorrere vita, carriera e opere, nonché il pensiero, determinante per la storia del crimine e della cosiddetta “antropologia criminale”, scienza vera e propria che cercava di predire i comportamenti di una persona studiandone la fisiognomica e altri fattori. Scienza influente che determinò la legislazione e l’atteggiamento della società verso il crimine per molti decenni.

Altro capitolo centrale del libro, invece, è La ricerca della verità affidata alla scienza e alla tecnologia che, come è prevedibile, illustra l’evoluzione della tecnica criminalistica; un aspetto che molti di noi hanno ben noto dalla ricca produzione di film e serie tv. Dalle “classiche” impronte digitali alla “prova del Dna”, dall’analisi dei pollini a quella ballistica, è un capitolo denso di fatti e molto interessanti.

Per concludre, lo stile è fluido e scorrevole; insomma, è divulgativo nel senso buono della parola. Proprio questo mi porta a consigliare il libro di oggi a chiunque sia interessato all’argomento, anche in assenza di conoscenze pregresse, perché offre un approccio sia storico sia antropologico al soggetto, illustrando in dettaglio l’evoluzione del concetto di crimine.


Il libro sul sito dell’editore
Gli altri saggi di cui ho parlato

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