Da qualche giorno è iniziato la fase di prenotazione per la mia nuova opera “Il crepuscolo di Commodo. Il romanzo degli ultimi pretoriani”, in uscita il prossimo 19 ottobre.
Seguiamo a parlare della copertina del mio romanzo. Dopo aver analizzato il famoso busto “Commodo come Ercole”, proseguiamo oggi con l’immagine che appare in quarta di copertina. Prima di cominciare, una citazione doverosa va all’artista Julius Jääskeläinen, che ha realizzato con grande perizia la colorazione delle opere originali. In fondo all’articolo troverete il link per ammirare i suoi altri lavori.
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Il rilievo dei pretoriani
Passiamo alla quarta di copertina. Il cosiddetto Rilievo dei pretoriani (tra poco spiegherò perché “cosiddetto”) venne trovato alla metà del ‘500 nell’allora piazza Sciarra, non lontano da via del Corso. I resti vennero attribuiti all’arco eretto da Claudio nel 51 d.C. come celebrazione del trionfo di Britannia e dell’arrivo del leader britanno Carataco come prigioniero a Roma. Venne poi acquistato dalla nobile famiglia Mattei nel ‘600 e nel 1824 finì in Francia grazie al cardinale Fesch (zio di Napoleone). Oggi è conservato al museo del Louvre-Lens.
Rilievo dei Pretoriani, museo del Louvre-Lens. Rilievo dei Pretoriani, colorazione di Julius Jääskeläinen.
Il reperto originario non era così integro, tutt’altro. Restauri successivi hanno aggiunto le parti mancanti: le teste dei tre soldati in primo piano, parte dell’aquila sull’insegna e buona parte del busto del primo soldato a sinistra. In generale, gli storici propendono, anche se non in modo concorde, nel ritenere che il rilievo raffiguri la guardia pretoriana. Molti dubbi ha gettato l’insegna, in cui l’aquila non ha le ali spiegate, come avrebbe dovuto essere se fosse stata l’aquila di una legione ordinaria. I soldati vestono ai piedi ricchi calcei e non le comuni calighe; i motivi ornamentali sugli scudi; la testa di Gorgona sulla corazza anatomica di uno dei soldati. Non vi sono elementi distintivi per dire, con certezza, insomma, che i soldati siano pretoriani (sull’armamento e l’organizzazione delle coorti pretorie tornerò in un successivo articolo di approfondimento).
In sostanza, ci si scontra con il fatto che spesso l’arte antica non puntava al realismo “vero” ma rispondeva spesso a modelli e stilemi preconfezionati. L’attribuzione, insomma, è più basata sul luogo del ritrovamento e, in parte, anche su un passo di Tacito:
Il popolo venne chiamato come se dovesse assistere a uno spettacolo d’eccezione. Stavano in armi le coorti pretorie nella spianata antistante la caserma. Iniziarono a sfilare i vassalli del re, con l’esibizione delle falere, delle collane e delle spoglie che Carataco s’era conquistato nelle guerre con i popoli stranieri; seguivano i fratelli, la moglie e la figlia e, da ultimo, venne messo in mostra Carataco in persona. Avvilenti furono le preghiere suggerite negli altri dalla paura: Carataco, invece, non chiese pietà con espressioni umili del volto o con parole, ma, giunto dinnanzi alla tribuna imperiale, così parlò.
Tacito. Annali (XII, 36)
Si suppone quindi che sul perduto arco fosse raffigurata tale scena. Comunque sia, il rilievo del Louvre-Lens è una delle immagini più famose associate alla guardia pretoriana, motivo per cui l’ho affidato al buon Julius, che l’ha fatta rivivere con una preziosa colorazione.

Il crepuscolo di Commodo – PRENOTA
Altre info sul romanzo (e il primo capitolo in anteprima gratuita)
L’ha ripubblicato su The sense.
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