La Marina Zarista tra storia e filatelia (1987-1989)

di Stefano Basilico


Battaglie e ammiragli in una serie di francobolli tematici – Poste dell’Unione Sovietica (anni 1987-1989).

Lo Zar Pietro I il Grande (1672-1725), proclamato nel 1721 «Padre della Patria e Imperatore di tutte le Russie», fu il vero artefice della Russia moderna, quella che si conosce al giorno d’oggi. Si trovò a dover governare un paese immenso, bisognoso di riforme urgenti a tutti i livelli (sociale, politico ed economico), che realizzò tramite un processo di espansione e modernizzazione in senso occidentale che trasformò la vecchia «Russia Moscovita» in una delle principali potenze europee.

Lo zar Pietro il Grande (1672-1725)

Naturalmente, dovette affrontare i nemici della «Ródina»: in primo luogo gli Svedesi di Carlo XII, sconfitti definitivamente a Poltava (1709); inoltre, ricordiamo la sua duplice eredità – a cominciare dalla lotta contro il nemico secolare, i Turchi – rappresentata dall’aver ottenuto l’accesso ai mari (in precedenza l’unico porto era quello di Arkhangelsk, sul Mar Bianco, chiuso dal ghiaccio per molti mesi all’anno) e soprattutto la costruzione di una flotta.

Nel periodo 1987-1989, la allora Unione Sovietica rese omaggio alla storia della Flotta Russa, con l’emissione di una serie di francobolli tematici di ammiragli e battaglie della marina dell’epoca zarista.

Tra essi, spicca in primo piano la figura di Pavel Stepanovič Nachímov (1802-1855), che in una fase iniziale della sua carriera si formò navigando sotto il comando di Michail Petróvich Lázarev (1788-1851); oltre che ammiraglio – concluse la sua carriera come comandante in capo della flotta del Mar Nero – Lázarev fu un grande esploratore: dopo aver preso parte alla «Guerra Patriottica» del 1812, nel periodo 1813-1816 circumnavigò il pianeta con la nave «Aleksandr Suvórov».

Brillante figura di comandante, Nachímov vide il suo apice durante la guerra di Crimea, quando nella battaglia di Sinope (1853) – considerata l’ultima grande battaglia della marina a vela della storia – annientò la flotta ottomana. Inoltre, durante lo stesso conflitto, ebbe un ruolo chiave durante l’assedio di Sebastopoli, insieme a Vladímir Alekséyevich Kornílov (1806-1854) e Vladimir Ivanovich Istomin (1810-1855).

Fyodor Fyodorovich Ushakov (1745-1817) si fece onore durante la guerra russo-turca (1787-1792), dimostrando l’ingegnosità delle sue dottrine innovative nell’arte della guerra navale: nell’arco del conflitto sconfisse ripetutamente gli Ottomani a Fidonisi (1788), nello stretto di Kerch (1790), Tendra (1790) e Capo Kaliakra (1791). Nel 1798, promosso ammiraglio, partecipò alla Guerra della Seconda Coalizione contro la Repubblica Francese al comando di una flotta russo-ottomana; la spedizione iniziò con la conquista delle Isole Ionie, acquisite l’anno prima dalla Francia – dalla dissolta Repubblica di Venezia – con il Trattato di Campoformido: questa azione culminò nell’assedio di Corfù (1798-1799), seguito dalla creazione della Repubblica Septinsulare.

In una precedente guerra russo-turca (1768-1774), Grigori Andreïevitch Spiridov (1713-1790) ebbe un ruolo di primo piano; il 5 luglio 1770, al comando di un’avanguardia della squadra al comando del conte Orlov, Spiridov attaccò la flotta turca nello stretto di Chios, spingendo le navi nemiche a rifugiarsi a Çeşme; in quello stesso luogo, Spiridov sferrò un nuovo attacco, questa volta notturno, contro la flotta ottomana, che fu completamente annientata (7 luglio).

Una figura chiave, che spicca nel gruppo degli ammiragli rappresentati sui francobolli, è quella di Stepán Ósipovich Makárov (1849-1904): comandante della «Squadra del Pacifico» nella fase iniziale della guerra russo-giapponese (1904-1905). Caduto in combattimento sulla sua nave ammiraglia, la corazzata «Petropavlosk» affondata da una mina nelle acque al largo di Port Arthur (marzo 1904), dopo essere stata inviata in Estremo Oriente a fine febbraio: energico, aggressivo e molto amato dai suoi marinai, in poche settimane riuscì a far ritrovare la fiducia alle truppe e risvegliare letteralmente la flotta, che fino ad allora era stata una «flotta in potenza» (fleet in being). Nello specifico, la squadra russa si stava riprendendo dal primo attacco a tradimento del precedente 8 febbraio quando i giapponesi, in una sorta di «Pearl Harbor ante litteram» riuscirono a silurare e danneggiare gravemente le corazzate «Tsesarévich» (nave ammiraglia) e «Revitsan» e l’incrociatore pesante «Pallada».

L’arrivo di Makárov determinò un cambiamento radicale: sotto il suo comando, con rinnovato entusiasmo, le navi russe iniziarono a uscire dal porto quasi ogni giorno, cercando lo scontro con la flotta giapponese. Durante la fase di rientro da uno di questi scontri, ormai in prossimità dell’ingresso nella rada di Port Arthur, il 31 marzo la corazzata «Petropavlovsk» andò a urtare una mina giapponese, affondando in pochi minuti.

La morte di Makárov segnò letteralmente un «ante» e un «post» nella guerra russo-giapponese; da quel momento presero il via una serie di decisioni avventate ed errate, culminate con l’invio della denominata «Seconda Squadra del Pacifico», al comando dell’ammiraglio Zinovij Petrovič Rožestvenskij, dal Mar Báltico all’Estremo Oriente.

In realtà la flotta russa, che era salpata da Kronstadt nell’ottobre del 1904, fu cinicamente inviata al disastro; giunse allo scontro con il nemico nelle acque dell’isola di Tsushima il 27 maggio 1905, dopo aver fatto il giro del mondo: macroscopicamente inferiore alla flotta dell’ammiraglio giapponese Heiachiro Togo, non ebbe alcuna possibilità, e venne completamente annientata.

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