[STORIA] Beatriz Clara, l’ultima principessa inca

di Alice Croce Ortega (originale in italiano qui)


Oggi in occasione dell’8 marzo vogliamo ricordare Beatriz Clara, una donna che ha fatto la storia, probabilmente suo malgrado, della conquista del Perù e della scomparsa dell’impero Inca; una sorella della nostra Anacaona e un’altra donna che, come lei, probabilmente rinunciò ad una lotta persa in partenza sperando di fare il bene del suo popolo. Ma chi era Beatriz Clara?

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Alcuni storici dubitano che Beatriz Clara si possa chiamare “l’ultima principessa inca” per la presenza di altre principesse contemporanee.

Figlia del principe Inca Sayri Túpac e della principessa Cusi Huarcay, nacque probabilmente a Vilcabamba tra il 1556 e il 1557; alla morte del padre fu trasferita, piccolissima, nel Convento de Santa Clara a Cuzco, dove venivano raccolte le meticce e figlie dei conquistadores. Tuttavia la madre quando aveva otto anni la portò via dal convento e la portò a casa de Arias Maldonado, figlio del dottor Buendía, che la ebbe in suo potere con il beneplacito del corregidor Juan de Sandoval. Fu allora che cominciò a prendere forma l’idea di darla in moglie a Cristóbal Maldonado, unendo così le due migliori rendite del Cuzco.

Il Cavaliere dell’Ordine di Santiago e governatore provvisorio del Perù, Lope García de Castro, sosteneva che la ñusta dovesse fare ritorno al convento e che si dovesse privarla della sua rendita, che era stata assegnata a suo padre a condizione che pacificasse il regno e mettesse a tacere i rivoltosi, gli Incas de Vilcabamba. Non solo, quando il funzionario Juan de Matienzo conduse il negoziato con Titu Cusi Yupanqui, una delle clausole dell’accordo di Acobamba (trattato di pace tra Spagna e Vilcabamba, 1566) consisteva nel matrimonio tra Beatriz e suo cugino Quispe Tito, figlio dell’Inca ribelle. Tuttavia, anni più tardi, all’arrivo del Viceré Toledo, Beatrice che aveva solo quindici anni era di nuovo in convento, ben educata e cristiana. Il viceré mandò a chiedere tramite la badessa del monastero se la giovane desiderava prendere i voti o contrarre matrimonio; la risposta fu che la giovane preferiva sposarsi. In seguito alla cattura di Túpac Amaru I, Toledo concesse la mano della principessa all’artefice dell’impresa, il capitano Martín García de Loyola.

In seguito, un articolo in cui si cerca di spiegare quale sia stato il ruolo di questo matrimonio attraverso l’arte.


Fonte originale (in spagnolo)

Traduzione di Alice Croce Ortega

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Lo scudo descrive Beatriz Clara come “erede e principessa del Perù, figlia di don Diego Ynga, suo ultimo re.”

 Il matrimonio tra l’ultima grande principessa inca e un capitano spagnolo che sancì definitivamente la conquista del Perú

La principessa o ñusta Beatriz Clara Coya si sposò con il capitano spagnolo Martín García de Loyola nel 1572 a Cuzco, quando era appena un’adolescente. Si trasferirono in Cile ed ebbero una figlia, Ana María Lorenza de Loyola, la prima Marchesa di Oropesa, uno dei titoli nobiliari che la corona spagnola assegnò ai meticci in Perú. La vita della coppia fu breve, e a quanto sembra molto tradizionale, trattandosi di una coppia aristocratica mista.

Perché allora sono passati alla storia?

Quando Beatriz Clara venne al mondo, nel 1556 o 1557, la corona spagnola aveva già sottomesso l’impero Inca, ma permaneva un ultimo focolaio di resistenza nella località di Vilcabamba, vicino a Cusco, un tempo capitale dell’impero Inca.

La fazione ribelle era agli ordini di Sairi Túpac, il padre di Beatriz Clara, e penultimo Inca “legittimo”, fino alla sua morte nel 1561. Suo erede fu Tito Cusi Yupanqui prima, e in seguito Túpac Amaru I, zio di Beatriz Clara. Nel 1569, il Viceré Francisco de Toledo arrivò in Perú decidiso a reprimere la resistenza. Le sue truppe, agli ordini del capitano Martín García de Loyola, sconfissero e giustiziarono Túpac Amaru I nel 1752.

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Con la morte di Túpac Amaru I ebbe fine la resistenza inca di Vilcabamba.

Con la sua morte, la fazione ribelle si dissolse. Per consolidare la vittoria, il Viceré Toledo decise di far sposare a Loyola niente meno che la nipote di Túpac Amaru I: Beatriz Clara, l’ultima erede “ufficiale” di un monarca Inca.

Alcuni studiosi ritengono inopportuno definirla “ultima” principessa Inca, in quanto vi furono altre principesse sue contemporanee, tuttavia la storica Alba Choque si riferisce a Beatriz Clara come alla “ultima e più rispettata ñusta” e “ultima grande principessa del Tahuantinsuyo, erede del più grande impero della vecchia America”, in un articolo pubblicato sulla Revista de Historia del Arte Peruano nel 2014.

Inoltre, a quanto dichiara la grande storica peruviana María Rostworowski nel suo libro Mujer y poder en los Andes coloniales (La donna e il potere nelle Ande coloniali, ndt), la ñusta “rappresentava l’élite della nobiltà indigena del Perú” e “possedeva un notevole patrimonio”.  Rostworowski si chiede se potesse esserle gradito “sposare chi aveva catturato e imprigionato l’ultimo discendente libero degli Inca e autore indirettamente della sua esecuzione”. È probabile che non avremo mai una risposta definitiva.

Lacrime di sangue

Ana de Orbegoso, visual artist peruviana e regista del cortometraggio “La última princesa Inca”, pensa che Beatriz Clara fosse un trofeo di guerra e il suo matrimonio, un’umiliazione per gli Inca.

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Nel pluripremiato video della De Orbegoso, la ñusta Beatriz Clara piange lacrime di sangue al momento del matrimonio.

“Nella mia visione, è questo il simbolo più potente di quello che lei sentiva in merito alla sconfitta della sua civiltà. Ma se non si fosse sposata con qualche nobile, chissà come sarebbe andata a finire” dichiara la visual artist.

“Fu merce di scambio, come è sempre successo alle donne in guerra” osserva. Ma il suo matrimonio non fu solo un bottino per i conquistadores, venne usato anche come arma politica.

Riaffermare la conquista

“Questo matrimonio fu molto significativo, perché unì l’artefice della fine del regno degli Inca con i vertici dell’aristocrazia Inca” sottolinea la storica Claudia Rosas Lauro, nell’introduzione di Mujer y poder en los Andes coloniales (cit.). Inoltre lo stesso Loyola proveniva da una famiglia illustre: era nipote di Sant’Ignazio di Loyola, fondatore della potente Compagnia di Gesù.

“Entrambi provenivano da posizioni elevate. All’epoca era un modo di imparentarsi e di mostrare che la famiglia reale Inca e quella spagnola si erano unite e di consolidare la vittoria” dice De Orbegoso. Poco dopo il matrimonio la coppia si trasferì nelle provincie del Cile, dove Loyola venne nominato governatore e capitano generale.

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IL video “L’ultima principessa inca”, vincitore di numerosi premi in recenti festival.

La coppia ebbe qui una figlia, Ana María Lorenza, nel 1596. Loyola morì tragicamente nella battaglia di Curalaba nel 1598 e Beatrice Clara, in seguito rientrata a Lima, lo seguì due anni dopo.

Le nozze della principessa sono rappresentate nel dipinto anonimo “Nozze di Martín de Loyola con Beatriz Ñusta e di Juan de Borja con Lorenza Ñusta de Loyola [figlia della prima coppia]” del quale esistono almeno quattro copie. Ma nessuna delle diverse copie è stata dipinta quando la ñusta era ancora in vita, ma almeno 70 anni dopo la sua morte: infatti la loro funzione non era di ricordo per la famiglia, ma strettamente legata alla propaganda politica.

Un’operazione politica

Sul lato destro del dipinto vediamo raffigurata Lorenza Ñusta, la figlia di Beatriz Clara e Loyola, nell’atto di contrarre matrimonio con Juan de Borja, parente di Francisco de Borja, uno dei primi padri superiori dell’ordine gesuita.

In alto, al centro, è raffigurato il Sole, dio Inca, coperto dalle lettere IHS, emblema gesuita.

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Il quadro “Matrimonio di Martín de Loyola con Beatriz Ñusta…” esposto recentemente al Museo del Prado.

Riassumendo, il quadro rappresenta la sconfitta Inca e l’unione tra i gesuiti e l’aristocrazia indigena confermata da due generazioni, ci spiega Pedro Pablo Alayza, direttore del Museo Pedro de Osma, dove è conservata una delle copie dell’opera.

“Era un’immagine necessaria a riaffermare i legami tra l’ordine gesuita e il popolo Inca, ecco perché sosteniamo che il quadro avesse una funzione politica” aggiunge Alayza. “Le nozze venivano anche rappresentate come spettacolo teatrale nell’atrio della chiesa della Compagnia di Gesù, a Cuzco, fino al XVIII secolo, per ricordare agli indigeni e agli spagnoli il vincolo fondativo costituito dall’unione tra Loyola e Beatriz”

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Un esame ai raggi X ha rivelato la cancellazione (per motivi sconosciuti) di alcuni personaggi dal quadro.

Secondo De Orbegoso, i quadri furono “il mezzo attraverso il quale i gesuiti rimasero impressi per sempre nella storia, come figure centrali nella Conquista. E ci riuscirono molto bene, fu un’operazione di marketing straordinaria, dall’enorme portata” conclude l’artista.


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