L’arte del passato, oltre che bella esteticamente, permette di capire in modo istintivo quale fosse il “sentire” di una certa epoca. Saper “narrare la storia” vuol dire anche restituire le pulsioni che hanno spinto uomini e donne ad agire in un certo modo… dunque, perchè questo titolo? Perchè voglio parlare di un artista misconosciuto e di alcune sue opere che illustreranno un aspetto insolito della rivoluzione francese.
L’artista è Giandomenico Tiepolo (1727-1804), figlio del più famoso Giambattista (1696-1770). Tiepolo senior fu un grande esponente del Rococò e Tiepolo iunior avrebbe proseguito la carriera del padre (con cui lavorò a lungo) se non fosse intervenuta, nel 1789 in Francia e qualche anno dopo anche in Italia, la rivoluzione francese. Come è noto, la fine della Serenissima Repubblica di Venezia (1797) fu quanto mai ingloriosa: una storia millenaria cancellata con un tratto di penna.
Tiepolo esprime la sua visione nel dipinto Mondo Novo (1791), grande affresco (5×2 metri) che orna l’anticamera della sua villa di campagna a Zaniago.

Osserviamo con attenzione. Una folla variopinta si accalca per vedere qualcosa che non ci è mostrata direttamente. Sull’estrema sinistra abbiamo un Pulcinella senza maschera; un uomo con tricorno e bacchetta che sembra manipolare qualcosa; un bambino vestito di bianco al centro che è anche l’unico rivolto verso di noi; sulla destra, due gentiluomini di profilo che scrutano lo spettacolo.
La folla è accalcata di fronte ad un cosmorama, uno strumento che permetteva di vedere proiettati immagini esotiche di paesi lontani. I due gentiluomini sono Tiepolo stesso e il padre.
Il quadro offre una lettura più approfondita. Consideriamo l’anno: è il 1791. La Serenissima e gli stati italiani sono ancora al loro posto. Oltralpe, però, la rivoluzione sta cambiando tutto. Tiepolo lo percepisce. La folla che si accalca di fronte a questa attrazione sembra voler dimenticare le preoccupazioni del presente e le ansie per il futuro ed è lieta di “stordirsi” di fronte ad un proiettore di immagini, rinunciando così al proprio dovere civile (se di informazione o di difesa della Serenissima, fate voi).
Esiste anche, a mio giudizio, una seconda interpretazione. Il cosmorama attorno al quale tutti si accalcano simboleggia la novità del momento: la rivoluzione francese. Simbolicamente, quindi, ciò che da molti è indicato come il progresso, non è altro che una illusione, destinata un giorno ad essere sostituita da un’altra illusione. Una riflessione senza dubbio pessimista, che è legittimata dalla seconda opera di cui voglio parlare: la Stanza dei Pulcinella, l’ultima serie di dipinti (nelle immagini abbiamo Pulcinella innamorato, l’altalena dei Pulcinella e Pulcinella e saltimbanchi) del nostro Giandomenico Tiepolo.
Ecco come viene descritta l’opera nel sito del museo di Ca’Rezzonico, dove è conservata (qui il link):
Si rivela all’osservatore una moltitudine brulicante di figure, dove il protagonista è Pulcinella, la maschera della commedia dell’arte, espressione dell’anima popolare, da sempre parodia dell’uomo e delle sue debolezze. Negli ultimi anni della sua vita Giandomenico è letteralmente ossessionato da questa figura, che egli dipinge sulle pareti della sua casa e in decine di disegni poi raccolti in un album, oggi smembrato e disperso in collezioni pubbliche e private. Egli trova in questa maschera l’incarnazione perfetta di quello spirito sarcastico, cui era da sempre incline. Negli affreschi di questa stanza innumerevoli Pulcinella, sbucati improvvisamente dalle viscere della terra, servendosi di una scala, compiono le stesse azioni della nobiltà oppure fanno il verso ai protagonisti delle favole e delle mitologie descritte da Giambattista Tiepolo: si divertono con l’altalena, corteggiano le donne nel corso del carnevale, si ubriacano, vanno in passeggiata. Il futuro immaginato dal pittore è tragico e comico allo stesso tempo, agghiacciante e attuale nel suo pessimismo: al fatuo Mondo Novo egli contrappone un altro mondo nuovo di zecca, abitato da un popolo irriverente, sboccato, composto di personaggi liberi ed eguali, in ossequio alle parole d’ordine che provenivano allora dalla Francia rivoluzionaria. Non irrilevante segnalare come la data che indica il termine degli affreschi sia proprio il 1797, lo stesso anno ‘fatale’ della caduta della Repubblica di Venezia.
L’opera di Tiepolo ci dice, con pochi sguardi, quello che un saggio di storia farebbe con centinaia e centinaia di pagine: che una rivoluzione, cioè un qualsiasi cambiamento all’apparenza epocale, può essere visto con disincanto e quasi malinconia persino da un contemporaneo.
Per un narratore di storia è un regalo magnifico nonché una profonda riflessione.
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Non avevo idea del legame fra Pulcinella, la Serenissima, la rivoluzione francese e Napoleone.
Ogni volta che rileggo come è finita la repubblica più longeva d’Italia mi sale lo sconforto
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Concordo, la fine della Serenissima è una ferita ancora aperta (tra l’altro aveva ancora una flotta molto grande)!
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Non è un caso che Tiepolo sia morto l’anno dell’incoronazione di Napoleone.
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