
Da oltre duemila anni, Atene rappresenta molto più che una città nell’immaginario occidentale. Il secolo compreso tra le riforme di Clistene (508) e la morte di Socrate (399) è diventato modello universale, insieme politico e culturale. Politico perché si ritiene che ad Atene sia stata inventata la democrazia, cioè il regime istituzionale e di governo oggi più diffuso nel mondo. Culturale perché ad Atene fiorirono filosofia, storia, teatro, letteratura, arte e architettura che ancora oggi consideriamo riferimenti obbligati. “Il mondo di Atene” riporta la città alla sua storia, incrinando la sua immagine idealizzata e restituendocela così come emerge dalla ricchezza delle fonti contemporanee. Luciano Canfora smonta la macchina retorica su Atene, dimostrando che i critici più radicali del sistema furono proprio gli intellettuali ateniesi. Eventi centrali dell’intera narrazione sono la parabola dell’impero marittimo ateniese sconfitto da Sparta, la lacerazione che esso determinò nel mondo greco fino a coinvolgere il regno di Persia, la rinascita dell’impero nella medesima area geopolitica, la sua crisi e l’esito inedito, rappresentato dal trionfo dell’ideale monarchico realizzato dall’egemonia macedone.
Lo confesso: ho comprato questo libro parecchi anni fa (mi sembra fine 2012) attratto da una presentazione tv (orrore!), senza aver prima letto nient’altro di Canfora (doppio orrore!). Che ingenuo! Mi ritrovai così a leggere un testo ostico, complicato, troppo erudito. Scoprì anche che esistono libri in cui le citazioni greche o latine non sono tradotte! Della guerra del Peloponneso sapevo pochissimo. Così interruppi la lettura, comprai qualche testo divulgativo, imparai la base minima per orientarmi nel mondo greco del V secolo e ripresi il libro in mano.
E’ soltanto oggi, alla seconda lettura, che posso finalmente dire di averci capito qualcosa (e molto ancora mi sfugge, ovviamente). Cerco di dirla semplicemente.

Atene, fino al VI secolo, non aveva niente di eccezionalmente diverso rispetto le altre città della Grecia. Poi due fatti: la fine della tirannia di Pisistrato (e la conseguente instaurazione di un regimo democratico) e la vittoria di Maratona sui persiani. Il “fatto nuovo” accade adesso: il ceto dirigente che ha preso il potere accetta la democrazia, i suoi limiti, i suoi rischi e soprattutto la degenerazione e il caos (opinione comune degli intellettuali greci dell’epoca) che inevitabilmente l’accompagnano. Questo è il nocciolo della tesi di Canfora. Conseguenza di questo accettare la democrazia da parte della elité fu la straordinaria esplosione culturale del V secolo ateniese: teatro, matematica, filosofia, storia, politica, scultura e architettura. Tutti i semi della futura civiltà occidentale furono posti in quei pochi decenni, tra conflitti e scontri fratricidi pressoché incessanti. La vittoria di Salamina e altri eventi ebbero poi l’effetto di radicalizzare ulteriormente la democrazia, facendo dei rematori nullatenenti della flotta (i teti) il ceto più importante. Canfora non solo enuncia quanto detto sopra, ma sviscera anche il pensiero dei protagonisti di quel periodo, mostrando come essi fossero consapevoli dei limiti della democrazia. Il famoso discorso di Pericle, addirittura, sembrerebbe essere una costruzione “ironizzante” di Tucidide volta ad esporre i difetti della democrazia, non certo i suoi pregi.
Personalmente, non posso dire di essere in accordo o in disaccordo con Canfora (perché lui è lui, io non sono un…insomma non ho gli strumenti per valutare appieno la sua indagine). Dico la mia opinione per quello che vale: la democrazia ateniese era populismo estremo. I cittadini ateniesi (una frazione della popolazione totale dell’Attica) volevano essenzialmente lo stipendio garantito a vita. Uno dei temi di Tucidide è la stupidità del volgo, il demos, la sua eccitabilità e le sue passioni scellerate. I politici democratici accontentarono il popolo tramite l’impero e il suo sistema tributario; la politica edilizia e la flotta servivano a mantenere l’impero e ridistribuire la ricchezza. Per fare ciò, i politici democratici non esitarono ad opprimere il resto della Grecia.

Tuttavia, non si può negare che da questo populismo estremo è venuto fuori (da esso e contro di esso contemporaneamente) una dei periodi aurei della cultura umana. Non ce sono molti: la Roma di Augusto, la Firenze del Rinascimento, la Parigi del XIX secolo (per limitarci all’Occidente). Con una differenza profonda: i greci furono i primi.
Tornando all’opera, si può fornire un’idea del livello di approfondimento e specializzazione cui essa giunge, ponendo i seguenti quesiti (che ovviamente tutti si pongono almeno una volta nella vita, ammettetelo!). Perché nelle Troiane il tragediografo Euripide inserisce un dialogo tra Poseidone ed Atena sconnesso dal resto dell’opera? Perché quando descrive la guerra di Atene contro l’isola di Melo Tucidide riporta un lungo e fittizio dialogo tra gli ambasciatori ateniesi e il popolo di Melo? Chi ha inserito questo brano nell’opera? Chi è l’autore dell’opuscolo Sul sistema politico ateniese? Chi uccise Efialte nel 462 a.C.? Perché Pericle nel famoso epitaffio celebrativo di Atene usa il termine demokratia che era altamente spregiativo? Perché su Teramene si sono costruiti due giudizi storiografici così diversi? Qual’é il ruolo di Senofonte nel governo dei Trenta Tiranni? Quale politica seguì Alcibiade al suo ritorno ad Atene?
Sono tutte questioni che Canfora sviscera con erudizione infinita. Ovviamente, sono rivolte ad un pubblico di accademici o appassionati forti (molto forti). Consiglio il saggio a chi abbia una conoscenza ottima della storia greca e abbia letto e meditato i principali classici del periodo (Tucidide su tutti).
Questo libro interessava anche a me insieme a “il presente come storia”. Dico interessava perché adesso questo non mi interessa più e ho ancora più dubbi rispetto all’altro
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Dipende dall’approccio al libro, penso, come testo introduttivo NON va affatto bene, come approfondimento dopo averne letti un buon numero sì.
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Ok allora può andare bene XD grazie mille!!
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