490 d.C., Valentio è un cinico contrabbandiere, con il vizio del vino e del gioco d’azzardo. Di fronte l’invasione dei Goti in Italia e sommerso dai debiti, fugge in Gallia cercando di lasciarsi alle spalle la sua vecchia vita. Quella che un tempo era casa sua è però una terra martoriata, preda di carestie e invasioni. Chi si erge a guidare il popolo spaventato è Clodoveo, il reiks dei Franchi dai capelli rosso fuoco. Clodoveo è un guerriero forte e ambizioso, dall’intelligenza acuta, ma deve fare i conti con il potere straripante dei vescovi e un regno allo sbando in preda alla corruzione e alla povertà. Un uomo come Valentio può essergli utile. Lo mette al suo servizio e tra di loro si instaura un rapporto tra la diffidenza e l’ammirazione, ma non potrà mai esserci pace. Valentio cova un segreto rancore per quello che i Franchi hanno fatto nel suo passato e non vuole accettare che il loro capo sogni di unire vinti e vincitori e dare corso a un nuovo progetto politico. Sulle ceneri dell’Impero romano, i sovrani germanici stringono alleanze, organizzano matrimoni e favoriscono complotti. Sullo sfondo del torbido V secolo, si affaccia la fine della civiltà antica e Valentio si troverà a dover compiere una scelta che potrebbe cambiare i destini della nascente Europa.

Pagine: 407 pagine.
Editore: Autopubblicato.
Formato: Cartaceo ed ebook Kindle.
Data di uscita: 21 giugno 2022.
La tradizionale data di fine dell’età antica (476 d.C., ovvero la deposizione di Romolo Augustolo) è soltanto una indicazione necessaria più a noi moderni che una data realmente corrispondente ad una vera e propria cesura. Un’analisi storica più approfondita, invece, pone in risalto le profonde trasformazioni che avvenivano in ogni campo: sociale, religioso e politico. Sugli ultimi rimasugli delle antiche pratiche pagane si innestava ormai la più giovane fede cristiana, divisa però in diverse “confessioni” tra loro conflittuali; al vecchio potere imperiale subentravano le monarchie barbariche.
Questo è il focus del romanzo di cui parlo oggi, ovvero Il figlio d’Europa, seconda opera del giovane Fabrizio Roscini (curatore della pagina Facebook e Instagram In itinere historiae), ambientato negli anni in cui in Italia al potere di Odoacre subentra quello di Teodorico e, contemporaneamente, nell’allora Gallia, si assiste all’ascesa di Clodoveo, re dei Franchi Salii, che sconfigge Siagrio, ultimo magister militum d’Occidente. Il protagonista è infatti un personaggio molto interessante, che l’autore descrive con una psicologia molto realistica: Valentio, contrabbandiere dal passato tragico e oscuro, che odia i barbari e anche la nuova fede trionfante. Tale odio determina il comportamente del personaggio e le sue azioni. La sua evoluzione è caratterizzata da un percorso che si dipana per tutto il romanzo in modo credibile e che modella anche il modo con cui noi vediamo il mondo. Roscini, infatti, usando l’artificio del personaggio che ritorna dopo tanti anni nella propria terra d’origine, può così mostrarci la società galloromana dell’epoca alle prese con i dominatori franchi.
In tale descrizione, avremo non pochi momenti “ambigui”, dove l’ambiguità è legata proprio alla incredibile complessità del periodo e ad una voluta scelta dell’autore. Non ci sono, insomma, “buoni” e “cattivi”, ma personaggi reali con motivazioni reali, inseriti in un contesto molto fluido e drammatico. Tale realismo lo ritroviamo anche nel modo con cui viene reso il panorama religioso dell’epoca, correttamente descritto nelle diverse declinazioni dell’epoca: culti pagani, diverse confessioni cristiane (niceni e ariani) e il clero ecclesiastico in “rampa di lancio” per ottenere un ruolo preponderante nella società.
Il romanzo, però, mostra a mio giudizio qualche debolezza nel bilanciamento tra le varie parti della trama. Qualche pagina, in meno, credo, avrebbe giovato al ritmo, soprattutto nella parte centrale. Altra componente importante del romanzo è la trama “investigativa”: essa è efficace per come è descritta, un po’ meno per alcuni cliché cui ogni tanto l’autore ricorre.

Accanto a Valentio ci sono diversi personaggi secondari come Onorio, che nel nuovo ordine si integra senza difficoltà, così come il vecchio Terzio; e Faustino, molto diverso dagli altri due. Grande rilievo hanno i personaggi femminili, anch’essi molto sfaccettati: la giovane Lantilde, sorella del re Clodoveo, dalla personalità “vivace” e che con il nostro protagonista ha un rapporto molto importante; Clotilde, principessa burgunda di fede nicena, più in ombra ma che pone premesse decisamente interessanti.
L’altro grande protagonista del romanzo (anche lui, in effetti, un “figlio d’Europa”) è Clodoveo, neoconquistatore della Gallia. L’autore, in questo caso, ricorre ad ampie descrizioni che ci immergono nella società dell’epoca ed illuminano bene la conflittualità tra dominatori franchi (che includevano anche altri popoli, come gli alani) e i dominati romani e galloromani.
Uno di quei giorni, Clodoveo aveva convocato Onorio per dei suggerimenti di natura amministrativa. Il Franco rispettava molto le cono-scenze dei Romani e auspicava che il loro sapere si fondesse con l’energia germanica. Onorio aveva però notato come ogni tanto il reiks desse l’idea di non ascoltare, fissando un punto di fronte a sé, senza battere ciglio, perdendosi nelle visioni lungimiranti sul futuro. Non fidandosi dei collaboratori vicini ai vescovi, Clodoveo gli aveva anche chiesto di aiutarlo a perfezionare il latino, in privato. Non si capiva quanto disprezzasse i Romani e i cristiani, se ne ammirasse o meno l’antica gloria. Era il vincitore ma era molto curioso di ciò che non comprendeva. Anzi, spesso dava l’impressione di voler rimediare a tutte le sue lacune che, d’altro canto, rispecchiavano la giovane età. Clodoveo aveva infatti capito che, se per i Franchi bastava attestare il valore in battaglia, per i Romani era necessario dimostrare capacità di governo.
Roscini non si appiattisce su un singolo stile. Scene d’azione si alternano a brani descrittivi, il che offre una buona varietà di registri, con i quali l’autore si mostra a proprio agio. Le descrizioni sanno essere efficaci e sintetiche.
I tre si accucciarono guardinghi nel sottobosco, riparati da tronchi distesi e ricoperti di muschio. Mentre saliva tra le narici l’odore degli aghi di pino bagnati, i ciottoli della via furono scossi dallo scalpiccio degli zoccoli. Lo sfrecciare dei cavalli fendette l’aria caliginosa come un colpo di scure. Le chiome rosse spronate dal vento ondeggiavano sulle spalle dei cavalieri, che a loro volta incitavano i destrieri ad accelerare la corsa. Prima di sparire alla vista, Valentio ebbe la sensazione che uno di loro li avesse visti, ma dentro quegli occhi grigi sembrava non esserci vita.
«Quelli erano barbari!» Faustino si strofinava apprensivo le dita.
«Erano Franchi…» precisò Valentio.
«Ci siamo persi, Valentio?»
«No, Soissons dovrebbe essere a pochi giorni da qui. È meglio che non ci attardiamo, presto verrà buio.»
Il gruppo si accinse a riprendere la via.
Il romanzo è corredato, per nostra fortuna, da un utile cartina e, soprattutto, da un elenco dei personaggi. Sono strumenti che apprezzo sempre, soprattutto in presenza di nomi barbarici dalle sonorità così simili.
In definitiva, a chi consiglio il romanzo? Certamente, agli appassionati del periodo storico in esame, ma anche a tutti coloro che vogliano un romanzo storico ben scritto, che immerge nell’ambientazione e con un protagonista calato nella mentalità e nella realtà dell’epoca.
Il figlio d’Europa su Amazon!
La pagina In itinere historiae.