Tra i grandi personaggi dell’antica Roma, nessuno è stato più geniale, astuto e controverso di Marco Tullio Cicerone. Eppure ben pochi avrebbero scommesso sul suo futuro quando, all’età di ventisette anni, scelse di lanciarsi nell’infido e violento mondo della politica, deciso a raggiungere con ogni mezzo l’imperium, il sommo potere statale. Cicerone era un avvocato promettente, oltre che un affascinante oratore. Non discendeva da una delle grandi famiglie aristocratiche, non poteva presentare il conto dei favori politici elargiti dai suoi antenati, non disponeva delle enormi ricchezze di Crasso. A raccontare la sua straordinaria vicenda è il fedele Tirone, il segretario particolare sempre al suo fianco nei momenti più radiosi e in quelli più difficili, testimone dei suoi incontri privati e latore dei suoi messaggi segreti. Robert Harris ci consegna un ritratto di Cicerone ben diverso dal personaggio solenne che noi conosciamo. “Imperium” è un romanzo, il primo di una trilogia che svela i retroscena di una realtà fatta di intrighi e di corruzione, singolarmente affine a quella attuale.
Quando lessi questo romanzo per la prima volta, una decina d’anni fa, rimasi folgorato. Mi affascinò come riuscisse a trattare in modo narrativamente avvincente il mondo politico e giudiziario dell’antica Roma: processi, elezioni, sedute del senato, votazioni della plebe e quant’altro. Mi sembrò un modo veramente nuovo di narrare la storia, senza aderire ai “soliti” generi, come possono essere quello avventuroso-militare o quello giallo, con in più il rigore della ricostruzione storica della vita di Marco Tullio Cicerone. Non è un caso che abbia poi comprato gli altri due romanzi della trilogia (questo primo romanzo si ferma all’elezioni per il consolato del 63 avanti Cristo).
La rilettura, che ho intrapreso quest’estate, ha evidenziato alcuni limiti del romanzo, sia stilisticamente che dal punto di vista della ricostruzione storica. Ho avuto l’accortezza di leggere, contemporaneamente al romanzo, l’accurata biografia di Cicerone scritta da Pierre Grimal. Voglio comunque precisare che, nonostate alcuni difetti che dirò a breve, Imperium rimane comunque un romanzo assolutamente godibile e preciso nella ricostruzione storica.
Il romanzo è scritto in prima persona e il narratore è il famoso Tirone, schiavo e segretario di Cicerone, inventore della stenografia. E’ un espediente estremamente interessante, ma che alla lunga rivela alcune debolezze. Tirone, dato il suo ruolo, è la persona più vicina a Cicerone (come confermato dalle fonti storiche) e può quindi osservare, giudicare e commentare le azioni del grande arpinate; essendo una persona dotata di cultura, è realistico che lo faccia. Ovviamente le necessità di narrazione obbligano a qualche forzatura, così da avere il nostro narratore presente in alcuni momenti importanti.

Il romanzo non è il classico thriller basato sull’azione frenetica (come lo è ad esempio Pompeii sempre di Harris e sempre ambientato in età romana). Anzitutto, copre un lungo periodo di tempo, quasi un quindicennio, dal 78 a.C. circa fino al 63 a.C. L’autore, ovviamente “limitato” dal dover aderire ai fatti storia, costruisce il romanzo attorno ad alcuni episodi-chiavi della carriera di Cicerone, come il processo a Verre, la legge Gabinia sulla pirateria, la cospirazione di Cesare, Catilina e Crasso del 65, l’elezione al consolato dell’anno 63, e altri episodi minori.
Che quadro emerge di Cicerone? Quello di un uomo ambizioso, dotato di grande talento, pronto al compromesso politico e a volte anche morale se le circostanze lo richiedono, ma tuttavia superiore nelle intenzioni ad altri grandi personaggi dell’epoca, come Pompeo e Cesare. Forse è un po’ latitante la componente poetica e idealistica di Cicerone (di cui ho letto nella biografia di Grimal), il che rischia a volte di fare apparire il nostro come il “classico” e anche un po’ “banale” politico senza scrupoli. I personaggi secondari, in particolare la moglie Terenzia e Pompeo, amico ma non troppo del nostro Cicerone, ricevono il giusto spazio e sono ben descritti.
Lo stile costituisce un punto dolente, secondo me. Il raccontato prevale nettamente sul mostrato sia perché le vicende durano mesi o anni, sia perché la necessità della fedeltà storica obbliga ad introdurre numerosissimi personaggi e a riassumere molte vicende; qualche passaggio, insomma, sembra un riassunto di storia. Se piaccia o meno dipende dai vostri gusti. Siamo quasi ai livelli della magnifica serie di romanzi I signori di Roma di Colleen McCullough (qui ho recensito il primo) per numero di nomi, vicende e fatti storici raccontati, anche se rispetto ai romanzi dell’autrice australiana il polo della narrazione rimane sempre Cicerone.

Detto questo, il romanzo rimane estremamente fedele alle vicende storiche e non fa tentativi di semplificazione. Ad esempio, la figura di Lucio, cugino di Cicerone morto abbastanza prematuramente, è la classica figura che, se avessi dovuto farei un adattamento narrativo, avrei eliminato; Harris invece lo mantiene e riesce anche a dargli una caratterizzazione interessante. Insomma, se siete maniaci della storia di Roma in ogni suo aspetto (io sono in questa schiera) e volete una buona panoramica della intricatissima fase politica tra le due guerre civili, è il romanzo che fa per voi.
Curiosità: nel romanzo ci sono due sviste all’apparenza clamorose. La prima è quando si parla di “pezzetti di carta”; la seconda quando si parla di una pannocchia di granturco offerta su un’altare. La prima penso sia una licenza poetica per dire “pezzetti di pergamena”, anche perché poi l’autore spiega bene i vari “kit” di scrittura usati da Tirone; la seconda è una svista. Capita a tutti. Preferisco avere queste viste, assolutamente ininfluenti per la trama, e avere invece fedeltà nelle vicende storiche narrate, come Harris fa magistralmente.
Ricordo infine che Imperium è il primo romanzo di una trilogia completata da Conspirata (titolo originale Lustrum, che copre il consolato di Cicerone e arriva fino al suo esilio) e Dictator sugli ultimi anni. Penso che il miglior motivo per leggerlo sia quello di riscoprire il periodo finale delle guerre civili non dal punto di vista cesariano, il che è interessante perché la storia delle guerre civili è stata letteralmente scritta dal vincitore, cioè da Cesare.
In sostanza, un romanzo storico che consiglio a tutti gli appassionati del genere.
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