Gaeta novembre 1860, all’alba dell’Unità d’Italia, la città è stretta dalla morsa d’assedio delle truppe piemontesi. In aiuto del giovane re Francesco accorrono i rampolli dell’aristocrazia europea. Tra costoro vi è una giovane contessina francese che intende realizzare un sogno di indipendenza personale, aderendo ad una causa irresistibilmente romantica. Con la complicità dello spregiudicato colonnello Theodule de Christen, la ragazza prenderà parte ad alcune vicende militari a Gaeta e nello Stato Pontificio insieme con la banda di Chiavone.
Il romanzo di Maria Scerrato è la narrazione avvincente di uno dei più controversi periodi della storia d’Italia ed introduce una riflessione sul legittimismo straniero ed i rapporti con il brigantaggio. Se è pur vero che l’intrepida eroina è una protagonista di fantasia, autentici e fedelissimi sono lo sfondo storico, i luoghi, le vicende e tutti i personaggi coinvolti, come si desume dal saggio storico che completa l’opera, a firma di Fernando Riccardi.
Ho sempre apprezzato la possibilità di riscoprire la Storia da una prospettiva nuova. Aggiungo una nota personale: essendo cresciuto in una cittadina di forte memoria risorgimentale e molto legata alla figura di Giuseppe Garibaldi, sono consapevole che la Storia è scritta dai vincitori (questa è per me una legge di fatto). Tuttavia, a decenni o in questo caso secoli di distanza dai fatti abbiamo ormai la giusta prospettiva per riscoprire e analizzare la storia da un punto di vista inedito. E’ un sentimento di pietà e dignità verso lo sconfitto ed è l’unico modo per riconoscere la loro parità con “noi”, eredi per forza di cose e senza scelta dei vincitori.
Detto ciò, parliamo di questo romanzo d’esordio di Maria Scerrato, già scrittrice e studiosa di brigantaggio al femminile. L’ambientazione è in anni cruciali per la storia italiana: siamo nel 1860-61, il biennio in cui il processo di unità nazionale subisce una forte accelerazione e il regno borbonico delle due Sicilie, ultimo erede di una entità politica creata otto secoli prima dai normanni, cade. La protagonista indiscussa è Marinette, figlia di un nobile francese, che con l’inganno riesce ad allontanarsi dalla famiglia per raggiungere, come già molti altri giovani hanno fatto, il sud d’Italia, dove Francesco II resiste nella fortezza di Gaeta.

Ecco, Marinette. La giovane protagonista, sulle prime, sembra “soltanto” un’idealista e una romantica (nell’accezione ottocentesca della parola). Quello che ho apprezzato è il percorso di Marinette nel corso del romanzo. Non ci sono concessioni a cliché romantici (questa volta romantico inteso come sentimentale). Marinette, che si traveste da “cavaliere di Saint-Marin” per partecipare prima alle fasi più concitate dell’assedio e poi per continuare a darsi da fare quando si troverà a lasciare Gaeta, si rivela un personaggio forte perchè, nonostante ciò che vede e ciò che subisce, rimane nei suoi convincimenti. Non c’è modo migliore di descrivere un personaggio forte che mostrando la sua forza in azione.

Altri personaggi ricorrenti, quasi co-protagonisti, sono il colonnello Emile Theodule de Christen, l’aristocratico cugino di Marinette, e Luigi Alonzi, detto Chiavone, un brigante lealista alla causa borbonica. In entrambi i casi, emerge il punto forte di questo libro: la ricostruzione storica. Ho letto molti romanzi storici e raramente mi ero trovato di fronte ad una ricostruzione così particolareggiata. Siamo ai livelli di Colleen McCullough, autrice della serie di romanzi I signori di Roma. Per dare un’idea: l’autrice ha contattato i discendenti del De Christen per avere accesso alle sue carte (diari, lettere e altro) e poter ricostruire con estrema precisione la Storia. Ogni evento del libro, tranne ovviamente la presenza di Marinette, è quindi ben documentato. Motivo per cui il romanzo è davvero un’occasione di riscoprire le vicende e le sofferenze degli assediati di Gaeta, gli episodi di resistenza spontanea dei cosiddetti briganti e della popolazione all’invasione piemontese, la complicata situazione internazionale che vede Gaeta assediata (nelle prime fasi) da terra ma non da mare.

Passiamo allo stile. Ho apprezzato molto la presenza delle lettere scritte dalla protagonista. Il narratore è onnisciente e ammetto che non è il mio preferito, tuttavia molte descrizioni sono particolareggiate ed estremamente vivide (penso a certe descrizioni della campagna laziale e della vita dei contadini). Interessante la scelta dell’autrice per il punto di vista di Marinette-Saint Marin (che si alterna dal femminile al maschile), anche se all’inizio può spiazzare.
Dunque, consiglio di leggerlo se volete riscoprire una pagina di storia risorgimentale da un punto di vista diverso e, soprattutto, ottimamente documentato. Tale documentazione, come ho detto, è ben miscelata alla parte narrativa e non ci si può non affezionare alla caparbietà di Marinette: così dovrebbe essere ogni per ogni romanzo storico.
VOTO: 4/5
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Altre recensioni in questa pagina!
Conosco pochi romanzi storici riguardo all’Unità d’Italia e questo mi sembra interessante, perché racconta una storia poco nota.
Almeno, io non ne sapevo niente 😄
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