[LA GLADIATRICE] I noxii: la morte nell’arena

 


In copertina: particolare dei mosaici della Domus Sollertiana di El Djem in Tunisia. Un prigioniero di guerra berbero è spinto da uno degli inservienti (purtroppo mal conservato) per essere divorato da una bestia.


Oggi parliamo dei noxii, letteralmente i “colpevoli”, cioè i condannati a morte nell’arena. La loro esecuzione avveniva durante una normale giornata di giochi, verso mezzogiorno, tra le venationes (le cacce) che avevano luogo la mattina e i giochi gladiatori veri e propri che si svolgevano nel pomeriggio.

Per alcuni aspetti, i noxii e le modalità della loro morte sono conosciute meglio dei gladiatori veri e propri grazie alla ampia tradizione letteraria sulle persecuzioni dei cristiani e alla “eccentricità” delle condanne a morte, che è valso il ricordo di molti autori romani, come Marziale.

Chi erano i noxii? I condannati a morte dalla giustizia ordinaria e, in seconda battuta, i prigionieri di guerra. Il tipo di condanna rifletteva la condizione sociale del condannato. Nel primo secolo della storia imperiale la principale distinzione era tra cittadini e non cittadini. I primi venivano condannati ad gladium, cioè alla morte rapida per decapitazione. I secondi, invece, potevano essere condannati alla crocifissione, ad flammas (bruciati vivi) o gettati in pasto alla belve (ad bestias). In seguito, già durante il II secolo d.C., la differenza di pena avrebbe riguardato gli stessi cittadini, divisi legalmente in honestiores humiliores. Abbiamo notizie, infatti, di cittadini condannati alla crocifissione o ad altra pene “infamanti”, come se fossero schiavi.

Ashmolean Museum
Frammento marmoreo proveniente da Smirne. In alto, guardie con indosso l’elmo trascinano schiavi legati al collo con corde e catene. In basso, le bestie pronte ad infierire su di loro. Ashmolean Museum, Oxford.

noxii potevano anche essere schiavi destinati dal proprio padrone ad bestias.  Probabilmente era una cosa molto rara riservata a schiavi macchiatisi di gravi crimini; tuttavia fu solo con la lex Petronia, del 61 d.C., che il diritto dei padroni in tal senso fu fortemente limitato.

Avere a disposizione materiale umano di così basso valore permise una grande fantasia nell’esecuzione della pena stessa. Bisogna però tenere conto che, probabilmente, le esecuzioni più fantasiose sono anche quelle maggiormente riportate dalle fonti. Seneca, grande avversatore dei giochi, definì infatti le esecuzioni di mezzogiorno degli spettacoli sine arte, in sostanza poco interessanti. Anche la loro collocazione a mezzogiorno indica che gli spettacoli veramente attesi dal pubblico erano altri. Proprio per ravvivare l’interesse si inserivano le condanne all’interno di un contesto mitologico.

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Il dietro le quinte dell’esecuzione dei noxii: gli inservienti dell’arena trascinano via i cadaveri. Altri noxii attendono sulla sinistra il loro turno. Illustrazione di Angus McBride.

Il mito di Orfeo, sceso nell’Ade per vedere l’amata Euridice e poi ucciso dalle Menadi, era particolarmente favorito. Così come il mito di Prometeo, destinato ad essere eternamente beccato dagli uccelli rapace. Il poeta Marziale racconta di una donna condannata a rievocare il mito di Pasifae, che si era accoppiata con un toro. I dettagli riportati sono agghiaccianti: la condannata venne ricoperta con una pelle di vacca e sulla vagina le venne spalmato il sangue dello stesso animale.

Questo particolare e altri illustrano quale fosse uno dei più grandi rischi (per la mentalità dell’epoca, ovviamente, non per la nostra) delle esecuzioni di mezzogiorno: la riluttanza degli animali ad attaccare i noxii. E’ ovvio che animali così maltrattati e storditi potessero, semplicemente, non provare l’impulso di attaccare le vittime designate. I numerosi racconti di martiri cristiani, in cui solitamente una bestia o più bestie si rifiutano di divorare il cristiano e si comportano in modo mansueto, possono trovare così una spiegazione “laica”.

Nel mio romanzo La gladiatrice l’imperatore Domiziano ordina la rievocazione della vicenda di Boudicca; i noxii vengono quindi usati come “esercito” dai due schieramenti. Non abbiamo informazioni certe se i noxii ricevessero o no un sommario addestramento. Io propendo per il sì perchè, all’interno di una certa rappresentazione, poteva essere utile avere condannati a morte in grado di reggere, almeno per un po’, la spada e lo scudo. Ovviamente, tutto era funzionale ad offrire il massimo spettacolo possibile agli spettatori.


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