[STORIA] 18 novembre 1959: esce Ben Hur!

Il 18 novembre 1959 usciva nelle sale americane un film destinato a fare la storia: Ben Hur! Uno di quei pochi film che quasi tutti hanno visto o di cui almeno conoscono i fondamentali… e poi, ovviamente, la corsa coi carri!

 

ben hur locandina
La Storia del cinema

 

Qui a Narrare di Storia ci chiediamo quanto c’è di storico nella rappresentazione cinematografica. Per farlo, userò un bel saggio dello studioso olandese Fik Meijer, dedicato allo spettacolo delle corse nell’antica Roma e intitolato non a caso Il mondo di Ben Hur. Un capitolo è riservato al film.

La storia è nota. Il principe ebreo Giuda Ben Hur torna a Gerusalemme dopo essere stato ingannato dall’amico di un tempo, il romano Messala. I due si affrontano nel circo in una corsa che ha più significati: economico, politico e soprattutto personale.

Dovendo ambientare la gara in una provincia orientale dell’impero romano, a Gerusalemme, e conoscendo le differenze tra la variante greca e quella romana della corsa, i realizzatori del film hanno deciso di lavorare di fantasia? La soluzione proposta è spettacolare, a metà tra le due diverse forme.

Il Circo nel suo aspetto architettonico è stato ricostruito con sufficiente accuratezza, tranne le gabbie di partenze dei carri. Particolarmente realistico, invece, fu il procedimento per ricostruire la sabbia della pista.

Proprio come i Romani duemila anni fa, i realizzatori del film dovettero creare un’arena in cui i cavalli potessero raggiungere la massima velocità, evitando di alzare grossi polveroni che potessero infastidire gli spettatori. All’inizio stesero una base di pietra macinata e rullata con sopra uno strato spesso venticinque centimetri di fine polvere lavica, ricoperto a sua volti di altri venti centimetri di sabbia gialla. Ma già dopo un giorno di allenamento fu chiaro che i cavalli sprofondavano nella sabbia e non riuscivano a prendere sufficiente velocità. La superficie venne rimossa nuovamente, ad esclusione di quattro centimetri di polvere lavica, una base che si rivelò adatta per dare ai cavalli un terreno sufficientemente morbido.

Abbiamo più problemi per quanto riguarda i carri. Questa è una delle distorsioni della storia quando alcuni reperti si conservano, influendo sul nostro immaginario, e altri no. I pesanti carri da parata romani si sono meglio conservati dei fragili carri da corsa.

Nell’antichità i carri da corsa erano estremamente leggeri, non più di trentacinque chili, mentre quelli di Ben Hur ne pesano oltre duecento… i Romani conoscevano due tipi di carri: il carro da corsa vero e proprio e il carro trionfali più massiccio e pesante…questo appesantimento potrebbe essere giustificato se serviva a garantire la sicurezza di attori e stuntmen.

La cornice della gara, quindi, è romana. Lo svolgimento della stessa, invece, è di tipo greco. Non ci sono le tradizionali squadre (Verdi, Azzurri, Bianchi e Rossi) ma una competizione individuale. Anche lo stile di guida è greco.

I nove aurighi corrono alla maniera dei partecipanti ai Giochi Olimpici e alle altre corse negli ippodromi: tenendo le redini con due mani e non legate alla vita, come facevano i Romani.

ben hur messala vespa cinecittà
Ben Hur e Messala fraternizzano dietro le quinte!

La fantasia degli sceneggiatori si è maggiormente sbizzarrita nello svolgimento della gara.

Nelle antiche arene il regolamento era abbastanza elastico: usare la frusta e tagliare la strada per far uscire di pista il carro avversario erano considerate tattiche lecite. Ma i trucchi cui ricorre Messale per assicurarsi la vittoria non sarebbero stati ammessi in nessun ippodromo. Il suo carro munito di lame sporgenti dall’asse, con l’unica funzione di neutralizzare gli avversari, sarebbe stato immediatamente squalificato dall’arbitro. E se anche fosse riuscito a eludere i controlli, il pubblico non avrebbe mai accettato la sua competizione. E’ facile immaginare cosa sarebbe successo alla partenza. Il pubblico avrebbe fischiato l’auriga e scandito slogan affinché venisse allontanato dalla pista. Nel peggiore dei casi avrebbe invaso l’arena, linciando l’auriga dal comportamento antisportivo. Oppure la gente poteva rivoltarsi contro il comitato organizzatore, col rischio che scoppiassero gravi disordini.

Ben Hur è il perfetto esempio di come la potenza visiva della narrazione possa indurre la sospensione dell’incredulità e far entrare un film nella storia e nell’immaginario collettivo di moltissime persone.

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