[SAGGIO] La grande strategia dell’impero romano – Edward N. Luttwak

 

La grande strategia dell'impero romano

Fra le testimonianze della nostra civiltà, l’impero romano rappresenta il più riuscito esempio di governo sovrannazionale della storia: secondo Luttwak esperto di strategia militare ed ex consulente del Pentagono – la chiave per comprendere i successi dei Romani risiede nell’esemplare integrazione di diplomazia, forze militari e capacità politica e nell’impiego di sofisticate strategie di “intelligence” nei confronti dei nemici. Attraverso un’analisi rigorosa e sistematica della storia romana dal I al III secolo d.C, l’autore ripercorre le decisioni di grandi figure come Augusto, Adriano e Marco Aurelio, e portando alla luce sorprendenti somiglianze con il mondo contemporaneo – dalla pluralità di minacce da cui difendersi alla presenza di un permanente, benché limitato, stato di guerra – offre al lettore un saggio per interpretare in prospettiva le strategie politiche e militari dell’Occidente.

Roma. E’ una parola che si porta dietro un carico di significato e di mitologia come poche altre nella storia dell’uomo. Ebbene, cosa succede se applichiamo una visione moderna di “grande strategia” all’antico impero romano? Esce fuori questa opera giustamente famosa di Edward Luttwak, politologo americano e grande studioso di storia.

Luttwak è un personaggio curioso perché appare con una certa frequenza sui mass media nostrani: prima neocon e recentemente trumpiano, ho l’impressione che spesso sia chiamato per ricoprire il ruolo macchiettistico di “americano bang bang”, quello che arriva con l’irruenza di un elefante in una cristalleria e risolve problemi che noi timorosi europei non sappiamo – o non ne abbiamo più il coraggio – affrontare. Leggere i suoi saggi è quindi interessante, oltre al contenuto in sé perché si può vedere che dietro una personalità pragmatica (e che a molti può risultare antipatica) si cela invece uno studioso brillante, colto (che ha imparato il latino prima dell’italiano) e che personalmente leggo con estremo interesse perché si capisce che ha delle idee e soprattutto idee nuove e interessanti.

Dunque, dicevamo: applicare la “grande strategia” all’impero romano. Cos’è la grande strategia? E’ l’insieme di piani, dispiegamento di forze e accorgimenti che uno stato deve adottare per raggiungere in modo intelligente ed economico obiettivi “più che strategici” (il contenimenti di una superpotenza nemica, la difesa delle frontiere da minacce endemiche). Le cose si fanno interessanti quando ci si rende conto che non è solo questione di “quante legioni lasciare in Gallia e quante in Britannia” o “due divisioni corazzate in Germania Est e quattro in Polonia” ma anche dell’uso degli strumenti diplomatici, politici ed economici che permettono di conseguire gli obiettivi di una grande strategia. Per usare un termine oggi di moda, la grande strategia è connessa alla “guerra asimmetrica” (cioè la guerra perseguita con strumenti non esclusivamente militari).

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Penso che quest’uomo abbia grinta, una ottima conoscenza del latino e frequentazioni con la CIA.

Torniamo al testo. Luttwak analizza la storia di Roma dalla fondazione dell’impero fino al principio del IV secolo. La sua domanda è: quale fu la “grande strategia” con cui l’impero preservò se stesso (riuscendo anche a compiere le ultime limitate espansioni) in quei tre secoli abbondanti? Luttwak risponde individuando tre “periodi” corrispondenti a strategia di difesa dei confini altrettanto diverse.

  1. Il sistema Giulio-Claudio. I confini sono ancora “elastici” grazie all’uso degli stati clienti. Questi stati cuscinetto posti alla frontiera riparano l’impero dalle minacce a bassa intensità (una banda di cinquanta predoni è bassa intensità, un esercito di mille guerrieri può essere alta intensità) e permettono così di concentrare le legioni laddove necessario. Per esempio, per la rivolta illirica del 6-9 d.C. fu possibile concentrare in un solo luogo metà dell’esercito, qualcosa che divenne impossibile nei secoli successivi. Il sistema funzionava, come dice Luttwak, finchè “esistevano popoli e culture che potevano essere oggetto della persuasione “armata” esercitata dalla potenza militare romana, e quindi suscettibili di trasformarsi in clienti fidati.” Il sistema entrò in crisi per due motivi: il processo di romanizzazione, per cui gli stati clienti indipendenti diventavano nuove province dell’impero, e la presenza ai confini di popoli difficili da sottomettere per l’assenza di urbanizzazione sviluppata: a nord i Germani e le altre popolazioni barbariche, a sud i nomadi del deserto e ad est i Parti che, pur possedendo città grandi e ricche, facevano affidamento per reclutare il proprio esercito sugli insediamenti sparsi dell’altopiano iranico. Altro fattore di crisi fu, spesso, l’incapacità dei regni clienti di garantire l’ordine. Esempio tipico è ciò che accadde dopo la morte di Erode in Israele.

  1. Dai Flavi ai Severi. Con i Flavi ha inizio il progressivo inglobamenti degli stati periferici e la costituzione di una difesa “di sbarramento”, cioè volta a difendere il territorio imperiale da ogni tipo di minaccia (bassa o alta intensità). Ciò ci si realizza attraversa imponenti opere di difesa (il limes nel suo insieme di strade, torri, fortificazioni eccetera), lavoro diplomatico oltrefrontiera e la deterrenza costituita dalle legioni. Pur garantendo la sicurezza totale del territorio imperiale, tale sistema presente un problema grava: la sua rigidità. Spostare una singola legione dalla sua provincia ad un’altra comporta il crollo di tutta l’impalcatura difensiva, perchè viene a mancare il deterrente che induce i barbari a non tentare attacchi ad altà intensità. Per questo motivo, il sistema è definito “rigido”. Per ogni guerra di espansione (la campagna di Dacia, la campagna di Settimio Severo contro i Parti) o minaccia straordinaria (le invasioni al tempo di Marco Aurelio) è necessario il reclutamento di nuove legioni.

    SAGGIO_La grande strategia
    Rievocatori storici al Natale di Roma 2016.
  1. Dalla crisi del III secolo alla Tetrarchia. Il sistema di sbarramento di età antoniania entra in crisi per due fattori: la sua rigidità intrinseca e l’apparire di nuove e più forti minacce alle frontiere. Il continuo profilarsi di minacce ad altà intensità e le infinite guerre civili logorano il sistema, costretto a ricorrere alle vexillationes, cioè distaccamenti di una legione. Le legioni severiane avevano ancora 5000 uomini ciascuna, quelle dioclezianee circa 1000. Si ricorre perciò alla difesa in profondità: in caso di invasione, la difesa è articolata su una serie di forti e capisaldi che devono mantenere il controllo dei centri logistici e di comunicazione fino all’arrivo delle forze imperiali mobili, dislocate nelle retrovie. Ciò comporta l’evoluzione dell’esercito in due branche: forze limitanee statiche e forze comitatensi mobili. Conseguenza negativa del sistema è la difficoltà ad assicurare la difesa del territorio imperiale, che diventerà ancora più difficile con il trasferimento di forze limitanee agli eserciti comitatensi. Il sistema, quindi, è costretto a prediligere la difesa del potere imperiale sulla difesa del territorio imperiale. La grande strategia, che permetteva all’impero di “moltiplicare” l’effetto delle sue forze, è fallita.

L’esposizione è accompagnata da un apparato cartografico imponente e prezioso. Sono presenti una quindicina di mappe dettagliate delle varie zone dell’impero con dislocazione delle truppe, confini, fortezze e ostacoli naturali. Inoltre, sono presenti una decina di disegni che illustrano graficamente i sopraccitati concetti di difesa elastici, di sbarramento e in profondità.

 

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Il bordo tagliato dalla cattiva scannerizzazione non può nascondere quanto siano belle queste immagini. Nella didascalia tagliata si comparavano due casi: Armenia retta dagli Arsacidi (nero) e Armenia neutrale (bianco)
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Pericolo a bassa intensità (bande di predoni endemiche) nel deserto.

Il lavoro di Luttwak è stato oggetto di ampio dibattito e numerose critiche da parte degli storici del settore. La maggior critica è stata la sua attribuzione di un pensiero strategico coerente e consapevole alle elité romane. Difatti, sono totalmente assenti i documenti (come i verbali degli stati maggiori delle legioni o dei consigli imperiali) che potrebbero provare il perseguimento consapevole di queste strategie. Il lavoro di Luttwak è quindi stato quello di estrapolare la “grande strategia” dalle azioni dei romani. Che poi tali azioni fossero consapevoli e facenti parte di un piano più grande è difficile da stabilire.

E’ interessante notare che, come dice Luttwak a inizio e fine libro, l’interesse “grande strategico” per l’impero romano si è acuito dopo il 1945 (il libro è del 1976). La minaccia della distruzione mutua assicurata, garantita dalla bomba atomica, vide infatti la scomparsa dei conflitti “diretti” tra le due superpotenze e la necessità, in qualche modo, di coesistere. E’ proprio in questa nuova situazione che studiare l’impero romano divenne interessante, fa notare Luttwak. Oggi, nonostante il crollo del blocco sovietico, la situazione non è cambiata di molto: le guerre di massa fra nazioni e superpotenze non sono più un’opzione. Si preferiscono la guerra indiretta, la pressione economica e diplomatica, il ricatto finanziario. Il pensiero “grande strategico” dei romani rimane quindi interessante per capire come comportarsi nel mondo attuale.

Il libro termina senza trattare l’ultimo secolo di storia romana. Per fortuna l’opera successiva, “la grande strategia dell’impero bizantino”, riparte proprio dalla crisi del V secolo e costituisce il coronamento di questo saggio.

Dunque, il libro è consigliato? Sì a tutti coloro che hanno un minimo di infarinatura di storia romana imperiale, una passione per la storia militare romana o un interesse per la “grande strategia.”


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2 pensieri su “[SAGGIO] La grande strategia dell’impero romano – Edward N. Luttwak

  1. Ma ci sono tanti altri punti, la trasformazione dell’armamento delle legioni, il progressivo inglobamento all’interno delle stesse di guerrieri barbari (specie cavalleria) che se da un lato resero più agili le forze romane dall’altro le resero vulnerabili dall’interno.
    La dipendenza dagli Stati satelliti, portò al loro progressivo interesse a distaccarsi da Roma creando una frattura nell’impero e nella sua difesa. Resta il fatto che il libro di Luttwak è irrinunciabile per uno studioso di storia romana e non.

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    1. Esattamente, Luttwak parla anche di molto altro nel libro. C’è una lunga discussione sulla creazione di una riserva mobile nel III che culminerà nella famosa guardia a cavallo di Gallieno L’armamento delle legioni è un argomento ancor più centrale ne “La grande strategia dell’impero bizantino”, su cui prevedo di scrivere a breve, mentre un testo per approfondire il tema dell’arruolamento dei barbari è il libro di Barbero “Immigrati, profughi e deportati”.

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