Resoconto personale di viaggio – Vietnam 2024
Proseguiamo nel mio personalissimi diario di viaggio in Vietnam, anno 2024. Il museo di cui parlo oggi ha un’importanza esemplare. Per quanto riguarda la storia militare, infatti, esso non è uno dei principali musei del paese (non che non sia interessante, ovviamente!); inoltre è al di fuori dei circuiti turistici principali. Insomma, il museo della “Terza regione militare”, ovvero il distretto che comprende la costa settentrionale del Vietnam, è un museo rivolto ai vietnamiti. Visitarlo permette di comprendere quale sia la concezione locale di un’esposizione museale, quale i suoi scopi, quali le modalità di fruizione, quale l’atteggiamento delle persone.


Le didascalie sono tutte in lingua locale e la prima sala che si viene invitati a visitare, dopo l’ingresso maestoso in cui siamo accolti da una statua di Ho Chi Minh, è un altare dedicato sempre a lui, padre del Vietnam moderno, dove è possibile inoltre – come è tradizionale in questo paese – bruciare incenso e pregare in onore di colui – uomo o divinità che sia – l’altare è dedicato. Decisamente qualcosa a cui non siamo abituati in Occidente!

Questo museo, inoltre, come molti altri siti del Vietnam, può vantare i cosiddetti “tre no”: niente soldi, niente rifiuti, niente cibo. Cosa vuol dire? Che l’ingresso al museo è gratuito e che al suo interno non vi è alcune possibilità di compravendita di souvenir o altri servizi; che non si possono gettare rifiuti al suo interno; che non si può comprare o consumare cibo.
Ammiro altamente questo tipo di politica per molte ragioni, anzitutto perché è il modo giusto con cui sacralizzare in senso laico un’istituzione culturale. Si faccia il confronto con il triste stato (non stato materiale, intendo, ma morale) a cui sono ridotti molti nostri siti archeologici e culturali nonostante esposizioni rinnovate di recente, didascalie multilingue, luci e teche scintillanti: ingressi a caro prezzo, file interminabili di turisti, monetizzazione di qualsiasi cosa. Questo in Italia accade, ritengo, perché non si concepisce più il sito culturale come, appunto, un sito culturale, ma come un sito economico da sfruttare. E a causa di questo, noi italiani ed europei siamo ormai abituati al concetto di pagare un biglietto per visitare i luoghi della nostra storia!
Perdonate la digressione, ma sono davvero contento di aver fatto questo viaggio in Vietnam: ho visto qualcosa di diverso dal mondo nostrano. L’unico neo di questa politica vietnamita, altrimenti ammirevole, è rappresentato dall’impossibilità di comprare guide del museo e libri sul tema. Il sottoscritto avrebbe volentieri speso centinaia di migliaia di dong!
Il museo: gli interni
Il museo occupa tre piani, vi si accede senza alcun controllo e, come ogni altro museo vietnamita, è diviso cronologicamente: la guerra d’Indocina o di resistenza contro i colonialisti francesi (1945-1954), la guerra di resistenza contro gli imperialisti americani o guerra del Vietnam (1955-1975) e infine l’età contemporanea o anche età di “edificazione e costruzione della patria” (1975 in poi). Tuttavia, come da prassi dell’attuale governo vietnamita, gli eventi del passato più lontani del paese sono inseriti in continuità e riletti alla luce della storia più attuale. L’unico limite è geografico ed è rappresentato, ovviamente, dai confini della “regione militare”, che copre diverse province della costa settentrionale del Vietnam: la provincia di Hoa Binh, la regione di Quang Ninh e le province del delta del fiume Rosso.


La prima sala, dunque, raccoglie reperti di età antiche, che vanno da migliaia di anni fa fino a pochi secoli di distanza: tamburi di bronzo (molto famosi in Vietnam perché caratteristici della cultura Dong Son), armi di ogni tipo e stendardi.




Gli eroi nazionali di questa regione sono ricordati da un cartellone, con tanto di biografie dettagliate.

La prima guerra d’Indocina
La città di Haiphong e le province della zona militare 3, dopo una breve parentesi di indipendenza nel biennio ’45-’46, furono presto ricatturate dai francesi, che fecero della regione e del porto della città uno dei propri bastioni nel nord. La città fu protagonista di bombardamenti dal mare e di scontri sanguinosi: uno di essi, famoso in Vietnam, coinvolse la “Opera House”, il teatro dell’opera, costruito dagli stessi francesi e oggi uno dei simboli di Haiphong.

Il fronte nazionale del Vietminh si riorganizzò nelle campagne e nelle montagne.

Grande rilievo viene dato allo sforzo che questa regione, come ogni altra del paese, intraprese per la decisiva campagna di Dien Bien Phu, di cui ho lungamente parlato in un articolo dedicato. Un esempio è il diorama che raffigura l’attacco di sabotaggio vietnamita all’aeroporto dell’isola di Cat Bi, usato dai francesi per tutta la guerra come base aerea e poi per i rifornimenti a Dien Bien Phu.




Anche questo museo (come quasi ogni altro museo militare che ho visitato) ospita una bicicletta originaria usata nella campagna, con cui vennero trasportati i rifornimenti per lo sforzo bellico nella lontana e inospitale regione di Dien Bien Phu. Queste bici sono rimaste famose perché vennero “modificate” con l’aggiunta di uno sterzo extra (il bastone sul posteriore) che fungeva da freno ulteriore: ciascuna bicicletta caricava infatti un peso di due o tre quintali, per vie spesso impervie e accidentate.



Haiphong fu l’ultima città del Vietnam del Nord a vedere la dipartita delle forze francesi (13 maggio 1955, data ancora oggi ben ricordata in città).




Alcune fotografie raccontano, a modo loro ovviamente, anche alcuni avvenimenti “scomodi”, come ad esempio la fuga di molti vietnamiti filofrancesi o con la Francia implicati in qualche modo. Purtroppo, il mio vietnamita non è di tale livello da poter tradurre in modo da rendere le sfumature del significato, che in questo caso sarebbero importante per capire sotto che luce vengono presentati certi eventi.



La guerra contro gli americani
Nel ventennio successivo la regione militare 3 non fu più in prima linea, perché la lotta si spostò al centro e al sud del paese, tra il Vietnam del Nord (sostenuto da Urss e Cina) e quello del Sud (che ebbe un diretto e imponentissimo appoggio militare americano). Tuttavia, la minaccia poteva venire dal mare come dal cielo. A più riprese gli Usa attuarono programmi di bombardamento che avevano l’obiettivo di piegare la logistica che dal nord riforniva i guerriglieri vietcong nel sud. La regione militare 3, infatti, era sia punto di arrivo delle spedizioni di sostegno da parte dell’Urss sia punto di partenza del “sentiero di Ho Chi Minh del mare”, equivalente marino del più famoso “sentiero” terrestre.
Nell’agosto del 1964 la regione vide l’incidente (che oggi sappiamo essere di fatto una vera e propria “false flag” creata dall’amministrazione USA per giustificare la guerra) del golfo del Tonchino e, nel corso dell’operazione Pierce Arrow, l’abbattimento e la cattura del primo pilota americano in Vietnam, Everett Alvarez, che sarebbe stato liberato solo otto anni dopo (vedi foto sotto).



Fu proprio sulla regione militare 3 e sulla città di Haiphong che si concentrò l’ultimo grande sforzo americano della guerra: l’operazione Linebacker II (dicembre 1972) o anche “Dien Bien Phu dell’aria”. Una grande sala del museo ospita numerosi reperti e testimonianze.





Non possono mancare rottami e resti degli aerei americani: caschi, equipaggiamento e parti di aereo come il motore (se non vado errato) di un B-52.





E infine, la ricostruzione di una delle foto più famose della guerra una miliziana vietnamita che trascina il rottame di un aereo americano.

Gli esterni
L’ala destra rispetto all’ingresso del museo ospita diverse armi, anche imponenti, usate in guerra. Una particolarità è che le targhe, qui, hanno anche la traduzione in inglese.

Ci sono relitti di aerei, cannoni di ogni tipo, missili SAM e un aereo a reattore MiG.



Il relitto più imponente, che sembra essere l’ala di un B-52, riporta una didascalia significativa di come si racconta la storia qui in Vietnam: “durante la guerra di resistenza contro gli Stati Uniti, le forze armate della Regione militare 3 hanno abbattuto 1526 aerei di vario tipo. Questa relitto di un aereo USA rappresenta il catastrofico fallimento della “Us Air Force”.


Sul lato opposto, invece, troviamo una gigantesca statua che è la personificazione del Fiume Rosso come “madre”: è sul delta di questo fiume che vivono e traggono nutrimento milioni di vietnamiti.


Infine, un caratteristico quanto lungo rilievo parietale di bronzo rievoca i principali avvenimenti in cui questa regione militare è stata protagonista.






Conclusioni
Dunque, perché visitare questo museo? Come detto all’inizio, esso è fuori mano rispetto ai classici circuiti turistici del Vietnam. Una visita permette quindi di vedere come viene raccontata la storia al vietnamita medio.
Questo privilegio richiedere pazienza e un paio di accorgimenti: la pazienza di tradursi da soli tutte le didascalie (conoscere rudimenti di vietnamita sarebbe ideale) e l’accorgimento di NON visitare il museo in uno dei caldi e umidi mesi estivi dato che questo, come molti musei in Vietnam, non è affatto climatizzato. Detto questo, il museo (e molti altri che sono sparsi nel paese) permette, al visitatore occidentale che abbia l’apertura mentale di immaginarsi di essere altro, di vivere una vera esperienza culturale scevra di ogni problematica economica o logistica.
Dalla nostra pagina Facebook (post del 10 settembre 2024)
Dopo avervi raccontato della visita al museo “B-52 della Vittoria” stato preparando l’articolo su un altro museo, molto meno noto al grande pubblico perché non si trova nella capitale: il museo della “terza regione militare”, che include la regione costiera della città portuale di Haiphong. Una regione importante in tutta la storia del Vietnam: in questi fiumi furono fermate diverse invasioni in passato (cinesi e mongoli nel X e nel XIII secolo), qui i francesi stabilirono una propria importante base e Haiphong fu l’ultima città ad essere liberata dal dominio coloniale (13 maggio 1954); sempre da questa regione partiva, nella guerra contro gli Usa, il cosiddetto “sentiero di Ho Chi Minh del mare”.
Gli eventi però incalzano e il super tifone Yagi ha colpito proprio questa regione, funestando gli ultimi giorni della mia permanenza in Vietnam. In queste giornate drammatiche, un soldato di questa regione militare, il tenente Nguyen Dinh Khiem della 513a brigata, ha purtroppo riportato gravi ferite, poi fatali, mentre cercava di salvare un commilitone imprigionato sotto un albero.
E adesso, riguardando le foto della mia visita al museo per scrivere l’articolo, non posso non pensare che ben presto verrà aggiunta anche la foto e la storia di questo giovane e valoroso tenente…
Linebacker II o a “Dien Bien Phu dell’aria”: articolo
La battaglia di Dien Bien Phu: articolo
Museo “B-52 della Vittoria” di Hanoi: La storia per immagini della sconfitta americana nel Vietnam