[STORIA] Il museo Stibbert – Come ereditare una fortuna, spenderne un’altra e lasciare al mondo un grande museo


Il museo Stibbert di Firenze contiene una delle più vaste ed eclettiche collezioni italiane ed europee di armi, armature e opere d’arte di ogni genere. Oltre 50.000 pezzi che includono porcellane, dipinti, tappeti, arazzi e infine l’impressionante numero di oggetti militari (quasi 16.000 pezzi) provenienti da ogni parte del globo.

In questo articolo di Carlo Cavazzuti riscopriamo la nascita di questo museo grazie all’opera dell’eclettico Frederick Stibbert e diamo qualche consiglio per un’eventuale visita.

L’articolo è arricchito dalle foto scattate dallo stesso autore.

Buona lettura!


Se aveste per caso una giornata libera, o anche mezza, e voleste trascorrerla all’insegna della storia sono tanti i luoghi in cui potreste andare, dai piccoli musei di provincia ai grandi archivi documentali. Non tutti vedono come rilassante una giornata in una sala di lettura archivistica e altrettanti cercano qualcosa di diverso del solito museo civico. Nulla da togliere a questi ultimi, anzi, essi raccolgono la storia delle nostre città e la mettono a disposizione dei propri cittadini e dei turisti.

Potreste allora prendere un treno e andare a Firenze. Meta facile direte voi. Certo è che nella città toscana di storia ce n’è tanta, ma quella che vi propongo in queste righe non è così conosciuta alle masse, ma merita davvero di essere narrata, vista e apprezzata, quindi inizierò in un modo un poco insolito.

Frederick_Stibbert
Il nostro benefattore!

Tanto tempo fa, nella seconda metà del 1700, su un’isola lontana governata da un potente re c’era un generale di nome Giles Stibbert che venne mandato in India a combattere e poi, visto il suo grande successo, a governare il Bengala. Questo signore aveva dei figli, il primo dei quali, a sua volta militare, aveva avuto un maschio e due bambine: Frederick, Sophronia ed Erminia. Proprio del piccolo Frederick e della sua opera vorrei narrarvi.

Nato a Firenze da madre toscana, Giulia Cafaggi, vive la sua giovinezza in sull’isola inglese studiando a Cambridge anche se la famiglia vive a Firenze dove acquista villa Montughi, dai Davanzati precedenti proprietari.
Alla morte del padre Frederick è già un avvezzo investitore e amministratore dei grandi fondi famigliari. Ha azioni nelle ferrovie inglesi, nelle industrie per l’estrazione e l’illuminazione a gas, insomma oggi lo definiremmo uno interessato alla “new tecnologies”. Torna a Firenze e finalmente si può dedicare alla sua grande passione: lo studio della storia del costume.

Negli anni acquista mobili, dipinti e statue per poterne studiare gli abiti e le armature rappresentate, compra vasellame, abiti d’epoca, ventagli, arazzi e assolda un gruppo formato da un armaiolo con cinque operai per ristrutturare le armature che va comprando in giro per l’Europa durante i suoi viaggi, o incaricando antiquari in tutta Europa, e verso il termine della sua vita in Giappone. Gli stessi per lui crearono repliche di quelle indossate da re e imperatori famosi quando non gli fu possibile acquistarle.

Per ognuna delle sue armature pensò e fece sviluppare una sorta di piccola scenografia allestendo e decorando le sale per poter accogliere i pezzi delle sue collezioni con manichini in posa a cui fare indossare armi e costumi, stessa cosa fece per le altre collezioni arrivando anche a fare modifiche sostanziali alla villa e ad acquistare la proprietà vicina per poter ampliare lo spazio delle sue raccolte. Ripensò i cinquemila metri quadri dell’abitazione in una commistione di museo e vita quotidiana creando alternanze tra le sessantaquattro sale della grande casa.

Nella sua vita spese somme che difficilmente riusciremmo a guadagnare in una intera delle nostre anche per un singolo pezzo della sua collezione, ma fu un così preparato amministratore che non intaccò quasi il grande lascito del padre, degli zii e del nonno.
Non si sposò mai né ebbe figli e alla sua morte lasciò un testamento con indicazioni precise per come trattare il suo patrimonio, la sua villa e le sue collezioni: il danaro sarebbe andato alle sorelle assieme alla casa in centro a Firenze, la villa con il suo contenuto di oltre cinquantamila pezzi sarebbe diventata un museo, donato alla città fiorentina, a patto che nulla fosse cambiato per come Frederick stesso lo aveva pensato e fatto comporre.

A tutt’oggi l’armeria del museo è tra le migliori e più fornite al mondo con oltre sedicimila pezzi, vantando oggetti unici come l’armatura funebre di Giovanni de’ Medici detto dalle Bande Nere dagli italiani e il Diavolo del Papa dai lanzichenecchi del Frundsberg. La parte dell’armeria giapponese, posta al secondo piano, è un’eccellenza mondiale per numero di pezzi e finezza degli stessi, seconda solo a quella dell’imperatore giapponese, e contiene anche una vasta raccolta di favole, testi scritti ed illustrati e oggetti artistici e di costume. La parte della collezione di stoffe e abiti vede come pezzo forte ciò che Napoleone Bonaparte indossò alla sua incoronazione come re d’Italia. Potrete cercare nelle sale le tele di Botticelli, Crivelli e Lorenzetti.
E queste sono solo alcune delle unicità del museo.

La villa stessa è un gioiello artistico del 1800 con maioliche, affreschi e decori eseguiti dai migliori architetti, scultori e pittori della zona. Posta in cima a un colle è circondata da uno splendido parco in cui l’eccentrico Frederick fece costruire anche una copia in miniatura di un tempio egizio.

Se la vita e la casa di questo facoltoso fiorentino acquisito vi ha un poco interessato potete passare una giornata nella sua villa. Una volta giunti a Firenze andate direttamente al museo, prendete un taxi e fatevici portare o vi basterà la tramvia 1 in direzioni Careggi e scendendo alla fermata Muratori potrete farvi anche una bella passeggiata nel parco. La visita al museo è gestita in un modo che a dirvela tutta mi ha sempre un poco convinto. Chi vi accompagnerà aprirà e chiuderà le porte davanti e dietro di voi facendo sì che in un’ora e mezza abbiate visitato l’intera villa.

Se dovessi dirlo io è un po’ poco vista la mole degli oggetti esposti, ma tant’è.  Se siete un gruppo vi consiglio di prenotare una visita con il curatore: preparatissimo, gentile e cortese, che oltretutto vi permetterà di stare all’interno del museo per il tempo da voi desiderato, scegliendo il percorso a voi più congeniale tra le sale e rispondendo alle domande che sicuramente gli porgerete ogni qual volta potrete richiudere la bocca per lo stupore.

Vi parlo di gruppo perché ha un costo non indifferente che è più facile dividere tra più persone, ma nulla vi vieta di organizzarvi comunque in solitaria in questo senso.  Mi raccomando però, la cultura e la storia scaldano gli animi, ma vestitevi bene perché per questioni di conservazione il museo non è riscaldato!          


Sito del Museo Stibbert QUI

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