Grazie ai mosaici, agli affreschi e ai rilievi antichi, possiamo ancora sbirciare i gladiatori all’opera! Alcune raffigurazioni sono così realistiche che sembrano foto che catturano il picco dell’azione, facendoci ammirare la maestria dei lottatori. Come i nostri campioni sportivi, anche i gladiatori avevano mosse speciali che li facevano distinguere: il trace volteggiava in aria come un grifone, mentre il murmillo si muoveva come una murena in agguato. Ma nell’arena c’erano anche clown gladiatori, donne guerriere e combattenti che usavano persino una rete… Uno spettacolo puro e semplice!
Editore: Santelli
Pagine: 145
Formato: brossura
Data di uscita: 17 aprile 2024

Il volume Gli eroi dell’arena, seconda fatica di Niccolò Arcangeli e naturale conclusione della prima opera, rappresenta un contributo notevole, originale e, soprattutto sintetico (ovvero, di lettura facile e agevole) al fenomeno gladiatorio. Quest’ultimo aspetto non pregiudica la profondità dell’analisi che, come in Gladiatori – I protagonisti del primo Talent Show della Storia, conta invece su una davvero ottima varietà di fonti archeologiche, numismatiche, letterarie: insomma, multidisciplinari.
Con questo libro l’autore porta a compimento il discorso iniziato nel primo volume; entrambi rimangono comunque lavori indipendenti, fruibili separatamente. In Gli eroi dell’arena il focus è la classificazione e descrizione delle diverse tipologie di gladiatori attestate. Ogni capitolo è dunque dedicato ad una figura gladiatoria diversa ed è preceduto da una immagine originale, che ricostruisce l’aspetto tipico del gladiatore in questione.
In generale, uno dei maggiori meriti del libro è quello di riuscire a “storicizzare” il fenomeno, inserendolo non come curiosità isolata ma come parte integrante della storia politica, culturale e sociale di Roma, illuminando le diverse fasi della storia della gladiatura nella più ampia storia di Roma. Ogni tipologia di gladiatore, sia esso il sabino, il trace, il secutor ecc. non è soltanto espressione di un dettaglio tecnico e oplologico, ma è il riflesso di un contesto militare, politico e persino ideologico. In questo senso, il libro ha il pregio di accompagnare il lettore in un percorso che unisce archeologia, filologia, iconografia e letteratura; il tutto, come dicevo, senza mai essere pesante o eccessivamente discorsivo.
Le prime tipologie
Il primo capitolo, dedicato alle origini della gladiatura in epoca repubblica, è forse il più affascinante dal punto di vista delle fonti. Arcangeli utilizza con intelligenza non solo gli autori classici – da Cicerone a Tito Livio, da Tertulliano a Servio – ma anche rilievi, mosaici, iscrizioni e testimonianze iconografiche che arricchiscono la narrazione. Colpisce la ricchezza delle illustrazioni scelte e la capacità dell’autore di leggerle in chiave critica, senza mai scadere in una semplice descrizione didascalica.
Particolarmente riuscita è la discussione intorno al rilievo di Amiterno dove l’autore analizza la rappresentazione dei gladiatori sanniti cercando di coglierne le caratteristiche peculiari: l’elmo crestato, la lancia, lo scudo oblungo. Lo stesso vale per un fregio funerario conservato oggi all’Antiaquarium di Lucus Feroniae), in cui l’autore evidenzia i dettagli tecnici della lotta, mostrando come la presenza di un elmo con piume d’uccello possa suggerire l’identificazione con un gladiatore sannita.

La stele dei gladiatori di Bologna, diventa invece la chiave per comprendere il ruolo del tipo “gallo” e la loro graduale evoluzione/trasformazione. Il caso del gallo è emblematico: Arcangeli, soffermandosi sul rilievo di Cantalupo in Sabina, ne sottolinea i tratti distintivi e propone un’interpretazione convincente della sua evoluzione nel murmillo. Questo passaggio, documentato anche da fonti letterarie come Festo, mostra bene la capacità dell’autore di intrecciare dati archeologici e testimonianze testuali per offrire un quadro coerente.
Gli idoli delle folle
Il secondo capitolo si concentra su alcune delle tipologie più celebri e amate, come il trace, il murmillo e il reziario. Qui l’autore coniuga l’analisi “tattica” di ogni figura gladiatori inserendola nel suo contesto culturale ed emotivo. Apprezzabilissimo l’uso di una fonte come quella di Artemidoro, scrittore del II secolo d.C. di un’opera sull’interpretazione dei sogni: ovviamente, i gladiatori popolavano anche le notti delle genti antiche! Questo collegamento tra tecnica gladiatoria e interpretazione dei sogni è di grande fascino: dimostra come i gladiatori fossero entrati nell’immaginario collettivo fino a influenzare l’onirocritica. Il tipo di gladiatore che si sogna, infatti, rivela il carattere della donna o dell’uomo che si sposeranno. Il trace, ad esempio, descritto come un combattente aggressivo e dinamico, sempre in posizione d’attacco., è associato allo sposare una donna ricca e perfida. Accanto a queste considerazioni è anche discusso, indubbiamente, armamento e tecniche di combattimento del gladiatore.
Il murmillo trova nella stele di Aquileia un esempio iconografico cruciale: dedicata al gladiatore Quintus Sossius Albus, l’autore la utilizza per illustrare non solo l’equipaggiamento tipico (scutum, elmo crestato, ocrea), ma anche il risvolto sociale della carriera gladiatoria, capace talvolta di garantire prestigio e indipendenza.


Il reziario, infine, riceve un’analisi tra le più dettagliate del volume. Arcangeli approfondisce la questione delle armi, in particolare il tridente e la rete, e si sofferma anche sugli studi scientifici più recenti che hanno analizzato i resti ossei relativi ad un elevato numero di gladiatori. Questo passaggio è di grande interesse perché mostra come la ricerca scientifica contemporanea possa gettare nuova luce sulle tecniche gladiatorie. Le ferite craniche compatibili con colpi di tridente rendono viva e concreta la ricostruzione, dimostrando la serietà con cui l’autore affronta le fonti materiali.
Gladiatori e pregiudizi
La disanima del libro prosegue con l’elencazione di altre tipologie di gladiatori, ad eccezione di una breve “parentesi” dedicata a Spartaco, il quale non viene mitizzato in chiave moderna ma contestualizzato come fenomeno storico. L’autore evita le facili semplificazioni ideologiche e mostra piuttosto come la sua rivolta abbia rappresentato un trauma per Roma e un punto di svolta per la percezione dei gladiatori.
Arcangeli non trascura poi figure minori ma significative come il paegnarius, l’intrattenitore degli intervalli, ben illustrato attraverso un mosaico.Così come dedica spazio ad una lista dei gladiatori impegnati in una serie di giochi, documento prezioso che testimonia l’organizzazione e la varietà delle tipologie in un contesto reale.

Non si può ovviamente non parlare di gladiatrici: il misterioso caso della donna di Southwark, menzionato come esempio di un enigma ancora aperto, aggiunge fascino alla narrazione e dimostra come il mondo gladiatorio avesse una dimensione anche femminile, meno nota ma non meno importante.
Le considerazioni finali sul dimacherus (pag. 113) sono particolarmente stimolanti. Arcangeli ne sottolinea il ruolo negativo, quasi antisportivo, in quanto gladiatore che combatteva con due spade violando l’equilibrio tradizionale dei duelli. È un esempio efficace di come la struttura dei giochi avesse regole precise e un codice etico condiviso, la cui trasgressione era percepita come disturbo dell’ordine spettacolare.
Nelle ultime sezioni, Arcangeli dedica spazio ad aspetti tecnici e spettacolari come i pegmata, le macchine sceniche che rendevano ancora più grandiosi gli spettacoli. È un tema affascinante che arricchisce la comprensione del contesto: l’arena non era solo luogo di combattimento, ma anche di effetti scenografici degni di un teatro.
Non meno interessante è la trattazione del crupellarius, gladiatore corazzato in modo pesantissimo, di cui una statuetta ritrovata in Francia, offre una rappresentazione iconografica di rilievo. Arcangeli sottolinea come questa tipologia estrema fosse al limite tra realtà e leggenda, ma capace di colpire l’immaginazione romana.
Conclusioni
Gli eroi dell’arena si conferma un’opera di grande valore, che unisce rigore e leggibilità. L’uso costante di immagini, rilievi e mosaici non è mai decorativo, ma sempre funzionale a una ricostruzione critica; anch’io, in questa recensione, ho voluto privilegiare questo aspetto per evidenziare la ricchezza e la qualità dell’apparato iconografico del libro.
La recensione complessiva non può che essere positiva: il libro offre al lettore non solo una panoramica delle tipologie gladiatorie, ma soprattutto una chiave per comprendere la mentalità romana, il rapporto tra spettacolo, potere e società. Ogni figura – dal trace al murmillo, dal reziario al crupellarius – diventa tassello di un mosaico che restituisce la complessità e la grandezza del fenomeno gladiatorio. Assieme al primo volume si ha così un quadro completo di questo grande “spettacolo” dell’antichità.
La prima opera dell’autore sul mondo dei gladiatori: I protagonisti del primo Talent Show della storia (edizione ampliata)
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