Museo “B-52 della Vittoria” di Hanoi: La storia per immagini della sconfitta americana nel Vietnam

Resoconto personale di viaggio – Vietnam 2024


I musei del Vietnam, in particolare quelli dedicati alla storia più recente del paese, hanno una caratteristica in comune: il materiale esposto all’esterno, spesso nel giardino dell’edificio stesso – prima dell’ingresso vero e proprio, insomma – è interessante e importante quanto quello esposto nelle sale interne.

Il museo “B-52 della Vittoria” di Hanoi è l’esempio perfetto di ciò che dico. In questo caso, è il nome stesso ad anticiparci qualcosa di straordinario: quanti musei del mondo portano nel nome un’arma appartenuta al nemico? Il B-52, infatti, era ed è tuttora (nonostante sia entrato in servizio più di mezzo secolo fa!) una delle principali armi statunitensi perché è uno dei bombardieri strategici a lungo raggio facente parte della triade nucleare americana. La proiezione del potere americano nel mondo passa, detto brutalmente, dai suoi sottomarini (componente navale), dai suoi missili (componente terrestre) e dai suoi bombardieri (componente aerea).

Già da qui si può intuire che il museo racconta una storia eccezionale: la sconfitta di un nemico nettamente superiore per mezzi e tecnologie. Ho ripercorso questa storia in un articolo pubblicato quasi due anni fa, in cui spiegavo con dettagli tecnici lo svolgimento delle operazioni aeree di Linebacker II e le contromisure vietnamite. L’immagine riduttiva di “pantano nella giungla” che spesso si ha del conflitto vietnamita sparisce di fronte a Linebacker II, che vide i nordvietnamiti sviluppare un sistema rudimentale ma efficace di intercettamento dei bombardieri in arrivo: guerra elettronica in purezza, insomma.

Il museo venne realizzato nel 1997, in occasione del 25° anniversario della battaglia, nota in Vietnam come “Dien Bien Phu dell’aria”; è stato poi rinnovato nel 2021-2022.

Il museo in occasione del rinnovamento del 2022 (50° anniversario della battaglia).

L’interno del museo si articola su due piani. Il primo è dedicato alle forze armate della provincia di Hanoi e agli avvenimenti avvenuti in questa regione nell’arco dell’intera storia vietnamita; il secondo piano, invece, oltre ad una ricostruzione con manichini del comando di Hanoi durante l’operazione Linebacker II, ospita una sala dedicata agli americani e una seconda invece al supporto mondiale per la causa vietnamita.

Il museo “B-52 della Vittoria”: l’esterno

Pianta approssimativa dell’esterno: l’edificio museale in arancione, uffici in blu, il relitto del B-52 in azzurro e in verde le batterie SAM.

La prima lieta sorpresa per un occidentale, in particolare per un italiano come il sottoscritto – rassegnato ormai all’assalto dei nostri siti archeologici e museali da parte di turisti di ogni parte del mondo – è che i musei in Vietnam non subiscono l’invasione di orde di turisti ciabattanti come accade dalle nostre parti. Da quel che mi è stato detto, infatti, i musei sono soprattutto affollati da scolaresche locali: è sufficiente quindi recarsi in un giorno “non scolastico” per poter godere di una visita tranquilla. Ovviamente, a questo concorre il numero molto più basso di turisti che visitano annualmente il Vietnam rispetto all’Italia.

Detto questo, è impressionante varcare il cancello del museo senza dover sottostare ad alcun controllo né pagare biglietto e, immediatamente, entrare a contatto con la Storia. Scrivevo poc’anzi che i musei vietnamiti sono interessanti tanto all’esterno quanto all’interno. In questo caso, siamo subito accolti dall’imponente relitto di un B-52 ricostruito con rottami e parti semidistrutte. È persino possibile camminare in mezzo all’aereo e attraversarlo da parte a parte. Le foto che vedete sono tutte state realizzate dal sottoscritto, ad eccezione di quella dall’alto, presa dal sito del museo.

L’esposizione esterna è arricchita poi da due batterie lanciamissili di tipo SAM-2, un modello di radar P-35 e diversi pezzi di contraerea tradizionali: ognuna di queste armi giocò un ruolo fondamentale nella battaglia. Vedere dal vivo una batteria lanciamissili fa comprendere quale fu lo sforzo vietnamita per trasportare e armare queste armi, che giungevano ovviamente dagli alleati del blocco socialista; ma il compito più importante fu quello del radar. Nel lungo articolo dedicato alla battaglia ho raccontato gli sforzi vietnamiti (durati letteralmente anni) per studiare il segnale elettronico emesso dai B-52: fu questa tenace preparazione a consentire poi di intercettare, nelle notti del dicembre 1972, la posizione dei bombardieri strategici e sparare contro di essi a colpo sicuro.

Ancor più d’effetto è vedere che i reperti sono integri e in buono stato; sono tutti appartenuti alle forze vietnamite e anche usati in guerra, come recita la didascalia sottostante.

L’interno del museo “B-52 della Vittoria”: 1° piano

Le sale del primo piano: le forze armate di Hanoi in diversi periodi storici: pre-1930, 1930-1945, 1945-1954, 1954-1975 e attuale.

Il visitatore è accolto da una statua di bronzo raffigurante, almeno – nella penuria informativa tipica di ogni museo vietnamita – il popolo di Hanoi impegnato nella guerra di resistenza all’invasore imperialista. Il primo soldato impugna una mina anticarro di origine giapponese, il cui impiego richiede il sacrificio del soldato.

Sulla sinistra, alcune teche ospitano reperti di antiche dinastie del Vietnam, ma è senza dubbio affascinante il grande rilievo di bronzo che, dalla forma di drago, raffigura Hanoi così com’era nei tempi passati. Tale scelta non è casuale, perché l’antico nome di Hanoi era “Thang Long”, ovvero il “drago che vola”.

Hanoi “drago volante”, capitale di migliaia di anni di cultura e di eroi. “Thang Long” significa il “drago che vola” ed è un appellativo di Hanoi.

Le altre sale egualmente celebrative, ma raffigurano anche la durezza della guerra. Una sala ospita una “scenografia” mista di rilievi di bronzo con dipinti parietale. Da sinistra a destra è possibile osservare diverse fasi della battaglia: la distruzione degli edifici pubblici, la fuga degli sfollati, la risposta della contraere, l’abbattimento di un B-52: quest’ultima immagine è ricorrente in tutto il museo e, confesso, ritengo abbia anche un valore artistico. Il trionfo finale del popolo vietnamita – così interpreto io – è rappresentato dalla verticalità assoluta dell’aereo, un qualcosa che può vivere solo in orizzontale, altrimento è destinato a schiantarsi. La verticalità della rappresentazione, quasi totemica, conferisce un che di “religioso” o almeno spirituale alla raffigurazione.

Sulla rappresentazione campeggia una significativa frase di Ho Chi Minh (perdonate la traduzione maccheronica):

Prima o poi, l’impero americano invierà i B52 ad attaccare Hanoi, e solo quando perderà si arrenderà… in Vietnam, l’America sta perdendo sicuramente, ma perderà solo quando perderà nei cieli di Hanoi”
Ho Chi Minh – 29 dicembre 1967

Un’altra categoria di oggetti esposti è rappresentata dalle fotografie: potrebbe sembrare una scelta pigra, in realtà si rivela molto utile e non meno interessante delle altre perché la maggioranza delle foto sono uniche (non disponibili su internet) e sono anche in buona qualità di stampa.

Non possono mancare ovviamente delle mappe per contestualizzare il tutto: la prima raffigura le rotte d’avvicinamento dei bombardieri americani, la seconda i siti di Hanoi colpiti.

Un altro tipo di reperti è costituito dal riutilizzo dei rottami degli aerei – metallo di buona qualità – come oggetti di vita quotidiana: anche di questo parlai nell’articolo di due anni fa.

Infine, anche alcuni “martiri” della patria sono ricordati. La persona che mi accompagnava ha difatti riconosciuto subito – per averne sentito parlare a scuola – il soldato la cui foto e il cui diario erano esposti nella teca sottostante.

Il diario di Dang Thuy Tram; “Per sempre ventiquattro anni”; lettera di un “martire” alla famiglia e un attestato di merito.

Mi sono accorto di non aver fatto foto panoramiche dell’interno (credo si sia intuito che io non sia un buon fotografo), perciò ne aggiungo qualcuna dal sito stesso del museo.

L’interno del museo “B-52 della Vittoria”: 2° piano

La prima sala si chiama: “Il mondo con Vietnam, il paese con Hanoi”, mentre l’ultima è “Difesa aerea strategica e tattica degli Stati Uniti”

Il secondo piano offre due stanze e una sala di ricostruzioni che al momento della mia visita era però disattivata. La prima è la guerra dal punto di vista degli Stati Uniti. Il reperto più impressionante, anche per il collocamento, è il sedile eiettabile di un B52 abbattuto il 26 dicembre sui cieli di Hanoi.

Altrettanto impressionante è la gigantografia che raffigura la cattura di un pilota americano, scortato da uno smilzo soldato nordvietnamita.

Una teca accoglie alcuni oggetti recuperati dai piloti americani prigionieri.

La seconda sala del piano, dall’eloquente titolo “Il mondo al Vietnam, la nazione intera ad Hanoi”, alcune testimonianze del grande supporto popolare che la causa vietnamita suscitò in giro per il mondo: ci sono anche testimonianze dall’Italia.

A voler fare l’avvocato del diavolo, voglio far notare che non vi sono sale dedicate a chi rifornì il Vietnam di aiuti materiali fondamentali per la vittoria, cioè l’Unione Sovietica e anche la Cina, e scarni sono i cenni nelle didascalie. Tuttavia è anche giusto far notare che nel popolo vietnamita il “mito sovietico” è ancora molto forte e il contributo dell’Urss noto a tutti; più ambiguità, invece, nel considerare il vicino cinese, responsabile pochi anni dopo la fine della guerra di un’aggressione militare…

Qualche riflessione…

La storiografia non è affatto concorde nel significato e nei risultati dell’operazione Linebacker II o “Dien Bien Phu dell’aria”. Non pochi storici occidentali considerano Linebacker II un successo americano perché costrinse i nordvietnamiti al tavolo della pace; i quali vietnamiti, però, invece sottolineano come le perdite americane di B-52 furono così numerose da mettere a rischio la deterrenza nucleare americana nei confronti dell’Unione Sovietica.

Un’altra fonte di dibattito è il numero di B-52 abbattuti. Le fonti occidentali, all’unanimità, asseriscono che esse siano state di 16 unità e che ogni altra cifra sia una menzogna nordvietnamita. Il Vietnam riporta invece 34 abbattimenti, con toni ovviamente celebrativi. Il sottoscritto, studiando alcune fonti originali, pur non potendo dare una risposta definitiva, rimane cauto nel definire la cifra vietnamita una falsificazione. Ricordo infatti che gli Usa, nel conflitto del Vietnam, divennero noti per la pratica del body count, cioè misurare il successo di una missione o di una battaglia dal puro numero di nemici uccisi (e non dai risultati strategici e politici conseguiti); una pratica “corruttiva” che portò numerosi ufficiali ad inflazionare i rapporti

Abbiamo detto qualcosa della Storia della “Dien Bien Phu dell’aria” e per altre info rimando, ancora una volta, al mio articolo; cosa possiamo invece dire riguardo a questo museo in sé? Vale la pena di una visita? L’esposizione è chiara e avvincente? Le risposte vanno prima contestualizzate. In Occidente, da quel che ho visto, le esposizioni museali hanno anzitutto lo scopo di fornire al visitatore nozioni e informazioni in modo divulgativo. Una conseguenza deleteria di questo, però, è che i musei sono “anche” luoghi commerciali.

Questo non accade in Vietnam dove i musei hanno anzitutto lo scopo di educare il visitatore e fornirgli una visione ben precisa della Storia e di come si sono svolto i fatti. Per questo, è molto raro trovare in un museo vietnamita un qualsiasi negozio (souvenir, cibo o libreria) e anzi l’etichetta “no commercio” è rivendicata con orgoglio da diversi siti museali. Un grosso svantaggio per il sottoscritto – visitatore occidentale – è l’impossibilità quindi di comprare guide turistiche o cataloghi del museo, che sarebbe incredibilmente utili ma che, forse, neanche esistono. D’altra parte, almeno, la mia vista non è offesa dalla visione, consentitemi l’espressione evangelica, del “tempio in vendita”, cioè un sito culturale, che laicamente è sacro, ridotto a luogo di commerci.

Comunque stiano le cose, per facilità d’accesso e importanza dei reperti esposti e ricostruzioni grafiche, il museo è assolutamente consigliato. Consiglio inoltre, al contrario di quanto ha dovuto fare il sottoscritto per necessità logistiche, di prolungare la visita dal museo al vicino lago di Huu Tiep, dove affiora ancora un rottame di uno dei B-52 abbattuti.


http://baotangchienthangb52.com.vn/: il sito del museo. È discretamente ben fatto, anche se interamente in vietnamita…

Linebacker II o La “Dien Bien Phu dell’aria”: articolo completo

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