Tre eroi e un fiume – Storia del Vietnam
Nell’estate del 2024 ho soggiornato nel Vietnam del nord e ho avuto modo di visitare diversi musei e siti d’interesse culturale. Oltre alla scoperta della storia di un paese troppo spesso ridotto e appiattito sugli eventi del XX secolo, è stato interessante anche vedere scoprire sia la concezione espositiva di questi luoghi in un luogo, anzi un mondo, così diverso dal nostro. Nei miei precedenti articoli, dedicati al museo “B-52 della Vittoria” e al museo della “Terza regione militare” si era già potuto apprezzare come in Vietnam la dimensione economica della cultura fosse pressoché assente, al contrario di quanto ormai sta prendendo piede dalle nostre parti.


Questa caratteristica è quanto mai presente nel sito di cui parlo oggi, ovvero il “Luogo delle reliquie di Bach Dang” (traduzione approssimativa), dove Bach Dang è uno dei corsi d’acqua del sistema del fiume Rosso, il cui delta è formato da numerosi rami. Il Bach Dang, cioè fiume del “glicine bianco”, costituisce la migliore via d’accesso fluviale, per chi viene da nord, alla capitale Hanoi. In passato, dunque, le potenze straniere come la Cina e l’impero mongolo hanno usato proprio questo fiume per invadere il paese; al tempo stesso, qui si concentrarono gli sforzi difensivi dei vietnamiti in almeno tre diverse occasioni tra X e XIII secolo d.C.
Il sito di Bach Dang implementa, come molti altri luoghi del Vietnam, la politica dei “3 no”: niente tasse, niente rifiuti, niente commercio. In altre parole, l’ingresso al sito è gratuito, non vi si possono gettare rifiuti né, soprattutto, vendere o acquistare alcunché, compreso cibo e acqua (per quest’ultima ci sono distributori gratuiti). Tale politica, assente in altri siti che sono prettamente turistici o rivolti anche ad un pubblico occidentale (come la famosa baia di Ha Long, che ho visitato) ha il compito di sacralizzare un certo sito o museo e riconoscere il suo valore culturale ed educativo.
La storia
Il sito di Bach Dang è di costruzione molto recente: realizzato tra 2008 e 2016, è stato completato nel 2021. Esso fa parte, a mio giudizio, del “revival” del passato che il governo attuale sta intraprendendo da molto tempo; tale politica non è soltanto calata dall’alto ma, da quel che ho potuto vedere e sentire nel mio viaggio, ha anche una rispondenza nel comune sentire popolare. Del resto, questo è il preambolo della più recente costituzione vietnamita, emanata appena una decina di anni fa (2013):
Nel corso della sua storia millenaria, il popolo vietnamita, lavorando con diligenza, creatività e combattendo coraggiosamente per costruire e difendere il proprio paese, ha forgiato una tradizione di patriottismo, solidarietà, umanità, rettitudine, perseveranza e indomabilità che ha creato la civiltà e la cultura vietnamita odierne.
Un esempio ulteriore è la riscoperta del “festival dei Re Hung”, leggendari fondatori del Vietnam antico e di cui ho parlato, a margine, in questo articolo (Link). Nel caso di Bach Dang gli eventi, invece, sono di epoca storica. Stando a quanto ho potuto leggere, infatti, in tre diversi momenti generali e imperatori vietnamiti sconfissero gli invasori proprio in questo fiume. In tutte queste occasioni, la tattica fu la stessa: la flotta nemica (cinese o mongola) venne attirata sul fiume con l’alta marea e distrutta quando poi la bassa marea portava alla luce i pali in punta di ferro e affilati precedentemente installati sul letto del fiume.
La ripetizione di simili eventi a distanza di anni è forse storiograficamente sospetta; tuttavia, non avendo un livello di conoscenze tale da potermi esprimere, mi limito a riportare ciò che ho visto nel sito di Bach Dang, cioè la versione ufficiale.


Il museo
Dopo aver percorso un bel viale pavimentato ombreggiato da grandi alberi secolari, si giunge di fronte ad un piccolo museo, all’ingresso del quale bisogna togliersi le scarpe. Come molti altri, le didascalie sono solo in vietnamita.


Il museo ospita diversi reperti delle battaglie, armi, statue di bronzo nonché libri e foto della storia recente del sito con i vari leader politici e militari che hanno reso omaggio agli eroi del passato; vi sono anche alcuni pali di legno che le didascalie assicurano risalire all’epoca della dinastia Tran (XIII secolo) e, che da quel che ho letto altrove, sono stati ritrovati alla metà del secolo scorso.





Un pezzo molto interessante è un grande mosaico in madreperla (approssimativamente 2 metri di altezza per 4 di larghezza) che raffigura la battaglia del 1288 e che è stato realizzato in tempi recenti (nel 2017-2019 dall’artista Nguyen Dinh Vinh). Lo scenario è epico e l’attenzione al dettaglio è meticoloso. La flotta mongola è raffigurata nell’attimo in cui viene colta dalla bassa marea del fiume e le sue navi si arenano sui pali di ferro. Le imbarcazioni sono assaltate dall’esercito vietnamita.



Tre mappe rappresentano le battaglie di cui il fiume fu protagonista negli anni 938, 981 e 1288. Come si può vedere, l’andamento fu simile in tutte e tre le occasioni: un’invasione da nord, il tentativo di risalire il fiume e la controffensiva vietnamita.



Numeroso foto testimoniano l’importanza che il sito ha ricevuto negli ultimi anni da parte della politica.

I templi
Il lungo percorso che dal museo porta alla “piazza della Vittoria” sul fiume, dove ci sono le statue dei tre eroi in questione, è costellato di santuari e templi. Non sono un esperto di religione buddista né delle credenze tradizionali vietnamite; né dopo diversi mesi di permanenza potrei con facilità rispondere alla domanda “i vietnamiti sono un popolo religioso?”
Provenendo il sottoscritto da un retroterra di religione abramitica e monoteistica, i cui riti e credenze sono estremamente diverse, molte cose mi sfuggono. Sono però anche uno scrittore di romanzi storici ambientati nell’antica Roma e questo, incredibilmente, mi ha aiutato. Non deve stupire se dico che le pratiche religiose tradizionali cui ho assistito in Vietnam sono molto vicine (nella concezione e nell’insieme, non certo nel dettaglio dei riti) a quel che ho studiato dei riti pagani greco-romani.
I templi del sito di Bach Dang sono dedicati a personaggi del passato (un tempo per ognuno dei tre eroi di cui parlo più sotto) e del presente, divinità come la Grande Madre e spiriti come quello del fiume Bach Dang; ovviamente, anche al Buddha. In ognuno di essi è possibile bruciare incenso di fronte alla statua che, suppongono, personifica lo “spirito” in questione, pregare e lasciare delle offerte.





Il più suggestivo è senza dubbio la pagoda “Truc Lam Tu Trang Khen” , in cima ad un vero e proprio cocuzzolo, che si raggiunge tramite una lunga e per niente agevole scalinata costellata delle tradizionali bandiere buddiste.









Le foto che seguono non sono mie ma sono dello stesso luogo (fonte):


Dopo questa serie di templi, un’isola artificiale al centro di un laghetto, circondato da alberi piantati da leader politici e comunità del Vietnam, accoglie una grande stele, che riposa sul guscio di una tartaruga di pietra, dove è riportato il testo integrale del Hich Tuong Si, il “Proclama agli ufficiali”, che il principe Hung Dao rivolse all’esercito vietnamita radunato prima dell’invasione dei mongoli (1284). Il testo è “una manifestazione splendente dell’amor patrio e della volontà di indipendenza” (come scrive Le Thanh Khoi in Storia del Vietnam, Einaudi, Torino, 1979). Alcuni stralci del proclama, che traduco a braccio dalla versione in inglese:
“Voi ed io siamo nati in un periodo di difficoltà e siamo cresciuti in un momento in cui la patria era in pericolo… Non saranno state solo le tombe dei miei antenati ad essere calpestate sotto il tallone dell’invasore, ma anche quelle dei vostri antenati verrebbero violati. Sarei umiliato in questa vita e in centinaia di altre a venire, e il mio nome verrebbe ignominiosamente offuscato… poiché i mongoli sono i nostri nemici mortali, non possiamo vivere sotto lo stesso cielo con loro! Se rifiutate di combattere i mongoli, di lavare via la vergogna nazionale, se non addestrerete i vostri soldati a scacciare questi barbari, sarà inevitabile arrendervi a loro. Se questo è ciò che volete, i vostri nomi saranno disonorati per sempre. E quando il nemico sarà stato finalmente sconfitto, come potrete tenere la testa alta tra Cielo e Terra?”


Nelle foto sopra si può notare, sopra la stele, la “bandiera dei cinque colori”, che rappresenta la religione tradizionale vietnamita (che sono cosa diversa dalle pratiche buddiste).

In un piazzale vicino a questo, invece, quattro stele di pietra, anch’esse sopra delle gigantesche tartarughe, riportano gli epitaffi dei tre eroi in questione e, inoltre, delle parole di un discorso Ho Chi Minh (che, ho dimenticato di scrivere sopra, possiede anch’egli un suo tempio accanto a quelli degli altri).



Nel piazzale vi sono alcune opere d’arte che raffigurano la posa dei pali che assicurò ai vietnamiti la vittoria, assieme ad elefanti e cavalli da guerra dell’epoca. Se i templi e le pagode offrono un’esperienza molto diversa da quelli dei nostri luoghi religiosi di origine cristiana, questo piazzale, invece, ricorda molto da vicino un sacrario militare come quelli delle guerre mondiali.






Ci sono poi altri due templi, dopo tale sacrario: il primo è il “Bạch Đằng Hộ Quốc Tự” che mi è stato tradotto approsimativamente come “Pagoda del fiume Bach Dang che protegge la nazione”; e poi “Bạch Đằng Vân Phong Từ” (Pagoda del fiume Bach Dang nuvole e vento). Ho visitato l’interno del primo, dov’era in corso una accorata preghiera buddista.





Le statue dei tre eroi: piazza della Vittoria
Il punto d’arrivo del percorso è, ovviamente, “piazza della Vittoria”. Ho persino fatto un video di avvicinamento al sito. Si tratta di una piattaforma artificiale pavimentata in granito ed eretta sul fiume Bach Dang dove vi sono le statue (di bronzo massiccio, mi è stato detto) dei tre eroi, ognuno con il proprio piedistallo e altare per le offerte e le preghiere. Durante la mia visita vi era bassa marea e un vasto tratto di fiume era, in effetti, un banco di sabbia, da cui spuntava i famosi pali di ferro, ricostruiti per l’esposizione.



- Ngo Quyen (898-944), raffigurato al centro. I suoi piedi scalciano le onde e il braccio è teso verso l’oceano; la mano è sull’elsa della spada, così come per gli altri due. La sua vicenda si colloca nel periodo frammentato della storia cinese delle “Cinque dinastie e Dieci regni”. Egli si ribellò al regno degli Han meridionali e sconfisse sul fiume Bach Dang la flotta del principe Hong Cao.
- A sinistra, in posa salda e ferma, abbiamo l’imperatore Le Dai Hanh (noto come Le Hoan in vita) nato 941 e regnante dal 980 al 1005, vincitore nel 981. Egli sconfisse un nemico più pericoloso, cioé la Cina appena riunificata dalla dinastia Song
- Infine, a destra, il principe reale Tran Hung Dao (1228-1300), generalissimo delle forze di terra e di mare vietnamite nel corso delle due invasioni mongole del 1285 e 1288. In mano tiene un rotolo, riferimento forse al famoso “Proclama agli ufficiali” che egli rivolse alle truppe al principio dell’invasione mongola.



Per concludere…
Oltre ai fatti storici e al confronto con una cultura diversa, una visita al sito di Bach Dang permette anche di comprendere un aspetto profondo del Vietnam moderno; aspetto profondo che si sintetizza nella seguente foto (che non è del sottoscritto):

Fonte immagine di copertina: https://haiphong.gov.vn/tin-tuc-su-kien/Khu-di-tich-Bach-Dang-Giang-Noi-hoi-tu-honthieng-song-nui-55755
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