
Roma, 79 d.C. La plebe irrequieta e sempre violenta è tenuta sotto controllo da due elementi: panem et circenses. Per consolidare la propria posizione sul trono dell’impero, Vespasiano vuole far acclamare come suo successore il figlio Tito durante i cento giorni di giochi gladiatori e gare di corsa che dovranno inaugurare il Colosseo. Inoltre, intende farlo sposare con la nipote di Pudente, un patrizio capo degli aediles, così da garantirsi una posizione inattaccabile in Senato. Il piano procede al meglio, fin quando non arriva a Roma Berenice, regina dei giudei in esilio…
Pagine: 288
Data di uscita: 9 luglio 2024
Formato: Cartaceo ed ebook
Editore: Newton Compton
L’editore mi ha fornito una copia ebook per un’onesta recensione
Barbara Frale non è autrice nuova su questi lidi. In passato ho già recensito due romanzi della sua serie di thriller “medievali”, incentrati sui cavalieri Templari, Filippo il Bello re di Francia, papa Bonifacio VIII e gli eventi a cavallo fra XIII e XIV secolo (che sono anche il campo di ricerca storica dell’autrice). Si trattava di romanzi che avevo apprezzato nella loro dimensione intellettuale e colta di “mystery novel”, un po’ meno per la loro componente di suspence: le trame, insomma, non mi avevano colpito e non sono rimaste, a distanza di tempo, impresse nella mente.
Questa sua nuova opera, Imperium, mi ha colpito (e in positivo!) per diversi aspetti, che contraddicono alcune delle impressioni. Anzitutto, abbiamo una nuova ambientazione storica, cioè quella dell’antica Roma in un periodo, quello compreso tra la guerra giudaica (66-70 d.C.) e l’avvento della dinastia Flavia (70-96 d.C.) di cui ho una conoscenza approfondita. Ero davvero curioso di vedere su cosa si fosse concentrata l’autrice e in che modo avesse poi reso l’informazione storica per il lettore. Nel corso della lettura ho riconosciuto diverse citazioni ad eventi e fatti storici, ma ho anche appreso molte cose nuove: il romanzo non è soltanto incentrato sul mondo romano, infatti, ma anche su quello giudaico e sulla sua preminente sfera religiosa. Questa possibilità, di apprendere leggendo, è una peculiarità del romanzo storico; quando poi si legge il romanzo di una professionista del settore (che ha dunque competenze in ciò che dice), la soddisfazione è doppia.
Purtroppo, un’assenza che si è fatta sentire (almeno così è nella copia ebook da me ricevuta) è quella della classica “nota storica”, che appare quasi sempre al termine di un’opera come questa. Per buona parte della lettura, infatti, mi sono chiesto quali elementi fossero veri e quali inventati: alcuni ho potuto riconoscerli grazie ai miei studi; su molti altri ho ancora dubbi che richiederanno un approfondimento personale.

Prima di addentrarci nella intricata trama di Imperium faccio una precisazione. Non leggete la sinossi presente sul sito web della Newton (e credo anche sugli altri siti di e-commerce e ovviamente in retro o quarta di copertina del cartaceo): gli spoiler sono davvero eccessivi; ho infatti fortemente tagliato quella che leggete ad inizio articolo. Fate come il sottoscritto, perciò, è iniziate direttamente dalle prima pagine del romanzo.
Orbene, che romanzo è questo Imperium? Nella sua essenza è un romanzo di forti figure femminili che tentano di soddisfare le proprie aspirazioni amorose (alcune) oppure i propri obiettivi “profani” (altre). Da questo punto di vista, Imperium offre un intreccio elaborato, quasi aggrovigliato, con diversi personaggi che interagiscono tra di loro. Nonostante questo, la temperatura della narrazione è ben gestita e, soprattutto dalla seconda metà del romanzo in poi, si fa decisamente calda. Ci sono anche diversi colpi di scena ben gestiti e non, come spesso accade, concentrati nel solo finale.
Il tema centrale, dacché l’ambientazione del romanzo, dopo un’iniziale parentesi nella Gerusalemme del 70 d.C., è la Roma dell’ultimo anno di Vespasiano (79 d.C.), è la successione imperiale e, dunque, le scelte (o imposizioni) matrimoniali sul presunto erede Tito; che però aveva anche un fratello minore, cioè Domiziano. È su questo che si innestano le varie vicende: quella della principessa giudaica Berenice; della giovane vestale Vibia; della nobile Pudenziana, figlia di un senatore; della gladiatrice Achillia. La protagonista indiscussa è Berenice. La Frale ribalta una certa “leggenda nera” sulla donna, vista spesso come corrotta e meretrice. La Berenice del romanzo è invece una devota donna giudaica, pienamente consapevole del proprio ruolo e che ha avuto un passato molto difficile di difficoltà e violenze. Vibia è vestale, ma vorrebbe essere altro e intriga per realizzarlo, così come Achillia. In definitiva, ogni personaggio femminile è insoddisfatto, per un motivo o per un altro, della propria posizione.

L’autrice non ha solo creato o descritto personaggi femminili forti: è riuscita a ricostruire in dettaglio un contesto di fatto multiculturale, in cui cioè diverse etnie con diverse religioni in qualche modo “coesistono” oppure si combattono nello stesso spazio geografico. In particolare, è vibrante il quadro della Roma del I secolo d.C. Nel romanzo si passa agevolmente da una scena ambientata nel tempio di Vesta, con le sacerdotesse di tale culto statale, alle sinagoghe “clandestine” nella Suburra. Tale contesto è reso anche psicologicamente: il timore dei Romani nei confronti delle profezie; la speranza riposta nel proprio dio da parte dei Giudei unita alla “nostalgia” per il Tempio da pochi anni distrutto; il diverso approccio all’elemento superstizioso e soprannaturale (cioè, percepito come tale).
Nel romanzo appaiono anche diverse figure maschili, come il futuro imperatore Tito, il prefetto di origine giudaica Tiberio Alessandro, l’auriga Scorpus e l’erudito Flavio Giuseppe. In generale, gli uomini sono figure più statiche rispetto a quelle di cui ho parlato prima, ma sono comunque dotate di una certa profondità psicologica, in particolare Tiberio Alessandro. In proposito, un’attrattiva di Imperium è stata costituita dal modo insolito con cui l’autrice presenta diversi personaggi storici, dove “insolito” è inteso rispetto a quanto proposto da autori di altri romanzi (persino dal sottoscritto nella sua opera d’esordio qualche annetto fa!). Vespasiano, ad esempio, è sempre stato visto come un “buon imperatore” dai sani principi e che seppe rimettere in ordine la barca dello stato; il figlio Tito anch’egli “bravo” ma con alcuni difetti giovanili; e poi Domiziano, spesso trattato come un mostro; Antonia Cenide, concubina dell’imperatore, una figura “romantica” ante litteram; Domizia Longina moglie di Domiziano una donna tragica e sfortunata. Ebbene, in Imperium nessuno di questi personaggi è presentato in tale modo. Vespasiano è un vecchio ossessionato dall’immagine che il mondo avrà di lui e della sua dinastia; Tito è vittima della passione amorosa; Antonia Cenida è un’intrigante pronta a ricorrere a mezzi letali.
I minus del romanzo, per me, sono rappresentati dal cenno di trama “mistery” presente nelle prime battute, che poi però rimane sostanzialmente inesplorato: sarà forse recuperato nell’inevitabile sequel del romanzo (di questo parlo in dettaglio fine articolo). Un’altra cosa che mi ha fatto storcere il naso è il ricorso al cliché che, personalmente, chiamo dell’origlione: ovvero, quando svolte di trama e altri eventi importanti sono effettuati per mezzo di personaggi che spiano le conversazioni di altri. In Imperium questo accade almeno due volte; la seconda, in particolare, è abbastanza surreale e in parte rovina l’ottima tensione narrativa costruita in precedenza.

Parliamo dello stile dell’autrice, che in passato si distingueva per delle forme raffinate e un po’ baroccheggianti. In Imperium invece esso si è decisamente evoluto e ritengo, personalmente, in meglio. C’è un evidente snellimento del periodo e dei termini, ma ciò non significa che non vi siano momenti con descrizioni particolareggiate o un po’ più “poetiche”. Ho particolarmente apprezzato la scena in cui Berenice ritrova a Roma uno dei sacri e preziosi veli del Tempio di Gerusalemme e ne rimane commossa; o la scena in un bagno termale in cui Vespasiano convoca i senatori per discutere degli imminenti giochi e dei loro dettagli crudeli. I dialoghi si sono senza dubbio “asciugati”, ma non per questo sono meno forti. Il risultato è che ho letto il libro nel giro di un paio di giorni (merito anche della trama, ovviamente).
Infine, una precisione doverosa e giusta verso il lettore. Ci sono due criticità di cui devo avvertirvi. La prima è la copertina, che sembra promettere un romanzo di ambientazione “gladiatoria”. Non è così, come detto sopra. Il sottoscritto ha un interesse anche per il mondo giudaico del I secolo, perciò quando ho visto l’andazzo preso dal romanzo non ne sono stato respinto, anzi. La seconda criticità è che il romanzo è chiaramente incompleto in quanto non tutte le vicende vengono risolte (alcune sì, per fortuna). È evidente che ci saranno uno o più seguiti a completare la trama: del resto, è storia che Vespasiano muoia proprio nell’anno 79 d.C. di ambientazione del romanzo. Tuttavia, ciò non deve distogliere dal cimentarsi con tale opera: la Frale è autrice prolifica e da quando ha esordito con l’editore Newton Compton, nel 2018, ha sfornato sempre non meno di uno o due romanzi all’anno. Credo dunque che vedremo il seguito di Imperium a breve.
Il romanzo è consigliato? A voi deciderlo, alla luce di quanto ho scritto sopra. Lo stile dell’autrice non ha criticità invalidanti da respingere qualche tipo di lettore; la trama, invece, orientata in parte sul thriller e in parte sugli intrecci amorosi (e gli intrecci amorosi in quanto riflesso delle lotte per il potere) potrebbe interessare un certo tipo di pubblico, il quale troverà sicuramente uno dei migliori esempi del genere in quanto ad accuratezza storica.
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